Con il progetto di eccellenza turistica, fortemente voluto dall’assessore regionale al Mediterraneo, per i Monti Dauni potrebbe aprirsi una nuova stagione, all’insegna del riscatto. L’intuizione che sta alla base del progetto – che si è conquistato l’attenzione del Governo per la sua qualità – è che i Monti Dauni, custodi di un ricchissimo tesoro di cultura immateriale, di civiltà antica e di un’umanità profondamente radicata nella sua gente, sono in grado di mettere in campo un’offerta importante di quel turismo esperenziale che rappresenta una voce sempre più importante della moderna domanda turistica.
I turisti scelgono di recarsi in un certo posto non soltanto perché possiede bellezze paesaggistiche, ambientali, culturali, ma perché offre la possibilità di vivere, di far vivere, un’esperienza altrove non possibile, grazie alle sue specificità, alla sua identità.
I Monti Dauni hanno le carte in regola per vincere questa sfida. E lo dimostra la bella pagina facebook Io amo i Monti Dauni.
Per promuovere la pagina, Frrancesco Quitadamo, giornalista molto attento alla valorizzazione di questo pezzo di Puglia di assoluto pregio, ha scritto una sorta di lettera aperta alla Puglia innamorata che in fondo costituisce anche la chiave per vincere la sfida del progetto di eccellenza turistica. I Monti Dauni riusciranno a voltare pagina se la Puglia li sentirà, fino in fondo, come parte di se stessa, della propria identità plurale, delle sue tipicità più caratteristiche.
Ecco il bell’articolo di Francesco Quitadamo. Un autentico inno a quel turismo esperenziale che potrebbe scrivere un’importante pagina di futuro per questo pezzo di Puglia.
Cara Puglia innamorata,
ti porto in dote i Monti Dauni, i suoi borghi mignon, i varchi temporali delle sale da barbiere, il vento fresco di Volturino, l’alito caldo del
pane di Celenza, il rifugio segreto
del
dio Pan, il paese più piccolo della Puglia e quello più alto, il passo
felpato delle volpi, l’ululato del re dei boschi, l’ombra e il velluto
del muschio, il cantico delle creature libere, la voce delle mute
fontane di Alberona, il lusso senza prezzo del
silenzio, la feroce bellezza dei grifoni di Ascoli. Ti porto le torri di
Pietra, i castelli a picco su valli senza tempo, la sedia del diavolo,
l’ironia di San Filippo Neri, il canto libero delle donne in altalena,
lo stupore di orizzonti che prendono fuoco
senza fiamme.
Ci siamo stati da bambini, nei paesi delle favole.
Ci torniamo da adulti
e il racconto è ancora più bello. C’è ancora più spazio nel Rione dei
Fossi, ancora più tempo nella dolce Deliceto, ci sono le fate, i lupi e i
cinghiali. I laghi di Biccari e quello artificiale
di Carlantino, i rospi e le loro code, pozioni magiche d’accoglienza,
umanità e calore. E poi pipistrelli, falchi, rose, ortica, piante
selvatiche senza anagrafe. La zucca carrozza, le spighe sentinella,
diamanti rosso melograno. Le case di marzapane, le lunghe
braccia degli alberi, i mulini del vento, Don Chisciotte e Sancio Panza.
Ti porto gli scioglilingua franco-provenzali, i proverbi arbëreshë,
l’accoglienza autentica del vino dalle gote rosse. Potremmo sposarci
sotto una quercia e fare l’amore dove il telefono non prende e non c’è
internétt.
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Grazie per aver pubblicato questa mia "dichiarazione d'amore".
Francesco Quitadamo
Bravo Francesco Quitadamo a trasmetterci con poche pennellate questo bellissimo quadro d'insieme, ma ancora nascosto o negato, che sono i Monti Dauni.
Condivido in pieno il suo sentimento, che non è fotocopia di un rituale nostalgico, ma testimonianza viva e vivida di chi svolge il ruolo di "raccontatore" in un territorio che, a differenza del Gargano, non ha nulla di sfacciato. Lì tutto ti arriva diretto: il mare, la natura, il sole, l'asprezza di un territorio che da 50 anni ha saputo conquistarsi le copertine patinate. Qui, un altro territorio naif, dove nulla (o quasi) ti arriva diretto ma che devi saper scoprire piano piano, te lo devi conquistare, recuperare tra vicoli sconosciuti o tra le pieghe della storia. Di là le persone 'esplicite', di qua una compostezza quasi ancestrale. Di là la ricerca continua di una dimensione per forza altisonante: la megachiesa/palasport di Renzo Piano a SGR, i grandi porti turistici, il mega-teatro all'aperto, la mega-statua di Padre Pio; di qua la dolcezza degli 'sciamboli', la quieta bellezza della valle del Cervaro…
Certo, ora occorre far capire che la Puglia non comincia a Chieuti e finisce nel Salento, ma vira dentro e a sinistra e s'intrufola in quel mosaico ben tassellato da Francesco Quitadamo, che è passato presente e futuro di una Puglia 'altra' e ancora meravigliosa.
Ma è ora di farlo adesso, con le donne e gli uomini migliori che questa terra sa o saprà esprimere.
(Maurizio De Tullio)