Non basta un martello per distruggere la memoria, aveva detto la Cgil di Foggia commentando l’atto vandalico che ha distrutto il cippo che ricordava il primo luogo di lavoro, da giovanissimo bracciante, di Giuseppe Di Vittorio.
Quel pezzo di memoria, seppure ferito, è tornato a vivere, grazie alla Flai Cgil – l’organizzazione di categoria dei lavoratori agricoli – che a tempo di record ha ricostruito e risistemato il cippo. Ecco la foto, che mi è stata inviata dal segretario della Flai, Daniele Calamita, accompagnata da un commento laconico ma quanto mai significativo: “Il cippo recuperato, non cancellerete mai la nostra storia e la nostra memoria.” La Flai aveva già provveduto, qualche anno fa, a restaurare il cippo.
Una foto bella, ma allo stesso tempo esemplare di quel che stanno diventando le campagne del Tavoliere.
Come si legge nella Lettera Meridiana di ieri, Di Vittorio, tornato dopo diversi anni nel posto in cui sorge il cippo, lamentava che per piantarvi il grano fosse stata distrutta la macchia tutto intorno, dove il sindacalista e suoi amici avevano seminato orti e giardini.
Chissà che penserebbe oggi Di Vittorio, vedendo quelle pale eoliche che hanno sottratto la terra all’agricoltura, oppure sapendo che a pochi chilometri di distanza da quel posto dove per la prima volta imbracciò la zappa, la criminalità organizzata ha interrato migliaia di tonnellate di rifiuti, violentando la terra.
Di quegli anni di fatica, di sudore e di lotta resta ben poco. Sopravvive, per fortuna, il sindacato che qualcuno vorrebbe cancellare. Per fortuna c’è la Flai che continua a tenere alto il senso del lavoro dei campi, e il senso stesso della terra.
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E' difficile oggi capire quegli eventi, quei personaggi e quei sacrifici. Assurdo: a una studentessa universitaria è stato detto di essere conterranea di Di Vittorio…
Di Vittorio chi? ha risposto la studentessa…
Oggi, purtroppo, i giovani non sono aiutati a recuperare la loro memoria, la memoria della loro storia e della loro terra…