Esorcizzato almeno temporaneamente il pericolo delle trivellazioni petrolifere al largo delle Tremiti, presto le attività di ricerca potrebbero interessare un pezzo di Adriatico assai vicino all’arcipelago diomedeo, quello che circonda l’isola di Pelagosa, in territorio croato.
Come dà notizia il sempre attento Domenico Sergio Antonacci nel suo blog Amara Terra Mia (qui il post), il governo croato ha inserito anche l’isola tra i blocchi messi all’asta per l’esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi nel territorio croato. Le concessioni verranno aggiudicate entro il prossimo mese di novembre: l’ipotesi delle trivellazioni petrolifere vicino alle nostre coste adriatiche diventa a questo punto sempre meno remota. Anzi quasi certa.
Pelagosa, o più precisamente l’arcipelago di Pelagosa, sorge ad appena sessanta chilometri dalla costa garganica, ed è un autentico paradiso naturalistico. Faceva parte una volta della provincia di Foggia. Ho raccontato in questo post l’incredibile vicenda dell’isola.
I Savoia dimenticarono di annetterla al resto del territorio unificato, sicché l’arcipelago venne occupato dagli austriaci, per tornare in mano italiana dopo la prima guerra mondiale.
In quella occasione, stranamente, il piccolo arcipelago venne attribuito alla provincia di Zara e non più a quella di Foggia. Passò alla Iugoslavia dopo la seconda guerra mondiale nell’ambito dei trattati di pace, e quindi alla Croazia.
Ha fatto spesso notizia perché, in violazione delle norme del trattato, il governo croato si ostina a multare i pescatori di Manfredonia che gettano le reti nelle acque di Pelagosa, in alcuni casi giungendo perfino al sequestro dei pescherecci (il trattato prevede invece il mantenimento degli antichi usi, che consentivano l’attività di pesca agli italiani).
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