Maurizio De Tullio commenta con una lucida anche se amara riflessione l’articolo di ieri, Foggia: fuggire o restare. Ecco quanto scrive Maurizio, che come sempre ringrazio per il suo contributo.
Foggia è una città inesorabilmente destinata a implodere. Non sono i miei (pre)giudizi a minarla, non è la disoccupazione a trascinarla nel baratro. Parlo di una situazione che viene da lontano e che oggi occorre saper leggere con i numeri e non solo con le impressioni, anche se qualcuno potrebbe accusarmi di parlare usando proprio il metro delle sensazioni e non della realtà.
Invece sono convinto che queste mie sensazioni coincidano sempre più con dei dati di fatto plastici ed eloquenti, che solo certa miopia culturale può negare. E mi spiego.
Quando parlo di numeri, mi riferisco al fatto che sempre più foggiani dimostrano scarso o nullo “senso di appartenenza” (da non confondere con quello che una volta era definito “senso civico”).
Se non sai chi sei, cosa vuoi, come vivi, come devi rapportarti, come devi organizzarti e, soprattutto, se non ami e non difendi realmente la città che ti accoglie (per nascita, lavoro, studio o altro) ma – viceversa – ti limiti a vantarti di essere un suo concittadino e di sventolare il rosso e il nero dei colori calcistici, fai pure amico concittadino.
Le “peggiori offese” – come scrive qualcuno – vengono solo dal Nord? Al contrario! Siamo noi ad offendere questa città con i nostri comportamenti (o con i NON comportamenti). Sono i nostri sguardi volti altrove, il non saper far valere i nostri diritti ma limitarci a pretenderli, che dimostrano il nostro autolesionismo civile.
Certo, non mancano virtuosismi, eccellenze culturali, imprenditoriali e artistiche. Ma dove vivono? A Foggia?
Dai post e dalle mail che leggo qua e là, non mi pare, e non da oggi.
Giordano, Arbore, Pazienza, Luxuria, Placido, Campagna non sono diventati quelli che sono diventati operando a Foggia. Se avessero scelto di vivere qui, si sarebbero chiamati Umberto, Renzo, Andrea, Vladimiro, Michele, Pino.
Ci sarà pure un motivo per cui siamo capaci di far nascere degli autentici geni ma non di portare questa città (e questa provincia) all’altezza del loro genio.
Da molti anni la stessa squadra di calcio si esprime meglio quando gioca fuori casa…
Ecco, probabilmente è la “cultura ultras” (in senso ampio) a disorientare questa città, a impedirle di crescere in maniera armonica, autocritica e cosciente: perché ogni volta vediamo solo un “nemico” dall’altra parte, e ci prepariamo ad assaltarlo, a negarne valori e soggettività, a far prevalere l’istinto rancoroso e la forza dei muscoli. E alla fine cosa resta? Niente.
Foggia abbaia ma non morde. Foggia c’è ma non risulta. Foggia si esprime senza farsi comprendere. Foggia sublima la ‘controra’ estremizzandone i tempi.
Foggia non c’è più e cercarla è più faticoso (e inutile) che costruirla daccapo (e non in senso… edilizio).
E non ho (molta) stima dei foggiani perché non capiscono quanto sia importante la parola stima, che non può essere usata come un “mi piace” qualunque.
Le parole pesano, sempre, e a volte più di un macigno.
Cordialmente
Maurizio De Tullio
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Condivido "genericamente"…. troppo autolesionistico….secondo il mio modesto èarere Foggia soffre dei limiti storici e culturali del meridione in generale, nello specifico di limiti ottusi delkle classi dirigenti succedutesi nel tempo vittime anch'esse dell'aria paesana respirata…ci vuole un riscatto umano e culturale da parte di tutti in primis dei prossimi amministratori che devono creare le premesse operative, umane e culturali nel creare una nuova coscienza civica mirante più alla collettività che non al proprio orticello…..in breve rendere vivibile la città dal lavoro al tempo libero utilizzando tutte le opportunità nazionali ed europee..per riscattere tutte le potenzialità che la Daunia e il tavoliere non hanno ancora espresso….dall'aeroporto alle scuole alle strutture educative e culturali…..
Riscatto umano? Culturale? E addirittura da parte dei "nuovi" amministratori? Che creino una "nuova coscienza civica"? Opportunità nazionali ed europee?
Mario, ma dove vivi? Forse in una Foggia iperuranica…
L'aeroporto funzionava nel 1967, con voli nazionali: oggi ci volano solo gli elicotteri per andare alle Tremiti e domani quelli di carta per far giocare i nostri figli!
La Capitanata è la madre dell'oro rosso e abbiamo dovuto aspettare un Antonino Russo qualunque (appena defunto) per mettere in scatola i nostri pomodori!!
Certo che le abbiamo "sfruttate" le opportunità: come quelle dei terremoti del 1980 e del 2002, con migliaia di famiglie beneficiate da denari pubblici senza averne nemmeno moralmente diritto (parlo di Foggia e della quasi totalità dei Comuni dove non apparve nemmeno una crepa da 20 centimetri!).
E vogliamo parlare della Formazione Professionale?
E delle continue truffe all'INPS "made in Basso Tavoliere" che potrebbe far da soggetto a nuovi film alla Totò?
E delle nostre strade, soprattutto urbane ma anche extraurbane? Non ti sei mai chiesto "come mai" qui le strade sono tratturi di campagna o simili più a territori teatro di battaglie belliche? Eppure basta spostarsi di un centinaio di chilometri e lì sembra che ingegneri, geometri, ditte e operai provengano da un altro pianeta! E i documentari li vedi? Vedo città del (cosiddetto) Terzo Mondo, brulicanti di auto, moto e pedoni, dove il manto stradale è perennemente lindo e scorrevole?
Mario, sono d'accordo con te sul fatto che serve un riscatto, per Foggia e la Capitanata: questo riscatto si chiama "Nuovo Processo di Norimberga".
Cordialmente
Maurizio De Tullio