Un anonimo quanto illuminato lettore ha commentato con un contributo molto stimolante il post di Lettere Meridiane in cui si parlava delle proteste di Rino Lamarucciola, ex sindaco di Pietramontecorvino, per l’esclusione dei Monti Dauni (più precisamente, delle associazioni dei comuni dei Monti Dauni) dai beneficiari dei fondi per le città smart.
Sulla base della determinazione assunta dal dirigente regionale competente, infatti, i fondi finiranno soltanto ai progetti presentati dai capoluoghi di provincia. Il paradosso è che la Regione Puglia si trova nelle aree svantaggiate comprese nell’obiettivo 1 dell’Unione Europea (che, in quanto tali usufruiscono di maggiori finanziamenti rispetto ad altre zone) “grazie” ai Monti Dauni che presentano indicatori da aree sottosviluppate. Quando si tratta però di distribuire i finanziamenti comunitari, poco o nulla tocca a queste aree.
Il commento del nostro anonimo lettore si sofferma proprio su questo aspetto, analizzando doviziosamente (e senza facile spirito polemico, il che rende il suo contributo ancora più stimolante) le ragioni tecniche ma anche politiche per cui ciò accade. Più che per consapevoli scelte politiche, per la mancanza di una vera concertazione.
Interessante l’idea che i comuni del Subappennino si facciano promotori di una concertazione dal basso, prima decidendo tutti insieme su quali interventi puntare prioritariamente, quindi facendo assieme pressing sulla Regione.
Ecco lo stimolante contributo.
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Nell’ambito della programmazione, il problema delle aree sottosviluppate o sottoutilizzate come le nostre, dovrebbe essere di competenza anche e soprattutto dei fondi Ex-FAS (Fondo Aree Sottoutilizzate) ora FSC (Fondo Sviluppo e Coesione) all’interno di diversi specifici obiettivi su più settori (vedi PAR FAS Puglia 2007-2013 che è possibile reperire con google).
Ciò che non bisognerebbe dimenticare è che questo fondo è nato prevalentemente per ridurre il divario socio-economico tra aree sviluppate e non, e proprio per questo fine dovrebbe essere destinato PRIORITARIAMENTE A INTERVENTI rivolti verso le aree sottoutilizzate a seconda dei diversi obiettivi.
Spesso le risorse programmate sono una cosa quelle reali un’altra. La politica regionale decide in parte ogni anno in base agli stanziamenti decisi da Roma su come destinare le risorse insufficienti alla realizzazione totale dei programmi (ecco perché PON, PAIN, PIST possono essere disattesi) cioè si decide su che interventi puntare nell’ambito del programma. Bisognerebbe far pressione a Bari durante le sedute nelle quali si decidono le sorti di quali interventi finanziare, sul diritto alla priorità degli interventi presentati da quelle amministrazioni delle aree sottoutilizzate come le nostre, e rientrate nel PAR FSC affinché siano finanziate.
Questo in Emilia-Romagna, aldilà delle APQ (Accordo di Programma Quadro, n.d.r.), avviene con la concertazione tra regione, province, comuni ed altri O.P.: forse in Puglia potrebbe avvenire in modo analogo.
Mi ripeto dicendo che il FSC è nato proprio con lo scopo di aiutare quei territori e quelle aree sottoutilizzate nell’ambito di una politica complementare ai fondi europei e bisognerebbe far pressione sugli interventi che ci riguardano, come viabilità, infrastrutture digitali, ambiente, turismo ecc.
Adesso si apre un nuovo scenario di programmazione 2014-2020 ed è su questo che bisogna puntare a denti stretti e con forza.
I comuni del sub-appennino potrebbero fare una coalizione o un patto scritto, per decidere tutti insieme quali devono essere gli interventi da realizzare considerando le priorità “seriamente” e “democraticamente”.
Gli interventi inseriti nella programmazione FSC, FESR, FSE, FEASR e sugli altri fondi che si stanno affacciando con la nuova programmazione devono essere reclamati con forza e rivendicato il diritto alla priorità per diminuire il divario socio-economico delle nostre terre.
In merito ai numeri di cui parlava Lamarucciola vorrei ricordare il divario socio-economico è la causa dei numeri piccoli dei nostri territori e solo puntando sulla diminuzione del divario possono aumentare i numeri.
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Quali effetti di caduta può suscitare una digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni, effettuata da comuni inferiori a 5.000 abitanti, a scapito di Foggia? Una concertazione che escluda Foggia, non ci porta da nessuna parte, non sono tempi di salvezze campanilistiche ma di responsabilità comunitarie, come Michele Lauriola non si stanca di ricordarci.
si è voluto – sbagliando, a mio parere di allora e di oggi – una area vasta separata per i Monti Dauni: possiamo dare un giudizio su come è stata sviluppata la progettualità e come sono stati spesi i soldi (se sono stati spesi)?
Credo che, aldilà dell’esigenza di soddisfare gli elettori dei luoghi in cui si siano ottenuti più voti, chi sta al governo di enti locali ed istituzioni, debba far fronte anche a territori e popolazioni svantaggiate sia per posizione geografica, sia per la natura del territorio. Territori che, non dimentichiamo, (come precisava anche Geppe Inserra) danno forza agli indicatori necessari per l’ottenimento di molti fondi strutturali da Bruxelles. Parliamo di gente che risiede in Puglia, Provincia di Foggia, sub-appennino Dauno. Gente che ha gli stessi diritti di un cittadino di Foggia e come tale paga le tasse. Gente che non ha scelto di vivere in quei posti, ma che lì ci è nata e che a quei posti è affezionata e legata radicalmente. Io sono nato a Lucera ma ho vissuto per circa 25 anni a Castelnuovo della Daunia, il Paese della mia famiglia, da secoli. 50 anni fa il mio Paese (come altri del Sub-Appennino Dauno) contava oltre 3000 abitanti, adesso i residenti presenti si aggirano intorno a mille. Da noi le strade, molto spesso o quasi sempre sono rotte, l’assistenza medica è quella che è e qualche ospedale considerato più o meno efficiente è situato a una distanza di circa 45-60 km, l’ADSL telefonica viaggia max a 0,7 Mb, abbiamo fatto istallare, alle grandi aziende del nord e estere, parchi eolici imponenti con benefici zero per i residenti delle nostre zone (si poteva per es. diminuire il costo dell’energia elettrica sia per i residenti, sia per le aziende, incentivando così magari l’entrata o la nascita di nuove imprese per creare lavoro, ma niente, i tecnici e i politici non “ci hanno pensato” evidentemente. Bando ai discorsi filosofici, bisognerebbe agire adesso nell’ambito della nuova programmazione ed avere consapevolezza di noi stessi, prendere forza ed agire, perché abbiamo diritto. Diffondiamo i nostri pensieri e la nostra voce utilizzano soprattutto questi nuovi strumenti di comunicazione, che, come vedete dai fatti, stanno sostituendo pian pianino la carta stampata. Ricordo ancora che abbiamo diritto, nell’ambito di determinati obiettivi del documento unico di programmazione D.U.P. Puglia 2007-2013 e nello specifico PAR FSC (che non si sono ancora chiusi), ad avere la priorità nella realizzazione di determinati interventi rispetto ad altri. Chi governa spesso ci dimentica perché preferisce destinare il grosso delle risorse ai luoghi più popolati. Bisognerebbe coalizzarsi , come ho già detto, bisognerebbe cominciare a progettare concertando insieme gli interventi ritenuti importanti e prioritari per le nostre zone, inserirli nella nuova programmazione e reclamarli con determinazione, anno per anno, al momento giusto e non mollare, se a ragione, alle giustificazioni di Bari. Se necessario, a volte, bisognerebbe anche ben organizzare manifestazioni di protesta a Bari, magari davanti alla sede del consiglio o giunta regionale. Partire con treni, bus e auto dalle nostre zone numerosi, in modo civile, con tanto di striscioni e bandiere, ricordando che il sub-appennino fa parte della Puglia e noi e i nostri territori contribuiamo in maniera più che significativa all’ottenimento di fondi da Bruxelles. Ricordiamoci anche delle risorse Ex-FAS ora FSC destinate prioritariamente a zone sottoutilizzate e prevalentemente sottosviluppate come le nostre, per gli obiettivi che ci competono. Ricordiamo, inoltre, che per le città ed aree metropolitane vi sono specifici obiettivi nel D.U.P e quasi tutti gli altri, alla fine, finiscono per alimentarle in termini finanziari perché, alla fine, molti interventi passano comunque da esse. Pensate a ferrovie, cablaggi, piste ciclabili, viabilità, aeroporti, collegamenti e trasporti, riqualificazione urbana, ambiente ecc. Fin’ora è stato così e per molti versi lo sarà ancora, ma si spera, in futuro, di avere più riguardo alle nostre zone per ciò che ci spetta, ma bisognerebbe attivarsi.
G.C.