Non mi piace nemmeno un poco quest’Italia politicamente corretta dove tutti stanno a complimentarsi con chi si dimette e con chi ci mette la faccia. Non mi piace neanche un poco questo presidente del Coni Malagò che discetta e benedice i dimissionari, trascurando il dato di fatto che da quando c’è lui ai vertici dello sport nazionale, non è che l’Italia stia particolarmente brillando in nessuna disciplina.
Non mi piace per niente questa Italia “sportiva” che sta lì ad autoflagellarsi dimenticando i dati di fatto. Se Horacio Elizondo non si fosse fidato del quarto uomo e non avesse espulso Zidane per la testata a Materazzi, oggi forse l’Italia non avrebbe il suo quarto titolo mondiale. Se Marco Antonio Moreno avesse visto o qualcuno avesse visto il morso di Suarez a Chiellini forse (dico forse perché i miei dubbi su un contesto molto molto sfavorevole per le squadre europee in Brasile ce li ho) avrebbe tirato fuori il cartellino rosso per l’attaccante uruguagio e forse in dieci contro dieci il risultato sarebbe stato diverso e forse Malagò oggi starebbe a magnificare la sua nazionale azzurra.
L’Italia politicamente corretta è pure un’Italia disperatamente ipocrita.
Ma la cosa che mi fa più specie è questo gran sproloquiare sul contrasto generazionale, sul non gioco, sull’Italia che se l’è meritata e via discorrendo, proprio nel giorno della morte di Ciro Esposito, questo glissare su un episodio di inaudita violenza e di assoluta antisportività, in un giorno in cui tutti dovremmo impegnarci per mettere veramente al bando la violenza. Fuori gli stadi ma anche e soprattutto dentro.
Se nel rettangolo verde il violento resta impunito e c’è pure che ha la spudoratezza di sostenere che Suarez è scivolato coi denti sulla spalla di Chiellini, se dentro agli stadi prevalgono le furberie, le alchimie politiche e nessuno grida allo scandalo e preferisce prendersela con Balotelli, pensate veramente che fuori possa cambiare qualcosa?
Il solo contento e soddisfatto è questo signor Malagò che in nome dei valori dello sport dice che non avremmo comunque meritato di passare il turno. Contento lui…
Va di moda così, nell’Italia politicamente corretta, riformista e giovanilista a tutti i costi. Fa niente se poi, morsi a parte, a deludere più di tutti sono stati i giovani. E non parlo solo di Balotelli, ma per dirne uno solo di quell’Insigne che sparava tiri improbabili sentendosi già Messi. E non parlo neanche di classe, perché quella ce l’hai o non ce l’hai. Ma se nella partita decisiva a correre più di tutti è il senatore Andrea Pirlo e se l’Italia resta aggrappata fino alla fine alla qualificazione grazie ai prodigi di Buffon, qualche problema c’è.
Intanto, l’Italia politicamente corretta riformista e largo ai giovani ha già deciso. Aboliamo il Senato e con esso i senatori. Addio carissimi vecchi.
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