Con la chiusura della Provincia, Capitanata ancora più periferica ed emarginata

Un anonimo amico e lettore, che si firma Luca79, ha depositato questa lunga e articolata riflessione in calce alla pagina di Lettere Meridiane dedicata al ricordo degli amministratori che hanno fatto grande la provincia di Foggia. La pagina è intitolata la Provincia utile
Concordo in tutto e per tutto con il suo intervento, e sempre più mi convinco che la soppressione delle Province è il frutto di una ubriacatura istituzionale che non è stata sorretta da nessuna seria riflessione sull’assetto dello Stato che le riforme di Renzi stanno profilando.
In un’Italia già affetta da profondi squilibri territoriali, con una questione meridionale di fatto rimossa dall’agenda della politica, ma per nulla risolta, le pseudo-riforme di Renzi stanno innescando un nuovo e pericoloso disequilibrio, questa volta trasversale ovvero non riconducibile a dati geografici, tra le aree metropolitane (sempre più forti) e le periferie, condannate sempre di più all’emarginazione. Tanto per restare in Puglia, con l’abolizione delle Province e l’istituzione delle aree metropolitane, Bari diventerà ancore più forte. La Puglia settentrionale, ancora più debole.
La Capitanata – che per estensione geografica è la seconda provincia più grande d’Italia e possiede in se stessa le caratteristiche di un’autentica provincia-regione – è nel bel mezzo di questo vortice, e nessuno ne parla. Tantomeno la politica, che ormai non parla (né riflette) più su niente. Nella migliore delle ipotesi twitta.
Anzi, stanno tutti là ad inneggiare alla soppressione della Provincia. Salvo poi a lamentarsi se l’Ente di Palazzo Dogana è costretto (non certo per volontà commissariale, ma per i pesantissimi tagli finanziari imposti dal Governo del giovane riformatore) a ridurre gli orari di apertura della Biblioteca Provinciale. A protestare sono gli stessi che inneggiano alla chiusura delle Province.
Ma ecco il bell’intervento di Luca79, che ringrazio di cuore per la sua lucida riflessione.
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Caro Geppe,
voglio sottoporti una mia preoccupazione. Ma prima una non piccola puntualizzazione in merito alle Province. Queste presentano una doppia accezione.
1) Enti Territoriali autonomi, elettivi fino a poco tempo fa.
2) Ripartizioni territoriali degli uffici dello Stato.

In merito al primo punto va detto che le Province non sono estinte, sebbene non siano più elettive e sebbene siano state svuotate dei loro poteri dalla legge Del Rio. Secondo alcuni vi sarebbero dei profili di incostituzionalità che un giorno potrebbero emergere dinanzi alla Corte Costituzionale. La riforma del Rio è tuttavia solo un passaggio intermedio verso un’ulteriore riforma che determini l’integrale dissoluzione degli enti di area vasta con l’eliminazione di ogni riferimento della Costituzione alle Province. Ma il cammino di una legge costituzionale è molto lungo ed accidentato e non può assolutamente darsi per scontato.
Vale la pena di ricordare che solo in anni recenti sono state introdotte le Città Metropolitane nella nostra Carta costituzionale; non può sottacersi la profonda ingiustizia che si cela nel disegno complessivo mirante a dare tutela costituzionale alle aree vaste più forti del Paese e cancellarvi le più deboli. Da questa disparità di trattamento sorgono diversi interrogativi. Eccone uno: perché le Città Metropolitane potranno pensare autonomamente ai propri trasporti mentre i territori NON metropolitani dovranno rimettersi alle volontà di Regioni composte paradossalmente dai rappresentanti espressi soprattutto dai voti degli elettori metropolitani?
Spessissimo si sostiene che si debbano investire le poche risorse disponibili soprattutto nelle Città Metropolitane poiché è da lì che proviene la maggior parte del Pil italiano. “Soprattutto li” significa più risorse li, e questo “più” dovrà necessariamente essere compensato dal “meno” degli altri.
Il corollario necessario è che lo sviluppo non sarà più un proposito per tutti i territori, ma soltanto di alcuni.
Io credo che questo sia profondamente sbagliato, oltreché ingiusto, giacchè fortissime sono le interrelazioni tra città grandi e piccole. Le Città Metropolitane sono tali perché hanno saputo divenire forti poli attrattori caratterizzati dall’offerta di servizi sempre più avanzati, e sono diventati punti di riferimento di un gran numero di territori. Mi spiego con un esempio. Quando a livello di area vasta si realizza una politica coerente ed efficace volta alla valorizzazione delle risorse turistiche di un territorio, questo progredisce e il suo sviluppo si compenetra con quello dei tour operator (spesso con la sede nelle Città Metropolitane) che collocano quel territorio sul mercato turistico internazionale e con quello delle banche (spesso delle Città Metropolitane) che hanno sostenuto l’imprenditoria turistica erogando il credito necessario. Lo sviluppo di un territorio si ripercuote anche sugli altri territori e in particolar modo delle Metropoli che si fanno interpreti di vastissime aree del Paese. Credo che sia profondamente sbagliato pensare ai territori come delle monadi autonome.
Ma volendo riassumere i termini essenziali espressi fino ad ora: le Province (nella prima accezione) oggi sono moribonde. La Corte Costituzionale forse un giorno potrebbe risuscitarle, come già fatto in un recente passato, oppure una legge costituzionale potrebbe darle il colpo di grazia.
I cittadini hanno mostrato, nel corso degli anni, un disgusto sempre crescente verso la politica ed hanno elevato a massimo simbolo di questo disgusto gli enti elettivi dotati di minore visibilità, chiedendone l’abolizione. Le Provincie sono state bollate come un’inutile e costosa duplicazione burocratica tipicamente italiana, quando invece molti Paesi europei (tutti quelli più popolosi) sono dotati di due enti intermedi tra Stato e Comuni.
A Roma, in un periodo di vacche magre, non è parso vero poter togliere ai cittadini qualcosa che i cittadini stessi chiedevano (ingenuamente, molto ingenuamente) di eliminare.
E veniamo adesso alla seconda accezione di Provincia. Gli uffici territoriali dello Stato sono strutturati su base provinciale; una volta abolito l’ente elettivo e dissolta l’idea stessa di Provincia verranno meno, almeno in parte, gli uffici, e con essi i servizi per i cittadini. E’ questa la parte enormemente più sostanziosa del risparmio per lo Stato, mica le mancate elezioni o le cariche gratuite.
Qualche anno fa la Banca d’Italia decise autonomamente di ridurre le proprie sedi (erano provinciali) ed anche quella di Foggia venne sostanzialmente dismessa. Oggi parliamo di uffici quali Questura, Prefettura, Provveditorato, Motorizzazione, Camera di commercio, ecc, che rischiamo di veder svanire.E’ naturale prevedere che seguiranno prima o poi le diramazioni territoriali di soggetti privati quali sindacati, partiti, organizzazioni imprenditoriali, associazioni dei consumatori e altre associazioni di rilievo nazionale, ecc. ecc. Tutti questi soggetti hanno assunto nel corso degli anni una strutturazione provinciale perché esistevano le province, quando esisteranno solo le regioni, difficilmente potremo assistere a strutturazioni differenti. Voglio precisare che non mi interessa il mantenimento dei carrozzoni, non credo che lo sviluppo dei territori dipenda dal numero dei dipendenti pubblici, ma credo che anche questa, in senso lato, sia governance del territorio, e anche questa verrà meno. Se oggi noi foggiani ci lamentiamo (talvolta a torto, talaltra a ragione) della scarsa considerazione delle nostre istanze in ambito regionale o nazionale, a riforma compiuta resteremo privi financo di soggetti in grado di elaborarle, delle istanze. Lo sviluppo d’altronde, lo abbiamo già detto, dovrà venire soprattutto dalle Città Metropolitane, mica dagli altri.
Si parte nei prossimi giorni con la riforma Madia della PA. Si parte dall’accorpamento delle Prefetture. Se ne vuole ridurre il numero a 40. Piovono critiche da molti territori. Si vocifera di due soli uffici in Puglia. Uno a Bari. L’altro in Salento, forse a Lecce. Voci foggiane……… non pervenute. Ecco la mia preoccupazione: le Prefetture sono la massima forma di rappresentanza del Governo nel territorio; persa quella, tutti gli altri uffici saranno a rischio chiusura/ridimensionamento. La Prefettura va conservata per ciò che è e ancor più per ciò che comporta. Forse il mio è solo campanilismo, ma in fondo il campanilismo è una forma di sensibilità collettiva alternativa all’individualismo. E’ necessario sensibilizzare i nostri politici. Foggia è la ventisettesima realtà italiana per popolazione: sia come città che come territorio provinciale. Anche in considerazione della volontà dichiarata dal governo di non eliminare presidi di legalità nelle aree maggiormente soggette a fenomeni criminali Foggia non può, nel silenzio della sua classe politica tutta, rinunciare alla sua identità, al proprio sviluppo futuro. O almeno a coltivarne la speranza.

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Author: Geppe Inserra

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