Quando mi chiedono qual è la cosa più bella di Foggia, rispondo senza
esitazione: Un dì all’azzurro spazio. Perché la bellezza d’una città
non sta soltanto nei suoi monumenti o palazzi storici o beni artistici o
paesaggi, ma anche nella creatività di quelli che vi sono nati, dalle poesie dei suoi poeti, dalle melodie dei suoi musicisti, dai film dei suoi registi. Dalle romanze dei suoi operisti, per le città che – come Foggia – hanno la fortuna di possederne.
Quanti condividono l’idea che la bellezza di Foggia sia profondamente legata anche ad Umberto Giordano? Non molti, temo.
Mi ha fatto riflettere il post che Tommaso Palermo ha pubblicato sulla mia bacheca di facebook per dare notizia che qualche giorno fa, precisamente il 9 maggio scorso, allo Staatsoper di Vienna (Teatro dell’Opera di Stato), è andata in scena l’Andrea Chenier. Nulla di che meravigliarsi: l’opera del compositore foggiano è ancora tra le più rappresentate al mondo. Peccato solo che nella sua città d’origine non vi sia adeguata consapevolezza della statura internazionale di questo personaggio, che basterebbe da solo – opportunamente conosciuto e valorizzato – a sostenere il marketing territoriale (accidenti, che brutta parola) del capoluogo dauno.
Un dì all’azzurro spazio è una delle più belle romanze scritte da Umberto Giordano. Per me la più bella: non riesco ad ascoltarla senza provare ogni volta un’emozione profonda, senza che un brivido mi percorra la schiena.
Nota anche come Improvviso, fa parte proprio dell’Andrea Chenier. Il poeta francese la canta sul finire del primo atto: la partitura musicale è possente, il testo di Illica tanto prorompente da poter essere considerato un autentico manifesto della Giovane scuola verista, di cui Giordano fu uno degli epigoni.
Siamo alla vigilia della rivoluzione francese, e i contrasti sociali cominciano a serpeggiare. Invitato ad una festa aristocratica, Andrea Chenier viene provocato dalla padrona di casa Maddalena (di cui s’innamorerà poi perdutamente) e dalle sue frivole amiche. Prorompe dunque in una durissima denuncia sociale e politica raccontando la miseria e la fame che contrastano con l’azzurro spazio e con la bellezza della natura.
Mi piace pensare (ma è opinione del tutto personale) che Un dì all’azzurro spazio sia particolarmente e assolutamente foggiana per quel bellissimo passaggio: T’amo, tu che mi baci, divinamente bella, o patria mia! Basterebbe questo a farne una sorta di inno, di emblema della città.
La romanza è importante però per molte altre ragioni. Molti musicologi non concorderanno con questa tesi, ma mi sembra che l’Improvviso segni il definitivo ribaltamento del punto di vista romantico, e l’avvento di quel verismo di cui Giordano aveva già dato prova nella sua opera d’esordio, Malavita.
Un dì all’azzurro spazio non è forse il brano più noto dell’opera di Giordano dedicata al poeta francese e al suo tormentato rapporto con la rivoluzione: La mamma morta cantata da Maria Callas è divenuta celeberrima dopo essere stata inserita nella colonna sonora del film Philadelphia di Jonathan Demme, a fianco di Streets of Philadelphia di Bruce Springsteen e la romanza più famosa è probabilmente Come un bel dì di maggio, composta da Illica utilizzando una lirica dello stesso Chenier (ed anche in questo l’opera si rivela paradossalmente profodamente verista, pur raccontando tutto sommato una storia d’amore e affrontando un tema difficile qual la poesia e la rivoluzione).
Il problema è che è assai difficile ascoltare Un dì all’azzurro spazio o La mamma morta o perfino Come un bel dì di maggio a Foggia. E non soltanto perché il Giordano è chiuso o perché il Comune non ha soldi per la stagione lirica.
È una questione di sensibilità. Giordano potrebbe e dovrebbe essere suonato nei bar, nei pub, dalle radio locali. In un’altra città forse sarebbe così.
Un dì all’azzurro spazio è stata praticamente interpretata da tutti i più grande tenori del mondo: da Caruso a Gigli, da del Monaco a Pavarotti.
Per non far torto a nessuno ed evitare classifiche tra i diversi interpreti ve la faccio sentire nella versione di Enrico Caruso. Ascoltatela, amatela, condividetela.
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é bellissimo ascoltarla, grazie!