L’assedio della crisi all’economia. Ma c’è chi diventa più ricco.

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I dati presentati dalla Camera di
Commercio nell’annuale appuntamento con la giornata dell’economia sono stati
quest’anno i più drammatici di sempre. Nessuno spiraglio. Nessun barlume. Il
segno meno domina in tutte le tabelle che rivelano lo stato di salute
dell’economia provinciale. 
L’indice di mortalità delle
imprese ha raggiunto livelli inquietanti: il numero di quelle iscritte al  Registro 
delle  Imprese  si 
è  ridotto  del 
2,4%;  quello  delle unità  
attive è calato  del 2,8%, mentre
sono   aumentate   le  
aziende   interessate   a  
procedure concorsuali (+6,0%) 
e  quelle  in 
scioglimento/liquidazione  (+12).
Il 2013 ha peggiorato un trend
che era già negativo. È il terzo anno consecutivo che la struttura produttiva
della Capitanata fa registrare una contrazione: ma il – 2,4% è stato il dato
peggiore del triennio. Detto in numeri assoluti, la contrazione sta a
significare che soltanto nel 2013 sono state ben 1.802 le imprese costrette a
chiudere i battenti. I settori più colpiti sono stati il commercio (-563
imprese) e l’artigianato (-373 con -172 soltanto nelle costruzioni).
Un dato che deve far riflettere è
quello relativo alle imprese straniere che nel complesso sono cresciute
(+3,5%). La flessione delle imprese straniere che operano nelle costruzioni
(-5,2%) è stata largamente compensata dal balzo in avanti (+25%) delle imprese
straniere che si occupano di assicurazioni e credito, settore che richiedono
notevoli investimenti di capitale. Il peso specifico delle imprese straniere
nella struttura produttiva complessiva è ancora basso (3,7% del totale), ma
sembra comunque profilarsi una tendenza. Mentre cala la propensione
all’investimento delle nostre imprese, cresce quello delle aziende straniere.
Non mancano, però, le contraddizioni.
Per esempio per quanto riguarda il credito. Se da un lato si allarga la forbice
tra depositi ed impieghi, quel che stupisce è che, nonostante la crisi, i
depositi bancari delle famiglie continuano a crescere. Nel 2011 erano pari a 7
miliardi 4 milioni 630mila euro. Nel 2012 sono arrivati a 7 miliardi 387
milioni 841mila euro e nel 2013 sono cresciuti ancora, giungendo a 7 miliardi
618 milioni 664mila euro. Le  famiglie
detengono una quota pari all’85% 
del  totale dei depositi bancari,
e sono dunque il fattore più significativo dell’aumento complessivo della raccolta:
+7,5% nell’ultimo triennio.
L’indagine della Camera di
Commercio mette anche in evidenza come all’incremento dei depositi bancari non
abbia corrisposto un analogo trend dei prestiti, che nello stesso periodo si
sono ridotti del 6%. Le banche sono meno propense a prestare il loro danaro
perché nel frattempo sono aumentate le sofferenze, cresciute,  nel 
triennio,  del  27%. I settori  più 
colpiti  sono  stati 
quelli  dei  servizi 
(+64%),  delle  attività 
edilizie (+38%)  e  dell’industria  (+31%), ovvero i comparti portanti
dell’economia locale. Le famiglie virtuosamente risparmiano ma poco di questo
danaro giunge alle imprese che ne avrebbero necessità per azionare i meccanismi
della ripresa. S’ìnnesca un circuito perverso, che
può portare all’implosione.
Un altro dato che in qualche modo
stride con il contesto e la percezione della crisi viene dal mercato
immobiliare, che è in crisi in Italia e in Puglia (rispettivamente – 9,2 e -5,8
per cento), ma non in provincia di Foggia (-0,5%) e soprattutto non a Foggia
dove gli acquisti di abitazioni hanno fatto registrare un autentico boom: +5%. E il segno che la crisi impoverisce, getta sul lastrico, riduce i consumi, fa dilagare la povertà. Ma la regola non vale per tutti.
E il lavoro? Un disastro. Il
Rapporto segnala una situazione drammatica in riferimento al mercato del lavoro
che ha messo in evidenza “un continuo e pesante deterioramento”: è cresciuto il
divario tra la situazione occupazionale della Capitanata e quella del resto
della Puglia, del Mezzogiorno, dell’Italia: il tasso di disoccupazione
provinciale ha, infatti, superato la soglia del 21%, a fronte di coefficienti
regionali e nazionali, rispettivamente pari al 19,8% e al 12,2%.
Se l’annuale Rapporto della
Camera di Commercio è chiamato a fornire indicazioni sullo stato di salute
dell’economia provinciale, quest’anno il bollettino medico restituisce
l’immagine di un malato prossimo all’agonia. Il rapporto economico 2014
certifica che forse la crisi ha raggiunto, per quel che ci riguarda, il punto
di non ritorno.
Non se ne potrà uscire se non a
patto di uno sforzo straordinario, che sia qualcosa di molto se non
radicalmente diverse dalle fallimentari ricette del recente passato.  La Camera di Commercio ci prova: non è stata
solo una coincidenza che durante la Giornata dell’economia sia stato presentato
assieme al Rapporto economico anche lo studio sul posizionamento dell’aeroporto
Gino Lisa nel sistema aeroportuale nazionale, che l’ente camerale aveva
commissionato al gruppo Clas assieme ai Gal della Provincia di Foggia. 
Per voltare pagina bisogna
riaprire il capitolo delle infrastrutture. E forse guardare al futuro, alle difficili sfide che riserva, in maniera più solidale.

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Author: Geppe Inserra

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