Daunia & Gargano. Che non sia la solita occasione perduta.

Hanno fatto molto discutere l’estratto dedicato dallo studio del gruppo Clas sul posizionamento dell’aeroporto di Foggia dedicato alle prospettive del turismo in provincia di Foggia e le mie scarne considerazioni che lo introducevano.
Federico Massimo Ceschin ha trovato “pretenzioso” il mio invito alla lettura del documento. Stimo troppo Federico per attribuirgli intenti polemici fini a se stessi. Penso dunque che non abbia correttamente interpretato quanto volevo sottendere con quell’invito,  o più probabilmente che sia stato io a non essere del tutto chiaro.
Molto spesso dalle nostre parti si ragiona del futuro e dello sviluppo un po’ a casaccio, senza conoscere lo stato delle cose, che viene puntualmente fotografato da documenti come quello della equipe coordinata dal prof. Baccelli. Il mio appello partiva da questa consapevolezza.
Sono inoltre convinto che il territorio sconti, soprattutto negli ultimi anni, le conseguenze di una caduta di tensione ideale e culturale sul futuro. Non si riflette abbastanza sull’oggi, non ci si confronta abbastanza sul domani. Il dibattito sullo sviluppo che una volta vedeva la Capitanata al centro di un’autentica congerie di piani e progetti, anche nazionali, si è talmente rarefatto da diventare asfittico.
Ceschin è tra i pochi a remare ostinatamente e tenacemente controvento. Così come è stato tra i pochi a predicare fin da quando è approdato in provincia di Foggia la strada dell’integrazione, a sottolineare la necessità di fare sistema.

La risposta giunta ai suoi appelli da parte del territorio non è stata, diciamo così, entusiasmante. A mio parere, proprio per quei limiti culturali e comportamenti che stigmatizzavo nel mio post: l’esasperato individualismo, l’incapacità di far rete, la tendenza fisiologica a contare gli alberi senza accorgersi della foresta.
Questi vincoli costituiscono un limite invalicabile alla crescita di un territorio complesso, che assomma in se stesso identità diverse. Il grande problema della Capitanata è stato sempre quello di concepirsi come una sommatoria di comuni, quando invece è anche di più di una provincia: è una provincia-regione che dall’incontro e dall’intreccio della sue diverse identità dovrebbe trovare il suo maggior punto di forza.
In questa rispettiva si inscrive una delle più belle intuizioni di Ceschin: quella Daunia & Gargano che intende essere la prima tourist board in provincia di Foggia (un’organizzazione che si occupa di attirare i turisti in un determinato luogo) e la cui missione è efficacemente sintetizzata dalla headline dell’omonimo gruppo facebook: Daunia & Gargano: due mete turistiche, una sola destinazione…
Concordo del tutto con Ceschin che nel suo commento sostiene che la filosofia che sorregge l’analisi e le proposte dell’equipe di studio che ha elaborato lo studio per la Camera di Commercio, sono già ampiamente contenute nel manifesto della Daunia & Gargano Turist Board, che potete leggere e scaricare qui.
Posseggono una prorompente attualità i sei paradigmi su cui si fonda il manifesto: Daunia e Gargano sono complementari nell’offerta di territorio, Parlare di Turismo, in Daunia e sul Gargano, è sostanzialmente equivalente a parlare di Ambiente, Lo sviluppo non si misura in infrastrutture, ruspe e cemento, Per ragionare di sviluppo turistico occorre partire da basi di dati reali e un costante studio dei flussi, Parlare di Turismo significa anzitutto ragionare sul benessere delle Comunità Locali, a precondizione essenziale dello sviluppo risiede nella capacità di garantire sicurezza e legalità.
Ma quel manifesto è datato 2010. È rimasto la solita (bella) voce che grida inascoltata nel deserto. Il progetto venne lanciato in una sorta di ideale matrimonio tra il Gargano e i Monti Dauni che si celebrò a Vico Garganico. Poi più nulla. La sfida lanciata da Ceschin è stata raccolta da poche istituzioni e aziende.
Ma qualcosa è il caso di fare perché Daunia & Gargano non rimanga la solita occasione perduta.

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Author: Geppe Inserra

3 thoughts on “Daunia & Gargano. Che non sia la solita occasione perduta.

  1. Grande Geppe,
    grazie sempre per l'attenzione con cui presidi questi temi e ci chiami a riflettere.
    Grazie, naturalmente, anche per la sensibilità con cui ritrovi non soltanto le mie righe ma anche le motivazioni più profonde che le sottendono.
    In questa specifica circostanza, non dev'essere risultata evidente la sottile vena ironica con cui definivo "pretenzioso" il tuo appello: chiedere di "leggere seriamente" uno studio e poi addirittura "riflettervi", mi appariva una pretesa difficile da onorare, soprattutto a lidi balneari aperti.
    Grazie per aver colto l'assenza di qualsiasi vena polemica: in dieci anni di peregrinazioni per le terre di Puglia, non credo si abbia memoria di un mio cedimento alla polemica (con una sola limpidissima eccezione, quando qualcuno si permise di scivolare dal piano professionale a quello personale).
    Nel merito dei contenuti della nuova riflessioni che ci proponi, troverò presto il modo di aggiungere qualche elemento aggiuntivo.
    Un abbraccio, con grande stima.

  2. Caro Federico, perdonami tu. Siamo purtroppo così abituati alle risse verbali che contrappuntano il social network, fino a diventarne la naturale sintassi espressiva, che non riusciamo più a cogliere l'ironia vera e garbata.
    Attendo con ansia le tue riflessioni.

  3. "Puglia… tante mete una sola destinazione". se dobbiamo parlare di sistema allora facciamolo per intero. grazie Geppe e grazie a tutti voi. spesso mi capita di confrontarmi con i vostri post, soprattutto con mimmo arciuolo che ha una doppia via per parlare di sviluppo della nostra capitanata: quella assolutamente inustrialista (a volte lo fa con simpatica e "ostinata" provocazione) altre volte centra il tema delle potenzilità delle risorse locali (ambiente natura storia cultura e turismo, arti e saperi), come ingredienti essenziali dello sviluppo.
    Geppe, eaevo buttato da qualche parte un commento sulla tua analisi in merito allo studio del prof Baccelli e della Camera di Commercio. La sostanza era questa: non siamo in ritardo perchè non facciamo quelle cose. siamo in ritardo perchè "non abbiamo voluto fare" quelle cose, sintetizzate nei vari indicatori dello studio. Io rifletterei su quel "non abbiamo voluto fare" o peggio – non vogliamo fare. Oppure, ragionando in positivo, cosa è necessario fare per recuperare quel non "abbiamo voluto fare". quindi il tema della consapevolezza con cui ci siamo volutamente provacato il danno. e l'abilità con cui non affrontiamo il tema parlando di allungamenti della pista aereoportuale, esorcizzando con questo un mancato allungamento della stagione turistica; per continuare a non vedere quello che non facciamo per diventare maggiormente attrattivi verso i nuovi segmenti della domanda di viaggio in puglia.
    gianfranco

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