Stasera stappo il d’Araprì. Ci sono mille ragioni per festeggiare l’Oscar conquistato da Paolo Sorrentino. Mi sento come se avessimo vinto i mondiali. Sono contento come se Francesco Guccini avesse vinto a Sanremo. Ci sono mille ragioni, per brindare. Ma permettetemi di dedicare il primo cin cin a quella che mi sta più a cuore.
Il regista napoletano viene dal cinema indipendente.
Anzi, è il monumento vivente del cinema indipendente italiano.
Ne certifica la vitalità, la ricchezza, la capacità di raccontare storie altre, rispetto a quelle servite dal cinema di bassa lega che ci viene quotidianamente propinato in tutte le salse dalla televisione, declinato dai cinepanettoni, dalle multisale e da Federico Moccia.
La splendida vittoria di Paolo Sorrentino è la dimostrazione che c’è un’altra Italia ricca di idee, di cultura, di bellezza. E che da questo bisogna ripartire per ricostruire il futuro.
Paradossalmente, il trionfo de La Grande Bellezza testimonia che c’è ancora un Bel Paese. Che la Grande Bellezza è tutt’altro che tramontata. Che possiamo sperare ancora.
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