Trasformare Foggia da omile in città, utilizzando lo sguardo e la prospettiva culturale di Danilo Dolci. La proposta lanciata da Lettere Meridiane nella lettera aperta ai candidati e agli elettori trova la sua prima risposta da parte di un elettore. Particolare. Si tratta di Antonio Vigilante, che è non soltanto una delle più lucide intelligenze foggiane, ma anche uno dei più qualificati studiosi del pensiero e delle opere del grande sociologo nonviolento, che spese la sua vita per l’emancipazione delle masse povere e diseredate della Sicilia.
Vigilante somiglia per molti aspetti a Danilo Dolci. È un intellettuale scomodo ai limiti dell’eresia, un finissimo pedagogista, ma anche un attento lettore della realtà locale. In un articolo pubblicato su Stato Quotidiano, Vigilante commenta l’iniziativa e lancia a sua volta quattro proposte ai candidati sindaco “per essere una città e non un omile”.
Citando Gandhi, Vigilante sposta i termini di valutazione dei programmi politici che in questi giorni verranno proposti dai candidati elettori: “bisogna considerare non la ricchezza complessiva, ma la condizione di coloro che stanno peggio”.
Le quattro proposte che Vigilante formula sono rivolte proprio a migliorare le condizioni di vita di chi sta peggio. Sono quattro proposte forti, che tuttavia Ecco quanto scrive Antonio:
A Foggia non è difficile individuare chi sta peggio.
E’ una città in cui molti, moltissimi soffrono; molte famiglie vivono
ben al di sotto della soglia di povertà, molti bambini crescono in
grotte al di sotto del livello stradale, mentre altri vivono nei
container. Le loro condizioni sono peggiorate negli ultimi anni, un po’
per la crisi economica che ha colpito i deboli più degli altri, un po’
per l’indifferenza della classe politica.
Vengo alle proposte ai candidati.
Prima proposta. Dare una casa alle persone che da
più di dieci anni vivono nei container di Campo degli Ulivi ed alle
famiglie che occupano le grotte nel Quartiere Settecentesco, requisendo
le case sfitte. E’ una soluzione legalmente praticabile, come dimostra
la vicenda giudiziaria di Sandro Medici, Susi Fantino e Andrea Catarci,
presidenti dei municipi romani che nel 20907 hanno requisito 250 case
sfitte per darle a chi non aveva casa, e che sono stati assolti con
sentenza confermata in Cassazione. Si tratta di attuare la Costituzione.
Seconda proposta. In una città come Foggia, con
gravissimi problemi sociali, l’assessorato-chiave è quello ai servizi
sociali. Non si può dire che negli ultimi anni questo ruolo
delicatissimo sia stato ricoperto da persone preparate, in possesso di
competenze sul campo e capaci di visione progettuale. La seconda
proposta è dunque quella di affidare l’assessorato ai servizi sociali
non ad un politico, ma ad un operatore sociale che abbia lavorato negli
ultimi anni a contatto con le situazioni di bisogno e di marginalità. Le
persone non mancano, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Terza proposta. Dolci ha descritto e denunciato il
sistema clientelare, ossia lo scambio di favori tra politico ed elettore
che nella realtà siciliana (e non solo) coinvolge anche la mafia (per
questo parla di sistema clientelare-mafioso). A Foggia per molti il voto
è questo: uno strumento per ottenere qualcosa. Si tratta di una miseria
alimentata da politicanti abilissimi nello sfruttare lo stato di
bisogno, capaci di costruirsi vere e propri feudi elettorali nei
quartieri più poveri. Il politico è in fondo disprezzato: è il porco che
va al municipio per mangiare, ed a cui si può spillare qualche favore.
Per cambiare questa mentalità è indispensabile inaugurare una nuova prassi di trasparenza e di confronto.
Occorre che il politico si presenti costantemente al giudizio dei
cittadini, che gli dia conto del suo operato ed ascolti le sue richieste
o proteste. La proposta è, dunque, che chi si candida si impegni, in
caso di elezione, a tenere mensilmente o ogni due mesi un incontro
pubblico in ogni quartiere, e segnatamente nei quartieri più poveri
(Quartiere Settecentesco, Candelaro, Borgo Croci), per comunicare le cose fatte, ascoltare le esigenze, raccogliere le proteste.
Quarta proposta. Ho detto del peggioramento
delle condizioni di vita dei poveri. E’ un peggioramento che porta
inevitabilmente ad un certo imbarbarimento, evidente forse nel Quartiere
Settecentesco più che altrove, e nei ragazzi più che negli adulti. Chi
ne volesse conferma può visitare piazza tavuto, l’infelice slargo in via
Crispi, a due passi da Palazzo Dogana, che qualche
anni fa i ragazzi del quartiere hanno ridotto in frantumi la notte di
capodanno, e che l’amministrazione Mongelli non ha voluto ricostruire.
Non conosco che due modi per reagire all’imbarbarimento. Il primo è
migliorare le condizioni economiche e di vita, cosa che si potrà fare
(almeno come primo passo) dando una casa a chi languisce in una grotta o
in un container. Il secondo è l’educazione. La mia quarta proposta è
quella di impegnarsi a combattere l’imbarbarimento e il degrado dei quartieri più poveri realizzando strutture educative e culturali: doposcuola, biblioteche di quartiere, centri per l’apprendimento e l’educazione degli adulti, centri sociali.
Un assessore ai servizi sociali competente, come quello auspicato,
lavorerà naturalmente in questa direzione: ma non potrà far nulla, se
non vi sarà l’impegno dell’intera amministrazione a sostenerlo con le
necessarie risorse economiche. Su queste quattro proposte chiedo ai
candidati di prendere pubblicamente posizione nei modi che preferiscono.
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