L’articolo di Lettere Meridiane sul rinvenimento nella chiesa lucerina di San Leonardo di due stemmi raffiguranti tre fiammelle sull’acqua (simbolo della città di Foggia) ha scatenato la fantasia e la creatività degli amici lettori, che hanno formulato diverse ipotesi sulla possibile origine dei due preziosi reperti.
Per Savino Russo potrebbe trattarsi di un riverbero delle complesse vicende della Chiesa a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento: “c’erano gli agostiniani anche a Foggia, e dunque si può ipotizzare il passaggio di un “abito dismesso” nell’ambito di una stessa famiglia. Poi c’e’ tutta la storia delle soppressioni, quelle murattiane in primis: alcune chiese furono letteralmente spogliate; altre chiese, in seguito, acquisirono statue ed arredi magari acquistati all’asta. È il caso della statua di Sant’Anna, nell’omonima chiesa, riacquistata per pochi carlini e proveniente da Santa Maria di Costantinopoli e dello stesso altare maggiore della Chiesa delle Croci, anch’esso proveniente dalla chiesa dell’antico convento dei Cappuccini.”
Tommaso Palermo affronta anche l’aspetto stilistico degli stemmi: “Interessante questa testimonianza di rimandi storici e culturali fra Foggia e Lucera, entrambe città di Santa Maria e sorte sopra l’acqua, essendovi da sempre in entrambe dei corsi sotterranei (per Lucera si veda “L’acqua che animava le diverse fontane esistenti nell’abitato dell’illustre ed antica città di Lucera” di Raffaele Califani, dato alle stampe nel 1872).
Gli stemmi sembrano risalire al XVII secolo. La presenza del cartiglio in latino va a sostegno dell’ipotesi di una precisa committenza verso lo scalpellino: le maestranze erano certamente analfabete e non avrebbero potuto elaborare personalmente un testo di questo tipo.
C’è quindi una scelta a monte, una scelta dettata da una committenza di una certa agiatezza: lasciare un equivocabile richiamo a Foggia. Non essendo araldista non posso esprimermi in merito se non ponendomi interrogativi che solo esperti come Loris Castriota Skanderbeg o Lucia Lo Priore saprebbero affrontare, vale a dire: è possibile che un’arme di famiglia sia identica allo stemma di una città? Vi sono casi di stemmi che inglobano il cartiglio col motto?
Altra scelta adottata è quella di duplicare lo stemma, quasi a rafforzare il rimando a Foggia. Ma rimando di che natura? La domanda di Geppe è quella che tutti ci poniamo. Forse l’altare era legato ad una confraternita di Foggia? Oppure era inizialmente intitolato a santi legati a Foggia come Guglielmo e Pellegrino? In questi casi gli stemmi avrebbero suggellato la “foggianità” dell’altare.
Probabile anche che vi sia una famiglia di origine foggiana che abbia elargito somme per lavori o restauri della chiesa, forse una famiglia foggiana trasferitasi a Lucera.
Non dimentichiamoci infine che il legame che la Regia Dogana della Mena delle Pecore di Foggia creò col vasto territorio di sua giurisdizione (compresa Lucera) fino al 1806 fu molto forte, l’analisi delle carte del XVII secolo potrebbe costituire anch’essa una risorsa per sbrogliare il mistero.”
Giuseppe d’Angelo cita un articolo pubblicato da Giuseppe Aufiero su LuceraNet nel quale l’autore
scrive che gli interni della Chiesa furono commissionati da Don Orazio Zunica e dal figlio Don Giovanni come devozione alla Chiesa e si ipotizza un miracolo avvenuto al figlio per intercessione di Maria Santissima. “Quindi – si chiede d’Angelo – gli stemmi potrebbero riferirsi al Culto della Madonna e non alla città di Foggia?”
Savino Roggia, da Orta Nova, riflette sul contenuto simbolico degli stemmi: “Acqua e fuoco insieme richiamano il dualismo insito anche nelle attività virtuose (le tre fiamme). Per il monito: caro uomo, anche nel bene sii moderato: potresti arderti come spegnerti.”
Su Facebook, Gianluca Pio Vivoli osserva: “Si potrebbe anche trattare di un riutilizzo di pezzi ornamentali presi da qualche altare foggiano, poi trasportati in questa chiesa di Lucera per erigerne uno ex novo. All’ epoca un’ usanza del genere era frequente. Il cartoccio e le tre fiammelle sull’acqua sono inequivocabilmente simboli foggiani.”
La Foggia CheVogliamo collega la possibile storia dei due stemmi ad un’altra vicenda importante nei rapporti tra le due città: “È noto che il tavola da pranzo di Federico II, dal palazzo di Foggia venne trasportata a Lucera per diventare altare della locale Cattedrale. Potrebbe trattasi di qualcosa di analogo. Nel medioevo e nei secoli successivi, lo sciacallaggio era una normale pratica, potrebbe anche trattarsi di questo, magari dopo terremoti del XV° e XVI o quello del 1731 o ancora durante i bombardamenti del 1943, quando gli sciacalli scendevano in Foggia proprio dai paesi più vicini,per arraffare di tutto.”
Per Lucia Teresa Lopriore, esperta studiosa di archivi, “solo dalla ricerca documentaria si possono avere le risposte…”
C’è anche chi, incuriosito dall’articolo, si è personalmente recato nella chiesa di San Leonardo per vedere di persona i due stemmi. Come Tommaso Palermo che riferisce così i risultati della sua visita: “Geppe, ieri sera, grazie alla tua segnalazione, l’amico Giuseppe d’Angelo mi ha accompagnato nella suddetta chiesa con Marco Scarpiello e Claudio Manzi.
Anche noi, come te ed altri, abbiamo ispezionato bene l’altare: vi sono forti rassomiglianze con il primo altare sulla sinistra ed è quindi databile per i primi lustri del ‘600. Purtroppo non reca nessuna epigrafe se non quella riportata nei cartigli degli stemmi. La mensa d’altare è posticcia e di cattivo gusto: al di sotto di essa, Giuseppe d’Angelo ha notato che una intonacatura selvaggia (in parte caduta o rimossa per saggio) nasconde parte della decorazione originaria. Belli i bassorilievi che arricchiscono il tutto, tra questi: fiori, racemi e figure alate. La chiesa, nel complesso, mostra segni di interventi continui su arredi e decorazioni, con lo stravolgimento dell’aspetto originario. Offre, tuttavia, elementi interessanti di studio sia storico che artistico.”
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Allora, andiamo per esclusione. Da escludere è sicuramente il riferimento alla seconda guerra mondiale perchè l'altare del Sacro cuore è già attestato agli inzi del XX secolo. Non è invece da escludere un patronato sullo stesso della Municipalità di Foggia ovvero una dedicazione dello stesso all'Iconavetere. A tal fine bisognerebbe capire che fine ha fatto, dopo il terremoto del 20marzo 1731 il medesimo altare già presente nella collegiata (oggi Cattedrale di Foggia). Ma qualcosa potrebbe essere accaduto anche sotto l'episcopato di mons. Domenico Morelli, originario di Foggia e già canonico di quella collegiata, vescovo di Lucera tra 1688 e 1716. Del Morelli è noto soprattutto il forte contrasto con il decano del Capitolo Cattedrale di Lucera Carlo Corrado. Ed è strano che proprio della famiglia Corrado, il cui palazzo è all'angolo della chiesa di S. Leonardo manchi ogni traccia. Sono ipotesi che meritano un riscontro. Saluti. Massimiliano Monaco.
P.S.: la mensa eucaristica della Cattedrale di Lucera non proviene dal castello di Foggia ma da quello di Fiorentino.
In una nota, la 41, al libro di Massimiliano Monaco "Agostino da Traù", trovo: "Tra il 6 e 7 agosto 1808 il sinndaco di Lucera Onofrio Bonghi, coadiuvato dai testimoni Girolamo Bruno e Antonio Perrucci, forma gli inventari de sacri arredi ed altro, appartenenti ai conventi di San Leonardo degli Agostiniani, … (duplicati degli inventari dei sacri arredi ed altro … in: Archivio di Stato Foggia, fondo amministrazione interna, F 141, f 12." Forse, consultandoli qualche traccia si potrà rinvenire.
Esatto. Anche se negli inventari di soppressione é difficile ritrovare i nomi delle famiglie titolari degli altari. Comunque é nelle fonti documentarie ( come dice bene Lucia Lo Priore) che é possibile trovare la soluzione al rebus. Saluti. Massimiliano Monaco.