Quarant’anni fa, a Brescia, una bomba nascosta in un cestino porta rifiuti provocò una della stragi più sanguinose nella storia dell’Italia repubblicana, esplodendo nel corso di una manifestazione indetta dai sindacati Cgil, Cisl e Uil e dal Comitato provinciale antifascista di Brescia.
Il bilancio fu gravissimo: 8 morti e 100 feriti.
Tra le vittime, il giovane docente foggiano Luigi “Gino” Pinto, cui toccò una terribile agonia. Si spense quatto giorni dopo, l’1 giugno del 1974.
La strage di Brescia fu uno dei capitoli più significativi della strategia del terrore che per anni avrebbe insanguinato il nostro Paese. Dopo indagini, processi e depistaggi vari, fino ad oggi giustizia non è stata fatta. Restano impuniti sia i mandanti che i materiali esecutori di quell’efferato gesto di terrorismo e di violenza.
Lettere Meridiane dedicherà a Gino Pinto un articolo commemorativo in occasione del quarantesimo anniversario della sua morte.
Come sempre, l’invito è a non dimenticare. Ricordare il passato, ancorché doloroso, è un modo per evitare che tali barbarie possano ripetersi.
Per ricordare, ecco due link particolarmente significativi:
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