Giovanni Rinaldi è uno che, in fatto di memoria, la sa lunga. Correvano gli anni Settanta quando, assieme a Paola Sobrero, cominciò a raccogliere – documentandoli prevalentemente con il mezzo fotografico e con la registrazione sonora – pezzi e tracce della nostra memoria della terra, a rischio di scomparsa, impedendo che cadesse l’oblio su quell’humus fertile e profondo, in cui è nato ed è germinato Giuseppe Di Vittorio.
Erano gli anni in cui le provocazioni e le intuizioni di Ernesto De Martino cominciavano finalmente ad attecchire e mettere radici. Ma scavare nella memoria era ancora un fenomeno poco diffuso e guardato perfino con un certo sospetto dal mondo accademico.
Per fortuna ci fu chi credette in quel progetto. Maria Schinaia, indimenticabile assessore provinciale alla cultura, allestì presso la Biblioteca Provinciale uno spazio permanente dedicato ai materiali raccolti dai due ricercatori e fece dare alle stampe La memoria che resta, monumentale volume che raccoglie, come recita il sottotitolo, Vissuto quotidiano, mito e storia dei braccianti del Basso Tavoliere. Ripubblicato qualche anno fa da Edizioni Aramirè di Lecce, il volume ha alimentato una copiosa produzione letteraria, artistica e teatrale, dettagliatamente descritta nel sito del Progetto Braccianti.
[Consentitemi un inciso, quanto mai attuale, oggi che si fa a gara a sostenere l’inutilità delle Province: e se non ci fosse stata la Provincia, se non ci fosse stata la Biblioteca Provinciale, che ne sarebbe di questo patrimonio?]
Il bello di Giovanni Rinaldi (e la cosa più importante che mi ha insegnato) è il suo credere fermamente che la memoria sia materia viva, pulsante, in grado di generare altra vita, altra cultura. Di sprigionare futuro.
Per tutte queste ragioni, e per la stima e per l’affetto che porto a Giovanni, mi ha intrigato non poco sapere che da qualche settimana ha preso ad interessarsi dei bombardamenti che nel 1943 rasero al suolo la città di Foggia e provocarono la morte di migliaia di suoi cittadini.
Incaricato dal Ce.Se.Vo.Ca. (il Centro Servizi per il Volontariato della Capitanata) di documentare con alcuni cortometraggi l’attività delle associazioni di volontariato foggiane, è rimasto contagiato dalle iniziative che l’Auser sta conducendo, assieme alle altre quattordici associazioni aderenti al cartello Le Radici Le Ali, per trasformare l’occasione offerta dal settantesimo anniversario dei bombardamenti in un momento collettivo di recupero di memoria e di consolidamento dell’identità.
Con la collaborazione di Vittorio Cucci e di Raffaele De Seneen ha intervistato tre protagonisti della tragica estate vissuta dal capoluogo dauno (Mario Napolitano, Arnaldo De Cristofaro e Mario Muscatiello) e ha montato le interviste in un cortometraggio – Testimoni della memoria – in cui semplicità, rigore formale e stilistico vengono declinati in una narrazione di grande intensità emotiva.
Rinaldi si è affidato soltanto al montaggio ed a scarne didascalie per raccontare una vicenda che – grazie alla memoria e al desiderio di tramandarla dei protagonisti intervistati – assume i contorni di un’epopea. E torna così ad essere veramente qualcosa di vivo e vitale, di trasmissivo e di prorompente.
Il risultato è coinvolgente. Importante. Un modello da tenere presente per tutti quanti si stanno cimentando con il recupero e la rilettura di questa pagina drammatica ma fondamentale della storia di Foggia.
Potrebbe essere l’inizio di un progetto più ampio: “potrebbe rappresentare – sogna Giovanni Rinaldi – il ‘pilota’ di una lavoro più approfondito sulla memoria orale dei protagonisti degli accadimenti e in una sua trasposizione nel linguaggio cinematografico documentaristico.” Un bel sogno, che mi piace condividere.
Il video è stato pubblicato oggi su YouTube. Cliccate sull’immagine per vederlo.
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