Il giornale che non c’è. Considerazioni e proposte di Maurizio De Tullio

L’articolo di Lettere Meridiane sulla sospensione della distribuzione dei quotidiani in quindici comuni del Subappennino Dauno sta suscitando una vivace discussione, sui social network e non. Cercherò di darne conto nel blog. Cominciamo da questo contributo, approfondito e ricco di stimoli, di Maurizio De Tullio, amico e collega giornalista da sempre particolarmente attento ai temi che riguardano la comunicazione. Assieme ad Arcangelo Renzulli qualche anno fa dette vita a Il vademecum, prima settimanale poi mensile, che fu, per oltre quattro anni,
l’unico giornale italiano, se pur telematico, a occuparsi di informazione e
comunicazione a livello locale, pubblicando la bellezza di 112 numeri, tuttora in rete.

* * *
Due notizie apparentemente
diverse ma che, a mio avviso, richiamano ad una comune riflessione.
La prima. Da martedì 7 gennaio 2014 l’Agenzia Lobuono di Bari, che da anni
distribuisce in provincia di Foggia quotidiani e riviste per conto degli
editori nazionali, regionali e locali, sospenderà la fornitura in ben 15 Comuni
dei nostri Monti Dauni. Il servizio non rende, si dice, e se si desidera
proseguirlo occorre che ogni edicolante – se ho capito bene – contribuisca
mensilmente con 35 euro! E’ un principio pericoloso. Parafrasando, significa
che anche ogni benzinaio, ogni salumiere, ogni fioraio, se desidera essere
rifornito, deve contribuire alle spese di chi li rifornisce!

Per due mesi i Sindaci dei
rispettivi Comuni, interessati da questo penalizzante taglio, hanno provato a
far rientrare la decisione, rivolgendosi accoratamente a Lobuono e coinvolgendo
Editori e Regione Puglia. Si pensava ad una soluzione concordata, invece è
arrivata la decisione: dal 7 gennaio scorso niente più giornali e riviste in un
quarto dei Comuni della Capitanata.
La seconda notizia. Gli Italiani
nel 2012 hanno speso pro-capite mediamente poco più di 4 euro al mese per
l’acquisto di libri non scolastici a fronte dei 20,40 euro al mese e sempre
pro-capite per il fumo. Ma mentre questo raffronto è perso in partenza per ovvi
motivi, non così dovrebbe apparire un altro raffronto: i nostri connazionali
spendono mediamente al mese, pro-capite, oltre 8 euro per l’acquisto di piatti
in plastica e tovaglioli di carta, cioè più del doppio! Certo, si tratta di
prodotti e consumi non paragonabili ma la dice lunga sugli “stili di
vita” dei nostri connazionali.
Torniamo alla prima notizia,
quella che più ci riguarda da vicino e che apre uno scenario imprevisto fino a pochi
mesi fa. Che la lettura (o meglio: l’acquisto) di giornali e riviste fosse in
discesa non è una novità. Chi, come me, ha la possibilità di apprendere ogni
mese (tramite il servizio fornito da ADS) i risultati di vendita di quotidiani,
settimanali e mensili sa bene che da oltre 10 anni il trend è in pericolosa discesa, tranne poche eccezioni che però
confermano la regola.
E’ un sistema che non regge più e
per vari motivi: le nuove tecnologie hanno soppiantato la vecchia, articolata
filiera della produzione giornalistica ed editoriale, la crisi economica che
attanaglia le famiglie, l’affermazione di internet, l’espansione dei canali
televisivi, la praticità di fare e avere tutto direttamente da telefonini e
tablet oltre alla inveterata abitudine, specie al Sud, di “leggere senza
acquistare”. Potremmo anche aggiungere che distribuire giornali costa
troppo in Italia, che gli investimenti pubblicitari beneficiano maggiormente
radio e televisioni lasciando poche briciole a quotidiani e periodici e che il
costo finale di un giornale non è proprio alla portata di un impiegato,
figurarsi di un operaio o di uno studente (il “Corriere della Sera” ha aumentato il prezzo di
copertina, in pochi mesi, da un euro a un euro e 40 centesimi).
Ma la soppressione del servizio
nei 15 Comuni dei Monti Dauni ha tutto un altro peso perché penalizza un
territorio già di per sé fortemente penalizzato: la morfologia, la precarietà
del sistema viario, la pericolosità costante di frane e smottamenti, la
riduzione della popolazione residente sono fattori che non giocano
evidentemente a favore degli imprenditori del settore i quali, a conti fatti,
si vedono costretti a sospendere il servizio.
Occorre pensare strategie o
soluzioni diverse se si vorrà invertire questa decisione la quale – se tanto mi
dà tanto – può fare da pericoloso precedente per altri territori interni a
rischio, come quelli del Gargano.
Da un lato i Foggiani – tra i
peggiori acquirenti di quotidiani e periodici in Italia – dovrebbero
considerare la lettura e l’informazione un fattore reale di crescita culturale
e strumenti importanti per la formazione della coscienza civile.
Non farò nomi, ma trovo
deprimente e doppiamente colpevole il fatto che noti concittadini – di elevata formazione
intellettuale ed economicamente benestanti – si soffermino giornalmente presso
note librerie a consultare prima uno, poi due poi tre quotidiani e riviste,
uscendovi senza aver fatto alcun acquisto. Idem presso lo spazio riservato a
giornali e periodici presso l’Ipercoop, dove ogni giorno vi sostano decine di
pseudo-acquirenti il cui unico intento è di ‘aggiornarsi’ a scrocco e a scapito
di quei pochi che invece – accanto a loro – li comperano, salvo poi sfoggiare
telefonini di ultima generazione e tornarsene a casa, su potenti auto di lusso,
col carrello pieno e il cervello vuoto.
Un altro colpo dovrebbero averlo
assestato le televisioni, sia quelle nazionali che quelle locali, con
l’introduzione della cosiddetta ‘rassegna stampa’, che tale non è dal momento
che il vero servizio di rassegna stampa si effettua su altre basi e a
diffusione generalmente interna e limitata. Con questo meccanismo, molti, a
tarda ora sulle reti nazionali e la mattina presto su quelle locali, hanno però
la possibilità di capire se il proprio giornale (tendenzialmente) conviene
acquistarlo o meno! E’ anche vero che certi avvenimenti o una ben congegnata
titolazione possono sortire un effetto contrario, invitando molti lettori
‘pigri’ all’acquisto del proprio o di altre testate, ma si tratta sempre di exploit limitati.
Purtroppo – ne parlo in seguito
ad una esperienza di ben 19 anni, maturata presso l’Ufficio Stampa della
Provincia di Foggia – molte persone considerano il quotidiano (o un periodico)
un prodotto a scadenza, come lo yogurt, da ‘bruciare’ appena sfogliato o da
destinare al mercato perché la sua fisicità termini il suo percorso nelle mani
dei pescivendoli. Non è così.
Se si imparasse a gestire meglio
la ricchezza di dati, informazioni, spunti, rubriche propri di un quotidiano,
non lo butteremmo via sùbito.
Prendiamo ad esempio le scuole.
Ogni istituto scolastico foggiano sembra fare a gara con gli altri nel
presentare libri, di questo o quel celebrato autore. Va bene, è sintomo di
attenzione per la cultura e vanno incoraggiate queste iniziative. Ma in quante
e quali scuole foggiane entrano i quotidiani? E, quando entrano, in che modo
vengono utilizzati? Non parlo di quegli Istituti che, ispirati da iniziative nazionali,
partecipano ad alcuni contest, ma
della maggior parte di scuole dove gli unici giornali ad aver diritto di
accesso sembrano essere quelli sportivi, che bidelli e proff., tifosi di questo
o quel Club, si prestano a vicenda o quelli di gossip sulle scrivanie dei bidelli.
Eppure basterebbe poco per instillare
nei nostri giovani un minimo di curiosità, di apertura a quel mondo che
giornali e giornalisti si sforzano di raccontare – talvolta sbagliando o
esagerando – giorno per giorno, dall’angolo sotto casa al Polo Nord.
Intanto occorrerebbe acquistarlo,
il giornale. Già, e chi lo paga? Non certo la scuola, sul punto di scoppiare
per mancanza di fondi. Di sicuro non il docente, che si lamenta sempre più del
proprio stipendio fermo a chissà quanti anni fa (vero). Lo studente? Lo
studente no, ma 20-25 studenti sì! Quattro giornali al giorno (due nazionali e
due locali) costano circa 5 euro, che per sei giorni fanno 30 euro e che diviso
25 studenti significa una spesa pro-capite pari a poco più di 1 euro a testa!
Se ogni istituto, ipotizziamo
formato da 50 classi, accettasse questa proposta, avremmo un ben altro livello
di vendite, con circa 200 copie di quotidiani venduti in una sola scuola. Se
passasse questa linea, avremmo un totale di 2.400 copie vendute solo nelle
scuole superiori di Foggia! Se si considera che in città la media dei
quotidiani venduti è attualmente pari a circa 3.500 copie, con questo
meccanismo – che purtroppo s’incepperebbe solo durante l’estate e i periodi
festivi – riusciremmo in un colpo a risollevare il… morale degli editori e,
soprattutto, a considerare il quotidiano l’amico in più.
Dicevo di quel valore aggiunto
che non si vede nel giornale, specie in quelli nazionali.
Un giornale lo si può leggere,
confrontare e commentare. Lo si può “rassegnare”, salvare in cartelle
come un soggettario, utilizzarlo per ricerche a tema. Lo si può archiviare creando
una emeroteca scolastica.
Vi sono poi rubriche di
straordinario valore culturale, scientifico, storico che spesso passano
inosservate. Quanti di voi leggono la “Gazzetta del Mezzogiorno” e
ignorano la rubrìca settimanale (credo del martedì) curata dal grande Giorgio
Nebbia? E quanti, sfogliando il “Corriere
del Mezzogiorno”
(dorso pugliese del “Corriere della Sera”), si soffermano sulle sempre
opportune riflessioni dello storico Giuseppe Galasso?
Concorrere alla lettura e all’uso
di quattro quotidiani comporterebbe ad ogni studente un esborso giornaliero di
ben… 20 centesimi! E il prodotto resterebbe patrimonio della scuola, ad uso
delle future generazioni di alunni, o – nel caso di mancanza di spazio –
potrebbe essere donato a parrocchie, circoli di anziani, altre scuole che
potrebbero farne richiesta.
Si tratta di avere coraggio nelle
scelte di fondo e, prima ancora, di trovare quella lucidità mentale in grado di
stimolare interessi e convogliare risorse. Si tratta di progetti che dovrebbero
coinvolgere un certo tipo di docenti, disponibili e soprattutto culturalmente capaci
di “fare scuola” nelle proprie ore ma anche in orari extrascolastici,
tra un Corso di Yoga e uno di Lingua Tedesca.
Colpisce, infine, un dato curioso
e contradditorio: anche in tempi di crisi continuano a nascere quotidiani e
periodici – a livello nazionale – ma a diminuire la diffusione, in termini di
copie vendute in edicola o per abbonamento. Idem per il settore librario, con
un esercito di autori e di presunte case editrici ma pochissimi lettori!
Un’ultima notizia, da nessuno
rilevata. Dopo oltre cento anni, dallo scorso mese di settembre, non è più
presente nelle edicole di Foggia e provincia il più importante e storico
quotidiano del Mezzogiorno d’Italia: “Il Mattino” di Napoli. Anche in
questo caso prevale la logica della non convenienza a spendere 100 per ricavare
10.
Vuoi vedere che il trend s’inverte se, in futuro, i
giornali li stamperemo sui tovaglioli di carta e sulla carta igienica?
Maurizio De Tullio

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Author: Maurizio De Tullio

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