Non amo Facebook. Non mi piace la comunicazione che diventa
esibizione, ostentazione del sè. La comunicazione, come insegna Danilo
Dolci, serve se ti cambia e se cambia il tuo interlocutore. Non è mai
esercizio di narcisismo.
Per questo vado poco nelle Notizie, che sono quasi sempre un rullo di vanità.
Certe volte, però, basta uno stato
nella bacheca di un amico a farti ricredere. Leggi parole profonde,
dette col cuore più che con la testa. Neanche calcolate, ma buttate là
perché chi le dice se sente dentro. Parole che sgorgano dall’anima. Che
ti regalano buonumore e infondono speranza.
Come quelle postate stamattina da Domenico Prencipe. Gli chiedo scusa se mi concedo l’abuso di sottrarre il suo post alla cerchia degli amici che lo hanno visto, letto e commentato.
“Dimentica di andare fuori per lavoro: le aziende fioriranno nel nostro territorio – ha scritto Domenico. Questo posto non deve morire. La mia gente non deve partire”.
Il
posto cui Prencipe si riferisce è Monte Sant’Angelo. Patrimonio
dell’umanità. Terra di antichissima civiltà e dalle tante potenzialità,
che annaspa in un grigio presente.
Vi confesso che sulle prime ho pensato anche io ad uno sfogo, così come un amico di Domenico che ha commentato: “Sei ironico, questa mattina?”
E subito Domenico ha puntualizzato: “Assolutamente
no. Io ci credo, altrimenti non avrei fatto determinate SCELTE di vita.
Se tutti i giovani in gamba che conosco tornassero qui ad aprire una
piccola attività, Monte diventerebbe un’isola felice in men che non si
dica.”
Domenico è uno che ha fatto scelte importanti nella sua
vita, oltre quella di restare a Monte Sant’Angelo. Gestisce una piccola
azienda familiare, allena l’A.S.D Monte Sant’ Angelo Calcio e coordina
il Laboratorio Urbano per la Legalità “LUL Rita Atria”.
Il post
di Domenico Prencipe scatena un dibattito intenso. Molti non ne
condividono l’ottimismo, qualcuni spiega le ragioni per cui ha dovuto
andare via. Gli oltre ottanta mi piace, testimoniano però che
il coraggio di Prencipe non è isolato. Che sono in tanti a non
arrendersi, e che vorrebbero provarci. Un buon viatico sta proprio
nell’essere ottimisti. Nel riuscire a comunicare le proprie speranze e
le proprie difficoltà. Di essere fino in fondo comunità. L’importate è
crederci.
Il piccolo, splendido esempio di Domenico dimostra che, a volte, veramente il social network serve a comunicare.
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Domenico, ho letto solo oggi il post di Geppe, che ha condiviso sulla mia pagina e mi è piaciuto come mi è piaciuto il tuo post che non avevo letto.
Per un periodo prolungato, complici alcuni impegni di lavoro sovrapposti e importanti, non ho seguito le discussioni.
Mi piace il lavoro di Geppe che è un animatore culturale importante di questo territorio.
Ho fatto la scelta, in verità dettata un po' dal caso, di tornare.
Non era nei piani.
La mia idea è di fare prevalere le frequenze positive come dice in un bel ragionamento Papy rinaldi, e di farlo soprattutto a partire da chi ha sentito e fatti propri anche altri suoni e frequenze, da chi ha visto altri luoghi e colori e ha sentito e vissuto altri odori e sensazioni.
Ho imparato nel tempo che i momenti migliori di questo territorio (e non solo di questo) sono segnati dall'intervento di suoni, visioni e ragioni "altre" e che quando il terreno si inaridisce e impoverisce per la monocoltura dell'identità localistica, si determina sempre il suo impoverimento.
Non basta rimanere. Occorre fare arrivare altro da fuori e per farlo occorre diventare migliori.
Non basta la natura e la buona cucina. occorre uscire fuori.