Foto tratta dal sito Foggiainguerra |
I commenti degli amici di Lettere Meridiane alla ripubblicazione del toccante racconto di Luciano Bianciardi sulla tragica giornata del 22 luglio 1943 mi hanno commosso e stupito. Sono riflessioni a tutto tondo sulla città e il suo passato, sulla storia e la sua attualità, che testimoniano una coscienza civica profonda e gridano forte la necessità e l’urgenza di amare Foggia.
Amare la propria città, il luogo in cui si nasce o si vive non è indice di provincialismo o di campanilismo, come molti foggiani – anche di notevole spessore intellettuale – ritengono e affermano. È un dovere civico elementare.
A proposito dell’educazione, Danilo Dolci sosteneva che “si cresce solo se sognati”. Diventiamo dei buoni adulti se chi ci ha messo a mondo ci ha sognati cittadini onesti, persone mature. Allo stesso modo, una città cresce soltanto se quanti vi abitano la sognano diversa, migliore e si sforzano di dare al loro sogno lo slancio che può concretizzarlo.
La storia e la cultura aiutano in modo decisivo questa consapevolezza del sè, come scrive con grande efficacia Dario Galante: “L’amore per la propria città passa anche attraverso la sua storia. Se questa storia ha il colore del dramma e delle tragedia che ha vissuto Foggia, diventa impossibile comprendere perché questa città è trascurata e non amata dai suoi stessi cittadini. Geppe Inserra, attraverso le sue pagine sta da molti mesi tracciando la carta di identità della nostra Foggia, quella Foggia e quella storia che dovrebbero essere insegnati ed inculcati con forza nei ragazzi e giovani e nelle scuole… Si ama poco o non si ama affatto ciò di cui non si conosce la storia ed il vissuto. È questa la vera mancanza (grave) della nostra cittadinanza. Dovrebbe essere atto urgente ed improcrastinabile ritornare ad educare i foggiani in modo quasi obbligatorio, prendendo realmente coscienza….dell’incoscienza dei notti giorni. E forse non si getterebbe più’ a terra neanche un pezzo di carta sapendo che su quella terra erano desolatamente stesi i visceri di quelli che erano i nostri concittadini che un solo torto ebbero…quello di aver vissuto una breve vita in un periodo di dramma, morte e miseria. Bravo Geppe…..hai colpito giusto nel cuore.”
Ringrazio l’amico Dario non solo per le attestazioni di stima, ma per il comune sentire. Scrivendo Lettere Meridiane mi accorgo, giorno dopo giorno, che sono tantissimi i foggiani, i dauni che la pensano allo stesso modo. E mi chiedo perché questo sentire comune non riesca sempre a produrre la necessarie coscienza civile.
Molto bello e significativo è che il commento di una foggiana d’adozione, Anna, che ha scritto: “Non sono di Foggia, sono barese. O meglio sono nata a Bari ed adesso vivo nell’immediato entroterra. Ho lavorato ed abitato per diversi mesi a Foggia, un anno e mezzo fa. La settimana scorsa ci sono ritornata per qualche ora in visita, quasi da turista. Ogni volta che provo ad immaginare il passato di questa città vengo presa da un moto di tenerezza infinita, per la mutilazione che le è stata inferta, privandola anche dei suoi beni culturali maggiori. Quel tragico giorno non fu il solo, ma il primo di tre grandi bombardamenti che hanno infierito tra agosto e settembre, che dilaniarono circa 23.000 vittime fra la popolazione civile, oltre alla città quasi rasa al suolo. Un abominio della storia di cui poco si è raccontato e se ne parla… Perciò Foggia la sento anche mia e non la giudico più in modo superficiale.”
Ecco come la storia può produrre partecipazione, senso di appartenenza, perfino quando si vive in una città solo occasionalmente.
Ma la storia non cessa mai di essere attuale, di impartire preziosi insegnamenti ad un’umanità che spesse li dimentica, come sottolinea Antonella: “la guerra che flagella in questo periodo i palestinesi ricorda molto i nostri poveri concittadini del ’43… l’odio umano non ha mai fine purtroppo!”.
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