Puntuale e preciso come sempre, Tommaso Palermo mi scrive a proposito dello strappo tra Umberto Giordano e Foggia, per un disdicevole episodio occorso al Circolo Dauno. In un precedente post ho raccontato la versione dei fatti che mi venne riferita da Gaetano Matrella, grande giornalista e saggista, nonché cultore giordaniano, la cui mamma era amica della famiglia Giordano.
Non sapevo se l’episodio – comunque molto noto in città – fosse stato ripreso e, per così dire, immortalato in libri. Invece sì, esistono. Palermo riporta quella del musicologo foggiano Daniele Cellamare, che però non è priva di contraddizioni.
Cellamare parla di un Giordano non più giovincello, ma conferma che la serata in suo onore era stata organizzata dopo il successo di Mala Vita, che fu l’opera prima del grande compositore verista. Giordano era comunque molto giovane, e fresco di diploma.
Anche secondo Gaetano Matrella, i rapporti tra Giordano e Foggia non furono mai idilliaci, però la fuga dal salone del Circolo Dauno non fu determinata soltanto dalla maleducazione dei soci del circolo. E così come viene raccontata la sequenza sembra del tutto surreale. Possibile che dopo averlo invitato ad eseguire un brano al pianoforte, tutti ma proprio tutti i soci del circolo si siano comportati così male?
Ecco quanto mi scrive Tommaso.
* * *
Geppe, hai ridestato con mio piacere l’attenzione su un aspetto da sempre molto discusso sulla figura di Giordano. Lo studioso Antonio Vitulli, nel suo studio sui teatri foggiani accenna di sfuggita all’episodio, rimandando alle pagine di Daniele Cellamare per approfondire questo aspetto. Quest’ultimo, autore di una biografia di Giordano del 1967, non ha mancato di inserire nelle proprie pagine lo “scomodo” episodio. L’amico Giuseppe d’Angelo, su mio invito, lo ha prontamente individuato e lo posto qui per l’attenzione e la curiosità di tutti:
“Umberto Giordano […] fa una capatina nella sua Foggia, non più come giovincello e studente di Conservatorio, ma come operista con tanto di crisma: viene invitato per essere festeggiato nelle sale del Circolo «Dauno », sovrastante il Teatro omonimo, incontro dei Cittadini in vista, e, come sempre avviene, è pregato insistentemente – attorniato da una folla di estimatori e di amici e di personalità in preda a entusiasmo infuocato – di fare sentire le migliori «arie» di Mala Vita al piano.
Egli, prima recalcitrante, come era nel suo carattere, finì con l’aderire […].
Alle note finali dié tutto l’animo e quando pensa di vedersi subissato di applausi, di evviva, di osanna e di … abbracci, resta agghiacciato da un silenzio mortificante.
Che sarà mai? – pensa. Forse nella mia terra la mia musica non piace …
Alza gli occhi dalla tastiera … accenna ad alzare la testa per vedere in faccia coloro che gli erano più da presso, ma … – ahimé! – nessuno intorno a lui di quanti si erano accalcati prima.
Gira il capo, si accorge che tutti sono negli angoli del salone, alle prese con un incatenante «tressette»; si sente esterrefatto …, fa scivolare il cappello dal pianoforte nelle sue mani, e mogio mogio, inosservato, si precipita per le scale.
Quelli continuarono a giuocare a carte. L’avvilito giovane si porta a casa Capozzi [dov’era ospite, ndr], in fondo a Via Arpi, vede la Signora al balcone, incinta, e, appressandosi, piega le braccia, in conserto, e sentenzia: «Signora, su quel nascituro , fra me e Foggia, finisce ogni rapporto… ».
E fu un giuramento non campato in aria, se è vero come è vero che si tenne lontano, in tutti i modi, per ben 36 anni!”.
Descrive la fine dei dissapori storici fra il Maestro e la sua Foggia Gherardo Ghirardini, nell’opera “Grandi operisti italiani” (a cura di Giuseppe Barigazzi, edizioni san Paolo 1996):“Indubbiamente è guerra e sgelare la situazione costerà non poca fatica, per non dire del tempo. L’interessamento di un uomo politico locale […] riuscirà a strappare al maestro una specie di armistizio, ma la vera e propria pace verrà raggiunta solo nel 1928, esattamente trentasei anni dopo. Sarà infatti l’inaugurazione del monumento ai caduti da parte di re Vittorio Emanuele III a consentire al compositore di riconciliarsi con la propria città, rivedendo con commozione i luoghi della giovinezza. E non basta. Una spettacolare fiaccolata suggellerà l’evento «a suprema gioia» del musicista che con orgoglio è ritornato a sentirsi foggiano”.
Una curiosità alimentare su Giordano la raccolgo, invece, da un giornale d’epoca in mio possesso: è il numero della Domenica del Corriere del 18 novembre 1934 che, in un’ articolo di Luciano Ramo riporta un capriccio d’artista: il gelato pomeridiano, passione di Giordano, consumato fra le 16 e le 17. I gusti preferiti dal foggiano? Cassata e plombières (vaniglia con frutta candita).
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