Lavoro: la provincia di Foggia “buco nero” della Puglia

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Le
statistiche sono utilissime quando si tratta di comprendere le dinamiche del
mercato del lavoro, soprattutto quando si dispone di dati provinciali, che
consentono raffronti con quelli regionali e nazionali. La Provincia ha fatto
una cosa molto utile pubblicando i dati sull’andamento del mercato del lavoro nel 2013. Utile sia dal punto di vista conoscitivo, sia da quello politico,
perché i dati attenuano parecchio l’ottimismo manifestato dall’assessore
regionale al lavoro, Leo Caroli, quando ha presentato l’analoga pubblicazione
regionale.
Per
attenuare la morsa della crisi la Regione Puglia ha messo in campo degli
strumenti finanziari straordinari, che hanno dato effettivamente buoni
risultati. Ma non in provincia di Foggia, questo è il punto.
Come si
legge nello studio del Settore Politiche del Lavoro di Palazzo Dogana, “la
provincia di Foggia paga più delle altre province pugliesi gli effetti della
crisi economica, che hanno aggravato sensibilmente il problema del lavoro,
trasformandolo in un’autentica emergenza.
Nel
rapporto 2013 dell’osservatorio regionale del mercato del lavoro si legge: “è possibile affermare che nei  primi 5 anni della crisi (periodo 2007-2012)
la Puglia ha retto all’impatto negativo in termini occupazionali, pur
presentando valori assoluti ancora bassi.”
È vero che
c’è stata una “via pugliese” alla difesa del lavoro, che ha in qualche misura
contribuito ad attenuare la virulenza della crisi. Ma è anche vero che la
situazione è tutt’altro che omogenea nel territorio regionale: più che mai “a macchia
di leopardo”, con una situazione di maggiore criticità nella parte
settentrionale della Puglia.”

I dati
riportati dallo studio della Provincia (che ho curato assieme a Loredana
Nardella e a Domenico Buccino) sono effettivamente impressionanti.
Per quanto
riguarda il tasso di occupazione (15-64 anni) alla fine del 2012 (dato più
recente disponibile) la provincia di Foggia si colloca, con il 40,9%, oltre 4
punti al di sotto della media regionale (45,0%), circa 3 al di sotto di quella
meridionale (43,8) e ben 15,9 punti sotto quella nazionale.
Nel corso
dei sei anni presi in considerazione dal rapporto, con la sola eccezione del
2010, che ha fatto registrare un leggero 
incremento (+0.5%) rispetto all’anno precedente, il trend è stato in
costante discesa, passando dal 43,2 del 2007 al 40,9 del 2012, con un saldo
negativo di 2,3 punti. Nello stesso periodo, la Puglia ha visto decrescere il
tasso di occupazione dell’1,7%, il Mezzogiorno del 2,7, l’Italia del 2,1.
La
Capitanata ha mantenuto una posizione costantemente critica per tutto l’arco
temporale considerato. Si collocava all’ultimo posto delle province pugliesi
per tasso di occupazione nel 2007, sei anni dopo è al penultimo posto,
precedendo soltanto la BAT, che non era compresa tuttavia nei dati del 2007.
La  macchia di leopardo disegnata dalla sei
province pugliesi per quanto riguarda i dati statistici che rivelano la maggior
o minore capacità di rispondere alla crisi risulta evidente ponendole a
confronto l’una con l’altra: nel 2012, soltanto due province (e sono appunto la
Capitanata e la BAT, e quindi la Puglia centrosettentrionale) si collocano
largamente al di sotto  della media
regionale. Sostanzialmente allineate alla media sono Lecce, Brindisi e Taranto,
significativamente sopra la media la provincia di Bari.
Scorrendo
sequenzialmente i dati dei sei anni presi in considerazione, è possibile
cogliere il trend riguardante l’andamento della base occupazionale. Brindisi e
Taranto hanno fatto registrare saldi leggermente positivi tra il 2007 e il
2012, Bari e Lecce una contenuta flessione rispettivamente di 0,9 e di 2,1
punti. La BAT (per la quale gli anni considerati solo soltanto 3) accusa una
flessione di 1,2 punti. La performance peggiore è rappresentata dunque dalla
Capitanata con -2,3.
Le cose
vanno ancora peggio valutando i dati relativi al tasso di disoccupazione che
confermano, per quanto riguarda la provincia di Foggia il profilarsi di una
vera e propria emergenza occupazionale, in larga parte dovuta propria alla
scarsa capacità di tenuta verso la crisi.
Particolarmente
ed amaramente significativa, sotto questo profilo, è l’analisi del tasso di
disoccupazione. All’inizio del periodo preso in considerazione, nel 2007, la
Capitanata presentava il più basso indice (9,5) tra le province pugliesi, e si
collocava al di sotto sia della media regionale (11,2) sia di quella meridionale.
Nel 2012,
il tasso di disoccupazione risulta pressoché raddoppiato, attestandosi al
18,0%, dato che colloca la provincia di Foggia al penultimo posto della
graduatoria regionale, davanti alla provincia di Lecce (18,3), ed è comunque sensibilmente
superiore sia alla media regionale (15,7), che a quelle meridionale (17,2) e
nazionale (10,7).
Insomma, l’effetto
Puglia si è fermato al di là dell’Ofanto. E le cause possibili all’origine del
fenomeno sono inquietanti: da un lato non vi è stata l’attesa risposta da parte
delle imprese alle diverse opportunità messe in campo da parte della Regione,
dall’altro la crisi dal punto di vista strutturale è più pesante in Capitanata
che altrove.
Lo studio
della Provincia parla di una vera e propria emergenza occupazionale in
Capitanata. Per affrontarla è necessario riconoscere la specificità e la gravità
della crisi che grava sulla Puglia settentrionale, apprestando strumenti ad
hoc, visto che quelli regionali non hanno funzionato come ci si sarebbe
aspettato. 
Per poter scaricare lo studio della Provincia e le relative tabelle statistiche cliccare qui.
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Author: Geppe Inserra

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