Salvatore Valerio ha postato sulla mia bacheca fb, quale commento al post in cui ricordavo l’anniversario della scomparsa del più grande bomber che abbia indossato la maglia del Foggia, Vittorio Cosimo Nocera, un bel ricordo non solo del calciatore, ma di quegli anni particolarissimi che la città visse la prima volta che approdò in serie A. È una bella testimonianza, oltre che un contributo alla ricostruzione di una pagina importante della storia della città. Ecco quanto ha scritto Salvatore.
Erano
i primi anni sessanta, avevo la mia dimora in via Ascoli palazzine INA
Casa, quelli per intenderci che davano e danno proprio sullo stadio
Pino Zaccheria. La nostra casa con l’avvento del Foggia in serie A diventò una dependance dello Stadio. Prima della costruzione delle Gradinate si vedeva benissimo la partita dal balcone e potete immaginare cosa
diventava casa mia la Domenica delle partite casalinghe del Foggia. (Nella foto a fianco, si vedono Nocera allo Zaccheria e, sullo sfondo, i palazzi di cui parla Salvatore Valerio, n.d.r.)
Le Domeniche della mia adolescenza erano delle
feste continue, riempite dal gustoso profumo del ragù e da enormi vassoi
di paste (bisognava accogliere degnamente i parenti e non solo). Il
punto massimo della partecipazione ci fu quando scese a Foggia l’Inter
Stellare pluridecorata che aveva da poco vinto la Coppa
Intercontinentale.
Da settimane sognavo questa partita, la reputavo già una impresa
titanica doverla giocare dai nostri bravi, ma tecnicamente inferiori
calciatori di provincia. Dopo quel famoso 3 a 2 per il Foggia, quello
spilungone che parlava mica tanto bene l’Italiano con uno spiccato
accento campano, con quella splendida doppietta infilata a quella
difesa di caratura mondiale, mi rimase sempre nel cuore e mi fece
capire che nel calcio come in altri sport e penso come nella vita, la
passione, l’agonismo, il sacrificio, la voglia di emergere, di scalare
vette che sembrano insormontabili, non sono obiettivi invalicabili se
c’è la forza di volontà.
Nocera ha rappresentato in quegli anni anche l’immagine di un riscatto
sociale. Il riscatto di un umile ragazzo del sud diventato famoso grazie
al grande palcoscenico del calcio nazionale. Il riscatto di un ragazzo
di un sud che mostrava con orgoglio, nonostante fossero gli anni del boom economico, differenze
notevolii con l’opulento nord delle fabbriche e del benessere.
Grazie a te, Cosimo Vittorio Nocera, tutti quelli della mia generazione
hanno sognato di diventare campioni, anche io e i miei amici del
quartiere.
Che emozioni che ci hai dato! E’ vero, erano altri tempi, un periodo
dove la semplicità ed anche l’ ingenuità, erano delle costanti.
Erano i tempi in cui ci si affezionava alla maglia ed alla squadra che ti aveva fatto conoscere ed apprezzare, non come oggi…
Ti ringrazio per aver donato delle splendide giornate di festa alla mia
famiglia: bastava un goal di Nocera, l’odore del ragù della mia
splendida mamma, l’accoglienza allegra e spontanea del mio bel papà e
di tutto il resto della famiglia, per rendermi il ragazzino più felice
del mondo !
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