A Foggia è in atto una rivoluzione. Una bella rivoluzione
culturale.
culturale.
Con la complicità delle celebrazioni del settantesimo
anniversario dei bombardamenti, stanno esponenzialmente crescendo sia le
ricerche storiche sul recente passato della città, sia il recupero e la raccolta di frammenti
di memoria collettiva.
anniversario dei bombardamenti, stanno esponenzialmente crescendo sia le
ricerche storiche sul recente passato della città, sia il recupero e la raccolta di frammenti
di memoria collettiva.
Autori vecchi e nuovi indagano, riportano alla luce,
ricostruiscono quel pezzo fondamentale della storia foggiana rappresentato
dalla tragica estate del 1943 e dalla successiva ricostruzione. Appassionati e
semplici cittadini che amano la loro terra, contribuiscono a scavare, riportare
alla luce, collazionare.
ricostruiscono quel pezzo fondamentale della storia foggiana rappresentato
dalla tragica estate del 1943 e dalla successiva ricostruzione. Appassionati e
semplici cittadini che amano la loro terra, contribuiscono a scavare, riportare
alla luce, collazionare.
Le attività di ricerca e di produzione culturale, peraltro
di alto livello, s’incrociano molto positivamente con il coinvolgimento, la partecipazione della popolazione
a questo sforzo collettivo di recupero della memoria e dell’identità. Negli ultimi anni
c’è stato tutto un florilegio di gruppi e pagine che sul social network
raccolgono la memoria, e siti che
si occupano di recuperarla, diffonderla, custodirla.
di alto livello, s’incrociano molto positivamente con il coinvolgimento, la partecipazione della popolazione
a questo sforzo collettivo di recupero della memoria e dell’identità. Negli ultimi anni
c’è stato tutto un florilegio di gruppi e pagine che sul social network
raccolgono la memoria, e siti che
si occupano di recuperarla, diffonderla, custodirla.
Il risultato è la progressiva sedimentazione di una memoria
condivisa, che potrebbe rivelarsi un importante strumento di costruzione del
futuro. Un circolo una volta tanto virtuoso, che produce, in definitiva, public history, anche se, fino ad oggi,
in maniera non del tutto consapevole e dichiarata.
condivisa, che potrebbe rivelarsi un importante strumento di costruzione del
futuro. Un circolo una volta tanto virtuoso, che produce, in definitiva, public history, anche se, fino ad oggi,
in maniera non del tutto consapevole e dichiarata.
Questa inconsapevolezza rappresenta un aspetto non
secondario di questo fenomeno, con il quale bisognerà fare presto i conti,
tanto più che da più parti di parla di Musei della memoria. Quel plurale non ha
senso perché la memoria è una, pur se plurale e pluralistica. E ha senso soltanto se condivisa.
secondario di questo fenomeno, con il quale bisognerà fare presto i conti,
tanto più che da più parti di parla di Musei della memoria. Quel plurale non ha
senso perché la memoria è una, pur se plurale e pluralistica. E ha senso soltanto se condivisa.
La scommessa vera sta nella prospettiva di una Public History della città, a partire dal ricordo della sua pagina
più drammatica. Adesso, forse, le premesse ci sono.
più drammatica. Adesso, forse, le premesse ci sono.
Quanto sta accadendo a Foggia è, del resto, perfettamente
coerente con la definizione che della public history dà uno dei maggiori
esperti di questa nuova disciplina, George Noiret: “la public history è storia fatta sul terreno, tra gente che produce
testimonianze della storia stessa. L’esercizio della public history fa leva su
diversi “supporti mediatici”, e
non soltanto quelli tradizionali, come la scrittura, e raggiunge un vasto
pubblico coinvolto nelle pratiche della storia pubblica. La Public History usa
molti modi per comunicare, ma la rete è entrata con prepotenza per diffondere
le sue realizzazioni con siti e comunicazioni di storia che possano cambiare
anche lo stesso rapporto con gli eventi del passato recente, ricollocandoli in
una più vasta costruzione, quella delle memorie individuali e collettive.”
coerente con la definizione che della public history dà uno dei maggiori
esperti di questa nuova disciplina, George Noiret: “la public history è storia fatta sul terreno, tra gente che produce
testimonianze della storia stessa. L’esercizio della public history fa leva su
diversi “supporti mediatici”, e
non soltanto quelli tradizionali, come la scrittura, e raggiunge un vasto
pubblico coinvolto nelle pratiche della storia pubblica. La Public History usa
molti modi per comunicare, ma la rete è entrata con prepotenza per diffondere
le sue realizzazioni con siti e comunicazioni di storia che possano cambiare
anche lo stesso rapporto con gli eventi del passato recente, ricollocandoli in
una più vasta costruzione, quella delle memorie individuali e collettive.”
Tra i diversi materiali che Noiret indica quali costruttori
di Public History un posto d’onore spetta alla fotografia, e per evidenti,
ovvie ragioni: l’immagine fotografica è, in se stessa un documento storico, una
fonte storica più o meno
importante, ed è più facile di altri tipi di documenti da raccogliere,
scambiare, organizzare in modo più o meno sistematico. Non è un caso che molti gruppi che stanno fiorendo su facebook si occupano proprio della raccolta di fotografie d’epoca.
di Public History un posto d’onore spetta alla fotografia, e per evidenti,
ovvie ragioni: l’immagine fotografica è, in se stessa un documento storico, una
fonte storica più o meno
importante, ed è più facile di altri tipi di documenti da raccogliere,
scambiare, organizzare in modo più o meno sistematico. Non è un caso che molti gruppi che stanno fiorendo su facebook si occupano proprio della raccolta di fotografie d’epoca.
Lo stesso discorso vale, comunque, per altri tipi di “supporto”: i
video, le testimonianze sonore, i giornali d’epoca, i documenti, tutti quei
materiali che esperti, appassionati, semplici cittadini stanno raccogliendo e
mettendo a disposizione di tutti. Tutto questo rappresenta già, in nuce,
un’ottima base per il Museo della Memoria di cui si parla. Più che di cose, di reperti da esporre in un museo, la memoria è qualcosa di vivo e di dinamico, essendo fatta di ricordi, per loro natura
immateriali, ma recuperabili e conservabili su supporti altrettanto
immateriali. La memoria ha la leggerezza dei bit: ma organizzare,
sistematizzare, rendere fruibile questi bit è tutt’altro discorso.
video, le testimonianze sonore, i giornali d’epoca, i documenti, tutti quei
materiali che esperti, appassionati, semplici cittadini stanno raccogliendo e
mettendo a disposizione di tutti. Tutto questo rappresenta già, in nuce,
un’ottima base per il Museo della Memoria di cui si parla. Più che di cose, di reperti da esporre in un museo, la memoria è qualcosa di vivo e di dinamico, essendo fatta di ricordi, per loro natura
immateriali, ma recuperabili e conservabili su supporti altrettanto
immateriali. La memoria ha la leggerezza dei bit: ma organizzare,
sistematizzare, rendere fruibile questi bit è tutt’altro discorso.
Provo ad elencare le diverse risorse che in questi anni si
sono venute consolidando, e che stanno dando vita a questo straordinario patrimonio. Chiedo fin d’ora scusa ai lettori per
eventuali errori ed omissioni. Ogni tentativo “enciclopedico” si espone in
qualche misura al rischio dell’incompletezza: ma è necessario però dar conto di
quanto sta accadendo, per cercare di vedere tutti la foresta che si va componendo, oltre ai singoli alberi. Senza dimenticare che la sfida prossima ventura sarà di
cercare di fare sintesi, e sistema, per riuscire a produrre una Public History consapevole.
sono venute consolidando, e che stanno dando vita a questo straordinario patrimonio. Chiedo fin d’ora scusa ai lettori per
eventuali errori ed omissioni. Ogni tentativo “enciclopedico” si espone in
qualche misura al rischio dell’incompletezza: ma è necessario però dar conto di
quanto sta accadendo, per cercare di vedere tutti la foresta che si va componendo, oltre ai singoli alberi. Senza dimenticare che la sfida prossima ventura sarà di
cercare di fare sintesi, e sistema, per riuscire a produrre una Public History consapevole.
L’ordine è più o meno cronologico e ovviamente non
gerarchico. Mi limito in questa occasione a elencare esclusivamente le risorse
pubbliche ovvero i materiali messi
a disposizione del pubblico, in
questo sforzo di recupero e ricostruzione della memoria collettiva. Tralascio
per il momento le opere di autori come Tommaso Palermo, Gastone Mazzanti, Carmine De Leo, Alberto Mangano, Raffaele De Seneen, Luigi Iacomino e Salvatore Aiezza, che con la loro produzione hanno dato un formidabile contributo al recupero della memoria storica.
gerarchico. Mi limito in questa occasione a elencare esclusivamente le risorse
pubbliche ovvero i materiali messi
a disposizione del pubblico, in
questo sforzo di recupero e ricostruzione della memoria collettiva. Tralascio
per il momento le opere di autori come Tommaso Palermo, Gastone Mazzanti, Carmine De Leo, Alberto Mangano, Raffaele De Seneen, Luigi Iacomino e Salvatore Aiezza, che con la loro produzione hanno dato un formidabile contributo al recupero della memoria storica.
- Orgoglio foggiano, il sito di Alberto Mangano,
è stato il primo ad occuparsi sistematicamente di storia foggiana, con un
dovizioso corredo di immagini e documenti. Si definisce Sito amatoriale sulla cultura, la storia, le curiosità, gli aneddoti e tutto ciò che possa
esprimere ad ogni livello l’orgoglio dell’essere foggiano! - Vincenzo Saponaro, con il suo blog Foggia in Guerra, nato nell’agosto del 2008, ricchissimo di articoli dello stesso autore,
documenti, immagini e video, e con la omonima pagina facebook che è essa stessa un prezioso aggregatore di altre immagini e documenti. - Il Gruppo del Comitato
Un monumento a ricordo delle vittime del 1943 (che vede tra i suoi promotori lo
stesso Alberto Mangano), nato inizialmente come luogo virtuale di incontro tra
quanti sostengono la sacrosanta iniziativa del monumento, si sta trasformando
negli ultimi mesi in una formidabile repository di documenti di straordinario
interesse. Nella sezione Files sono presenti materiali digitali rari e di
pregio, come la collezione dei numeri di Foggia Occupator, il giornale che
veniva pubblicato dalla truppe americane di stanza a Foggia. Merito di autori,
come Tommaso Palermo e Salvatore
Aiezza che si stanno in prima persona adoperando per la ricostruzione della
storia della Foggia del secolo scorso. Il comitato ha anche un ricchissimo
canale you tube, con ben 55 filmati che si occupano, a vario titolo dei
bombardamenti su Foggia. - La pagina facebook Foggia com’era, fondata da Toni La Notte, è forse l’esempio più efficace di una
public history che si costruisce e si sedimenta a poco a poco, attraverso le
fotografie. Vi vengono pubblicati materiali rarissimi e spesso inediti, ma va
sottolineato soprattutto l’intensa ed appassionata partecipazione degli
aderenti al gruppo. - Il cartello di associazioni Le Radici Le Ali (che comprende,
tra gli altri, l’Auser, l’Arci, le Acli, Legambiente, le organizzazioni di
categoria dei pensionati di Cgil, Cisl, Uil) nato per diffondere una cultura
della pace, a partire dalla rievocazione dei bombardamenti, ha un gruppo su
Facebook (Foggia Estate 1943) curato da Antonio Altilia, focalizzato attorno alle manifestazioni
promosse dal gruppo di associazione. Il canale you tube di Altilia mette on
line l’intero ciclo di conferenze promosse dal cartello di associazioni, svoltosi nella scorsa primavera alla Sala Mazza del Museo Civico.
Da qualche giorno a questo cospicuo archivio si è aggiunto il film realizzato da Giovanni Rinaldi, che ha raccolto la testimonianza di tre anziani foggiani
che vissero la tragica estate del 1943, e che rappresenta un eccellente modello di videointervista (molto gradevole da vedere) finalizzata alla rivitalizzazione della memoria collettiva. - La compagnia teatrale ScenAperta guidata da Tonio Sereno, instancabile animatore culturale, ha
svolto un importante azione di sensibilizzazione sui bombardamenti producendo
diversi spettacoli sull’argomento, tra cui l’applauditissimo Coriandoli di Luigi Schiavone. Molta parte di questa produzione, efficace
esempio di teatro civile, è disponibile sul canale YouTube della compagnia. - Nel loro blog Foggia Racconta (col significativo sottotitolo Voce dal cuore di chi l’ama) Raffaele De Seneen e Romeo Brescia raccolgono e raccontano storie a rischio d’oblio, persone, ricordi e memorie. Il sito si distingue per la qualità narrativa e letteraria e per una cospicua galleria video.
- Proprio mentre chiudevo questo articolo (la cui elaborazione
– confesso – ha richiesto molto più tempo e più ponderazione del solito) sono
stato invitato a far parte di due gruppi freschi di fondazione, dedicati non
specificatamente ai bombardamenti, ma comunque alla memoria condivisa cittadina.
Si tratta di Foggia:ricordi del cuore promosso da Cristina Consales e Foggia sparita promosso da Nicola
Episcopo. È particolarmente significativo che proprio in questi giorni su tali gruppi si discuta della possibilità di unificarli in uno solo, per evitare ridondanze e in qualche modo sistematizzare e coordinare meglio le attività di ricerca. Ma è ancora più significativo che il dibattito abbia registrato un’autentica profluvie di interventi, una volta tanto assolutamente costruttivi.
Forse il momento è propizio. Il ricordo della drammatica estate del 1943 sta producendo una nuova coscienza civica. Che potrebbe preludere ad una ritrovata identità cittadina. Il Museo della Memoria rappresenta per tutti un importante, ineludibile banco di prova.
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Geppe, hai sintetizzato un'atmosfera densa di attenzione e ricerca che in questo anno si sta facendo più densa e coinvolgente, anche nell'ambito virtuale dei social network. La strada della rilettura del '43 è sempre aperta e vive, oggi, di nuovi stimoli. L'analisi delle fonti resta sempre un criterio base per poter erigere ogni edificio di ricerca quindi ben venga l'entusiasmo ma sempre contornato di conoscenze e sensibilità, per evitare facili incongruenze e confusioni. Il passo successivo, secondo me, dovrebbe essere quello del luogo fisico della memoria; in questo le autorità competenti nell'ambito culturale possono e devono dare un contributo decisivo, dando corpo a quel contenitore materiale cui molti di noi guardano solo in sogno…
Grazie del tuo apprezzamento, Tommaso. Il problema non è solo quello del contenitore e dei contenuti. Ma della reale volontà di fare rete e squadra. Ma questa volta forse siamo sulla strada buona.
Caro Geppe, per far questo, e non lo dico polemicamente, bisognerebbe uscire dagli steccati dei personalismi e delle gelosie. Il tuo auspicio é quello che a parole perseguiamo tutti ma che di fatto nessuno di noi realizza. Hai mai visto la pubblicitá di un evento come la terza mostra di cimeli che chiude oggi su qualche altro gruppo fb che non fosse quello del comitato per la realizzazione del monumento? E allora di cosa stiamo parlando?
Esiste qulacuno che non abbia avuto spazio e visibilitá sul mio sito? Nessuno
Qualcuno mai ha pensato che era giusto sedersi intorno ad un tavolo per un percorso comune?
A Foggia non si pensa ai contenuti ma ai personaggi che si attivano per affermarli.
La strada é impervia ma il mio gruppo ed io per primo siamo qui e siamo pronti a dialogare con tutti senza nascondere eventuali responsabilitá, qualora ce ne fossero, che potrebbero aver coinvolto pure noi
Grazie, in primis, caro Geppe, per le tue parole di apprezzamento verso il lavoro che in tanti stiamo svolgendo a Foggia, per Foggia e sulla sua storia. Devo convenire con Alberto che la "Reductium ad unum" da tutti auspicata e,a verbalmente, più volte sbandierata in convegni, seminari o su fb, è al di la dal venire. La stessa scarsa pubblicità dimostrata verso la mostra espositiva che chiude oggi i battenti e organizzata dal nostro Comitato, seppur affatto pubblicizzata e divulgata, ha comunque ottenuto un buon successo di visitatori; tra cui anche le scuole. Certo, sedersi attorno ad un tavolo; eliminare gli individualismi e i protagonismi; concorrere alla creazione di un museo storico sulla storia di Foggia dagli anni 40 in poi è l'auspicio nel quale, nonostante tutto, ancora crediamo.
Apprezzo lo sforzo di Geppe nel tirare un po' le somme, sul tema del dramma vissuto da Foggia nel 1943. Così come condivido le parole di Tommaso, Alberto e Salvatore. Direi che è finalmente giunta l'ora di mettere da parte egoismi, invidie, protagonismi, primogeniture. L'esempio che posso portare è che quando ho lanciato il mio ultimo "grido d'allarme" (era metà aprile di quest'anno: l'intervista che mi fece Fabrizio Sereno di "Foggia Città Aperta" è su You Tube) sulla necessità che non si perdesse più tempo e nascesse un "Comitato per Ralph De Palma", le risposte sono arrivate. E subito! In poche settimane abbiamo costituito UN sito internet, UN solo Comitato, realizzato UN programma comune. E abbiamo da subito coinvolto in primis gli enti pubblici e le Istituzioni (Comuni, Provincia, Regione, CCIAA, Promodaunia, CONI, ACI ecc.) e, a ruota, associazioni, aziende, privati e giornalisti.
Oggi Ralph De Palma è un patrimonio pugliese e non più biccarese o foggiano e le iniziative fatte in poco più di tre mesi si sprecano!
Tornando, quindi, al punto: occorre fissare una data. Propongo quella del 28 maggio 2014, primo giorno di bombardamenti su Foggia (ma se ne può trovare un'altra). Siccome per quella data può darsi che si voterà, facciamo almeno in tempo a coinvolgere da subito gli attuali amministratori foggiani (di Giunta e di Consiglio comunale) e possiamo chiedere ai candidati-sindaco che – se eletti – di mettere tra i primi punti del loro programma politico-amministrativo l'adesione all'UNICO Comitato per il "Museo della Guerra" che nel frattempo si costituirà (lo chiamo così ma solo per praticità di comprensione). Si dovranno coinvolgere DA SUBITO il Commissario della Provincia, la Biblioteca Provinciale e l'Università degli Studi e TUTTE le associazioni, le organizzazioni categoriali (penso a quelle dei ferrovieri, dei Vigili del Fuoco, dei Vigili Urbani per il ruolo svolto 70 anni fa), gli organi d'informazione, per costruire insieme la base su cui realizzare(al massimo in due anni) il "Museo della Guerra" (o quello che sarà nella struttura e nella denominazione).
E' ora di lasciare le chiacchiere e gli errori del passato e di passare alla fase propositiva e realizzativa. Non vedo altri modi per finirla con le polemiche e i piagnistei. E quando dico "Museo" intendo un luogo fisico ma anche multimediale; intendo la realizzazione del monumento ai caduti; intendo anche la parete con tutti i morti identificati (sono arrivato a 771 ma la mia ricerca continua) e quant'altro dovrà e potrà far chiarezza di quel che accadde durante quei giorni e anche dopo.
Per ora resto a disposizione di quel che si vorrà fare.
Maurizio De Tullio
Carissimo Geppe, è da diverso tempo che con i tuoi argomentati articoli solleciti le tante realtà ( singoli appassionati e ricercatori, blog, associazioni) che a vario modo si interessano alla nostra recente storia e dei bombardamenti che Foggia subì, giusto 70 anni fa, affinché condividano un progetto che abbia come obiettivo ultimo quello di ricercare, raccogliere e strutturare organicamente tutto il materiale esistente (foto, video, documenti, testimonianze …..) in un ”museo”, “banca”, “casa” (non ci appassioniamo al nome), per conservare e trasmettere la memoria condivisa di quei tragici avvenimenti.
La rete “Le Radici e le Ali” , costituita da 15 associazioni (AUSER, ACLI, ARCI, ANPI, ANTEAS, ASSOCIAZIONE PER LA PACE, CAPITANATA FUTURA, LEGAMBIENTE “CIRCOLO GAIA”, CENACOLO CULTURALE “CONTARDO FERRINI”, LIBERA, SCENAPERTA, SPI CGIL, FNP CISL, FLC CGIL, CGIL), ha elaborato un progetto storico-culturale e di ricerca su tale argomento, rivolto essenzialmente agli studenti delle scuole cittadine, e si rende pienamente disponibile ad individuare un percorso unificante con quanti vogliano condividere gli obiettivi che in questo tuo articolo ed in quelli precedenti hai ottimamente individuato con la costruzione di una public history della città.
Chi meglio di te, pertanto, può essere punto di riferimento e di aggregazione per organizzare un primo incontro con quanti si sono resi e si renderanno disponibili, definendo data e luogo.
Le associazioni tutte della rete ci saranno.
Faccio mio il tuo auspicio “A Foggia è in atto una rivoluzione. Una bella rivoluzione culturale”. Bene, anzi benissimo, auguriamoci, allora, che il nuovo anno sia l’anno della rivoluzione compiuta.
Vittorio Cucci
Portavoce della rete “Le radici e le Ali”