Il post di Lettere Meridiane (ripreso dall’apertura del Quotidiano di Foggia, di qualche giorno fa) sulla sospensione della distribuzione dei quotidiani nelle edicole del Subappennino Dauno ha suscitato diverse prese di posizioni e commenti, soprattutto tra gli addetti di lavori. Ho già pubblicato l’approfondita riflessione di Maurizio De Tullio.
Diversa l’opinione di diversi altri giornalisti intervenuti.
La tesi ricorrente è che, dato lo scarso numero di lettori (dovuto essenzialmente – giova ricordarlo – allo scarso numero di abitanti) nella zona, effettivamente il servizio è antieconomico. E che non è comunque il caso di preoccuparsi più di tanto, visto l’avvento di internet e della banda larga che comunque garantisce il diritto all’informazione.
Ecco i diversi interventi.
Akim Olajuan (pseudonimo di un bravo e noto giornalista foggiano)
I giornali sono prodotti, pur particolari, e come tali vanno trattati: se non c’è domanda, verrà meno l’offerta… I sindaci, invece di chiedere contributi e tavoli tecnici, attrezzino biblioteche, dotino le strutture comunali di wifi, connettano i propri paesi al mondo utilizzando gli strumenti di comunicazione che la tecnologia mette a loro disposizione… Il resto sono chiacchiere.
Fabio Prencipe (un altro bravo collega, che si occupa della comunicazione della Confcommercio e di politiche culturali soprattutto nel settore cinematografico)
Geppe non ti sembra esagerato parlare nel 2014 di “emarginazione dal resto del mondo” perché non arrivano quotidiani cartacei? Forse mai come in questo periodo è garantito l’accesso alle informazioni (un discorso ad hoc meriterebbe semmai la qualità dell’informazione). Se servizi si devono garantire a quelle aree facciamo che siano reali, semmai coadiuvati da infrastrutture tecnologiche adeguate. Qualche persona in più, qualche pezzo di carta in meno. … Concordo con Gianni (Akim Olajuan, n.d.r.), il resto sono chiacchiere!
Michele Campanaro (direttore de L’Ortese)
Condivido il parere di Fabio e Akim, ma ritengo che il problema della distribuzione e dei costi elevati è dovuto all’assenza sul territorio di un distributore foggiano. L’ultimo è stato Carletto Mitoli. Mi preme ricordare che il giornale oltre ad essere un organo di informazione è anche un prodotto che esige la qualità. Si parla ora di emarginazione dei Monti Dauni, cosa ha fatto fino ad oggi l’informazione di Capitanata a supporto della crescita economica del territorio?
Manrico Trovatore (pseudonimo di Enrico Ciccarelli, giornalista e finissimo polemista, spesso presente con i suoi commenti acuti e sagaci su Lettere Meridiane)
Mamma mia, che tristezza di articolo, Geppe! Inutilmente apocalittico nei toni, privo di punti di consistenza, concettualmente sbilenco… Lasciamo perdere il mistero gaudioso delle responsabilità della Regione, l’enigmatico obiettivo che dovrebbero cogliere i “tavoli di concertazione” e il singolare argomento sull’obiettivo Convergenza (che Geppe esprime in contemporanea con un altro bravissimo collega come Filippo Santigliano); passiamo perfino sopra alla bizzarra concezione delle priorità per cui è accettabile che un paese non abbia scuole, posti di pronto soccorso o farmacie, ma non che non abbia l’edicola; il punto è che nell’articolo manca un dato dirimente: quanti giornali si vendono sui Monti Dauni? Perché se sono pochi (e temo lo siano), se sono pochi anche in rapporto percentuale con la popolazione, se sono pochi anche in rapporto alla media della Capitanata, mi spiegate di cosa stiamo parlando?
Vladimiro Forlese (scrittore e poeta foggiano che vive da tempo al Nord)
1- anzitutto condivido il tuo richiamo al “diritto di essere informati”; 2- leggendo i commenti all’articolo dico che va bene porsi il problema dell’accessibilità all’informazione dal web, ma noto: e nel frattempo? e quanti hanno nelle loro case internet?; 3- già i giornali si leggono poco, se li facciamo sparire non assicurando la distribuzione, mancherà persino lo stimolo a comprarli e a richiederli…
Numerosi anche i commenti pubblicati nelle bacheche dei gruppi Facebook dei comuni subappenninici: per la verità, al di là di qualche raro caso, l’impressione è che non vi sia un particolare rimpianto per la scomparsa dei quotidiani dalle edicole locali. Ma è una questione che attiene più la qualità della carta stampata, che non il diritto all’informazione.
Commenti che fanno riflettere, com’è sempre giusto che sia, quando un’opinione si confronta e s’intreccia con altre. Rifletto dunque a mia volta. Ve ne parlerò in un prossimo post.
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Davvero tutto deve ridursi al rapporto domanda-offerta? Di questo passo, misurando la qualità della vita delle persone soltanto con parametri economici, avranno ancora un futuro i Monti Dauni? Non è per le stesse ragioni di presunta efficienza economica che stanno tagliando ospedali e ambulatori, tribunali ed uffici periferici e, in questi ultimi giorni, numerose linee e tratte del trasporto pubblico intercomunale? Ha ancora senso parlare di coesione territoriale? Sono queste, credo, le domande che andrebbero poste. Non il numero di copie che si vendono. Si dovrebbe parlare del destino dei Monti Dauni, di quello che rappresentano o che potrebbero rappresentare per tutta la Capitanata. Di come non meritino assolutamente di essere condannati a morte. Ma parlarne dove? Sicuramente non su giornali che non arrivano più.
Purché si legga e ci s'informi. Con i nuovi mezzi, messi a disposizione dalla tecnologia informatica, diventa obsoleto il cartaceo, è come rammaricarsi della scomparsa delle cabine telefoniche. La gente vuole interloquire, come d'altronde stiamo facendo noi, impensabile sul cartaceo.
Nei piccoli centri il farmacista, il maestro e il nipote del prete, che acquistavano il giornale, hanno smesso ricorrendo al web, quindi nessuna sottrazione.
Pensavo che il punto di partenza fosse la scomparsa delle edicole in un quarto dei Comuni della provincia di Foggia, con quel che ne consegue in termini economici, sociali, culturali. Non so se altrove, in Italia, sia già accaduto qualcosa del genere e se nessuno si sia ribellato. Leggendo i commenti rilevo un certo 'snobismo', soprattutto una leggerezza culturale e una sottile ignoranza di fondo.
Domanda: ma sapete che cos'è un giornale? Sapete distinguere fra 'Cronaca Vera' e 'Corriere della Sera'? E davvero ritenete che quel che passa "Dio Internet" possa minimamente sostituire quel che è concentrato, giornalmente, in 64 pagine di un quotidiano cartaceo?
Forse vi basta leggeren i siti dei quotidiani nazionali, o quelli delle TV locali, o qualche sito di informazione provinciale per sentirvi a posto con la "domanda di informazione".
Io credo che la gratuità sveli la leggerezza del sistema (pseudo) informativo del web.
Ma di cosa stiamo parlando?
Ma dove trovate il corrispettivo delle pagine culturali di "Avvenire", del "Manifesto", del "Corriere" e di "Repubblica" sui siti web locali?
E la straordinaria informazione di servizio del "Sole 24Ore" e di "Italia Oggi" pensate davvero di trovarla sui sittini locali e magari "aggratìs"?!
L'informazione cartacea (non tutta, purtroppo) ha ancora un valore incomparabile rispetto al web, che sarà pure veloce e gratuito ma che proprio per questo impedisce di riflettere adeguatamente, perché cannibalizza tutto togliendo il respiro.
Giusta la riflessione sulla necessità di migliorare la qualità dell'informazione locale (ne ho parlato per 4 anni sul Vadonline…). Ma proprio per ciò, questa ventina di editori locali – fra titolari di TV (perennemente in perdita), di radio, di quotidiani e periodici, di siti web e di agenzie pubblicitarie – dovrebbero fare un passo indietro e chiedersi se, almeno in parte, si possa progettare qualcosa in sinergia, che produca effetti positivi sui giornalisti, sulla qualità dell'informazione, sul territorio.
Il fatto che scompaiano le edicole in 15 Comuni non significa che in assoluto non ci si possa più informare. Significa, più semplicemente ma più amaramente, che non si legge. Ed è questo che a me preme ancor di più, al di là di tutto. E se non si inverte la rotta, andremo verso un destino di brullità intellettuale pazzesco.
E poi vogliamo far uscire i Monti Dauni dalla loro arretratezza? E ai turisti, agli imprenditori che vorranno investire lì, cosa faremo leggere quando cercheranno un quotidiano o un settimanale?
Ecco perché mi sforzavo di formulare qualche proposta pratica e facilmente operativa.
Noto, invece, che il filosofare logorroico, tipico dei malati da Social Network, continua a produrre inerzia e ritardi. Il problema era come fare per evitare che un quarto dei Comuni di Capitanata restasse senza giornali. In due mesi non sono state trovate risposte. Questa è l'amara realtà.
(Maurizio De Tullio)
Chissà se quelli della cartapecora si scandalizzarono allo stesso modo con l'invenzione di Gutenberg.
Certo che è una tortura imbattersi in persone che sfoggiano il loro sapere alla Corsera o alla Repubblica. La cultura è tutt'altra cosa, non te la compri con 1€.
Mi stupiscono le 'pillole' del Sig. Russo che la butta su come ognuno sceglie di acculturarsi. Io parlavo di qualità dell'informazione: nessun sito web locale (figurarsi un telefonino!) potrà mai colmare il vuoto informativo di un (serio) giornale.
Io ritengo che la forza, l'importanza, la necessità di avere tanti e buoni giornali aiuti a far crescere le persone, a dare maggiore dignità a un territorio, a sviluppare professionalità.
Mi risponda piuttosto: lei, oggi, acquista (o legge) qualche giornale? Io credo di sì. Ma se domani le dicessero: caro sig. Russo, se vuol leggersi "La Gazzetta di Vattelapesca" o il "Corriere di Pinocchio", o si abbona o se lo va a comprare a 70 km da qui! Beh, come reagirebbe? Approverebbe questa decisione, derubricandola come una "normale" evoluzione del mercato o della tecnologia?
Se le togliessero le sigarette, si incazzerebbe o penserebbe che è giusto così perché ormai ci sono quelle elettroniche?!
La nascita della radio, poi della televisione, poi di internet, poi dei telefonini non ha impedito (e non impedirà) ai giornali di continuare a esistere. Certo, si sono evoluti, a volte adattati ai nuovi mezzi di comunicazione, si sono involgariti.
"Il problema è come fare per evitare che un quarto dei Comuni di Capitanata resti senza giornali. In due mesi non sono state trovate risposte. Questa è l'amara realtà."
E rilevo come nessuno abbia ancora risposto sul punto, preferendo lo stile epigrafico al ragionamento e alla ricerca di soluzioni concrete.
Se poi il Sig. Russo – e altri come lui – ritiene che il "Sole 24 Ore" (che cito solo ad es.) sia l'equivalente di Foggiaweb (che cito altrettanto solo a titolo d'esempio), va bene, vuol dire che abbiamo scherzato.
Ma poi non ci scandalizziamo se Vendola parla di "Foggianesimo"…
(Maurizio De Tullio)
Vedere lo stesso panorama da punti di vista differenti. Lei parla di sottrazione, imputandola al distributore che ritira la resa pari alla consegna; io parlo di sottrazione attribuendola a una scelta del lettore. Cala ovunque il ricorso al cartaceo, evidenziandosi in maniera significativa nei piccoli centri, dove il gioco dei numeri rende più evidente il calo. Ho settant'anni e da qualche anno i miei acquisti sono online, lo farò anche per i libri, appena uno dei miei figli deciderà di regalarmi un tablet, ponendo fine alle acrobazie notturne cui mi costringono le brutte copertine rigide. Un caro saluto.
Signor Russo, io ponevo due problemi: puntavo la Luna, per evidenziare il problema della scarsa affezione e abitudine alla lettura (chi non è abituato a leggere non lo farà nemmeno su un tablet) e per invitare a risolvere un problema di natura sì economica ma anche pratica.
Le risposte sui massimi sistemi a volte ci portano troppo lontano, quando invece basterebbe poco per risolvere – qui e ora – i problemi.
Invece, vedo che si continua a guardare il mio dito e non la Luna.
Cordialmente (Maurizio De Tullio)
P.S. Ho inviato a Geppe Inserra, con una breve premessa, due link che meglio di ogni altra mia considerazione ci farebbero capire di cosa stiamo parlando. Spero legga la mia mail e si adoperi di conseguenza. (mdt)