“Spero che questo marchio, Resto al Sud, sia beneaugurante che ci renda consapevoli che dovremmo restare al Sud. Auguro che Resto al Sud diventi una filosofia economica.” Con queste parole, Renzo Arbore esprime il proprio apprezzamento per la comunità di blogger meridionali e meridionalisti fondata da Roberto Zarriello e da Giuseppe Caporale (e alla quale sono orgoglioso di appartenere).
Il grande musicista foggiano si confessa, in un bel video diretto da Virginia Zullo e montato da Amato Mastrogiovanni (potete vederlo cliccando sull’immagine): “Siamo stati tutti costretti ad andarcene, con varie motivazioni. Quelli più umili sono stati costretti ad andarsene per sbarcare il lunario, quelli che avevano maggiori ambizioni come me, che volevano fare gli artisti, sono stati costretti ad andarsene lo stesso, perché al Sud non c’erano le aziende di comunicazione che potevano valorizzare la nostra arte.”
Secondo Arbore, per questo Resto al Sud è una sfida importante, che racchiude una filosofia: “sarebbe straordinario ed anche augurale per il Sud, se da ora in poi il Mezzogiorno potesse trattenere quelli che vi sono nati dando loro modo di coronare i loro sogni, guadagnare, vivere.”
Il popolare show man riferisce diversi ricordi della sua infanzia a Foggia: “Ho avuto sempre nel cuore il problema dell’emigrazione. Ricordo che a scuola, quando ero bambino, restavo molto colpito se mancava un compagno di classe e mi dicevano, sai è dovuto partire con la famiglia. E avevo anche degli amici della mia età che dicevano: qui non succede niente, me ne vado in Australia. Andare in Australia allora era come morire, e in effetti quell’amico non l’ho visto più.”
“Li ho visti partire, gli emigranti nelle navi tristissime che salpavano da Napoli – ricorda ancora Arbore -. Era uno spettacolo o terribile vedere al tramonto queste navi che si allontanavano, con i parenti che rimanevano sulla banchina a salutare le navi, finché non scomparivano. Ma la stessa sensazione l’ho avvertita quando molti miei amici sono andati a vivere a Milano o a Torino, e poi li rivedevi ad agosto, quando arrivavano i ciao ne’ nomignolo con cui si definiscono quelli che avendo preso già un po’ l’accento torinese ti salutavano dicendoti appunto ciao neee’. A Ferragosto tornavano per mangiarsi u galluccio, secondo la tradizione foggiana. Ci si ritrovava sul corso e ci si salutava, con quelli che tornavano da Torino, da Milano, dalla Germania.”
Attingendo dal suo passato di disc jockey, Renzo Arbore conclude indicando una canzone bandiera per la filosofia di Resto al Sud, Ciao Amore di Luigi Tenco che definisce una canzone di protesta contro un modello economico che spinge all’emigrazione, “quando dovremmo invece restare nel posto il cui siamo nati, per lavorare nei nostri campi, col nostro grano, col nostro sole, colle nostre tradizioni.”
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