Aiezza racconta il Natale del 1945, tra dramma e speranza

Salvatore Agostino Aiezza è uno dei protagonisti della nuova generazioni di autori e ricercatori foggiani che stanno cercando di gettare nuova luce sul recente passato della storia di Foggia e, in modo particolare, su quel travagliato passaggio rappresentato dai bombardamenti, dalla successiva ricostruzione e dalla lenta ma inquietante marginalizzazione che il capoluogo dauno ha subito negli ultimi decenni. Memorabili, ad esempio, le pagine che ha scritto sulla storia della stazione ferroviaria foggiana, la cui posizione strategica fu una delle cause della durezza dei bombardamenti alleati, ma che è stata successivamente disconosciuta dalla miopia della classe dirigente regionale.

Il bello di Aiezza è che riesce a raccontare con piglio leggero, alternando la narrazione dei tanti drammi che la città su trovò a vivere con pagine di vita quotidiana in cui si trova invece il desiderio di andare avanti, nonostante tutto. Dobbiamo a Salvatore la lettura e il recupero di storia che riguardavano l’attività artistica e musicale che si svolgeva in città durante la guerra.
Aiezza sta adesso studiando l’occupazione americana, periodo importante perché in quei mesi si posero le basi per il difficile processo di ricostruzione, e il cui approfondimento dovrà dunque rappresentare un’ulteriore sfida per la nouvelle vague dei nostri bravi autori.
Salvatore Agostino Aiezza e Tommaso Palermo stanno riportando alla luce molti documenti dell’epoca, come i numeri del giornale Foggia Occupator che gli alleati pubblicavano durante il periodo in cui furono a Foggia e in altre località della Capitanata. Questo autentico tesoro documentale è disponibile dell’archivio, su facebook, del Comitato per il monumento alle vittime del 1943. L’archivio è disponibile a questo link: https://www.facebook.com/groups/374725092544145/files/
Particolarmente interessante il numero pubblicato in occasione del Natale del 1945, soltanto qualche mese dopo la conquista di Foggia.
Salvatore Aiezza racconta quel numero, e l’atmosfera che in città si respirava, in un bell’articolo che ha voluto regalare agli amici, anche di Lettere Meridiane (gliene sono profondamente grato). Eccone il testo.
* * *
L’albero di Natale, il presepe, la messa di mezzanotte, Babbo Natale  in giro per la città e nei padiglioni dell’ospedale per portare doni ai piccoli ricoverati e ai bambini poveri; poi concerti, opere teatrali, musiche e danze veglione di fine anno e gare sportive. Potrebbe sembrare  l’elenco degli eventi che, comunemente, vengono organizzati  durante il periodo delle festività  natalizie e di fine anno, se non fosse per un dettaglio molto importante:  stiamo parlando del Natale 1945  e del Capodanno 1946 a Foggia. A raccontarcelo la famosa rivista:  “Foggia Occupator”.  Stampata in inglese e  distribuita tra le forze di occupazione di stanza  nella nostra città.I numeri 5 e 6 della rivista usciti, rispettivamente, domenica 23 e domenica 30 dicembre 1945, ci raccontano  dei tanti eventi organizzati  per l’occasione dai Comandi alleati e, in particolare dalla “American Red Cross”, una delle strutture più importanti e “potenti” presente in Capitanata.
Per quanti, sconoscendo la nostra storia, si limitassero a leggere quelle riviste, potrebbe apparire una Foggia festosa e senza problemi ed invece, è necessario ricordare, che  alle tante iniziative benefiche in favore dei nostri poveri e dei piccoli; accanto alle manifestazioni sportive; alle rappresentazioni canore presso il teatro Flagella, ed  alle belle giornate  della vigilia, di natale e del 31 dicembre trascorse tra cenoni nei Circoli Ufficiali e i tanti luoghi di ritrovo dei militari dell’esercito alleato ( osterie, bar, trattorie) nei quali si esibivano, tra gli altri,  la celebre orchestra dei Parker Boys del Maestro Garofalo e l’orchestra del Maestro Renzulli; si contrapponeva una Foggia con le ferite dei bombardamenti dell’estate del 43 ancora aperte.  Gli alleati erano giunti a Foggia sul finire di settembre del 43. L’opera di ricostruzione: morale e civile, era appena all’inizio. Moltissimi nuclei famigliari, rientrati dallo sfollamento nei comuni della provincia e oltre,si arrangiavano come potevano in veri e propri tuguri, spesso dividendoli con gli animali domestici. Eppure, sin dal primo natale da “liberatori”, dicembre 43, gli alleati cercarono di alleviare, per quanto potevano le sofferenze e i drammi di tanti foggiani. Oltre alle tante iniziative in favore dei bambini poveri e dei malati, creavano eventi, quali quelli che si tenevano presso il Flagella o nel nostro stadio comunale,per far trascorrere in spensieratezza qualche ora ai nostri concittadini. Celebri le befane che i soldati alleati organizzavano per i piccoli foggiani; i cori e gli incontri musicali presso la scuola elementare Parisi. La messa di mezzanotte della vigilia nella Chiesa di Gesù e Maria. I “party” per i figli dei prigionieri di guerra.  Molto più spesso, in occasione delle varie feste che si tenevano nei circoli militari, erano le ragazze foggiane ad essere invitate a partecipare. A volte nascevano veri e propri amori sfociati in matrimoni tra nostre concittadine e ufficiali alleati che venivano celebrate a Foggia. Ma non erano solo gli alleati ad occuparsi dei bambini e della povertà di molti di loro. E’ del 1948 un bellissimo numero unico uscito il 23 dicembre 2013, sotto il titolo “Buon Natale: Salviamo l’Infanzia” completamente dedicato ai bambini poveri e disagiati di Foggia. Pensate che se ne contavano più di 40.000 in tutta la provincia! Oltre al messaggio delll’allora indimenticato Vescovo Monsignor Farina e ai tanti messaggi da parte di autorità civili e militari, veniva dato conto della consegna di oltre tremila pacchi dono ai bambini della provincia e di numerose altre iniziative del “Comitato Provinciale per il Natale dei bimbi poveri” sotto il patrocinio della Croce Rossa Italiana.
C’è una frase, molto significativa, secondo me, nel discorso di Monsignor Farina, che vorrei qui riportare per chiudere questo “amarcord” sul natale dell’immediato dopoguerra a Foggia. Una frase che sembra anticipare il pensiero di Papa Francesco: “…Prendere sul serio i poveri, fino a considerar propria l’altrui miseria, fino a sentirne dentro casa il peso e la vergogna: ecco il comandamento del Natale. Chi non lo intende, seppur battezzato e cresimato resta un pagano..”
Auguri di buon Natale e Felice anno nuovo a tutti.
Salvatore Aiezza

Views: 0

Author: Geppe Inserra

1 thought on “Aiezza racconta il Natale del 1945, tra dramma e speranza

  1. Grazie Geppe per le tue sempre belle parole verso i miei scritti. Questa mio piccolo contributo si inserisce nel contesto di un grande fermento che vedo, come te e tanti altri, svilupparsi sulle pagine di questi moderni mezzi di comunicazione. Di questo sono molto soddisfatto e contento. Si sta "riannodando" il filo della memoria tra passato e presente; lo si sta rafforzando se, pensiamo, che fino a poco tempo fa rischiava di "spezzarsi" e portare nell'oblio tutto il nostro recente passato. Il lavoro (grande e importante) di tanti studiosi, scrittori e ricercatori e quello più modesto di altri, come il sottoscritto, che lo fanno per passione, sta dando buoni frutti. Il contributo delle istituzioni; dei Mass media, della scuola, degli opinionisti, dei giornalisti, come nel tuo caso, può essere determinante per consacrare definitivamente questa materia ( La storia di Foggia dagli anni 40 in poi) tra quelle che tutte le nuove generazioni devono conoscere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *