Fa discutere il post su Via Arpi, in cui sottolineavo la stridente contraddizione tra il sogno vagheggiato (e parzialmente avverato) dalla preside emerita della Facoltà di Lettere dell’Università di Foggia, Franca Pinto Minerva di via Arpi quale strada dell’arte, della cultura e della conoscenza, e un’attualità fatta di atti teppistici e discutibili progetti di arredo urbano. Una contraddizione – sostenevo – da cui emerge tutta la difficoltà che Foggia incontra nel darsi dei simboli d’identità, nel riconoscersi nei suoi posti, nella strade e nelle piazze.
Mi scrive Mario Cobuzzi, esperto di storia dell’arte ed autore dell’interessante blog Kunst: “quello che scrivi sulla difficoltà di riconoscersi in simboli mi sembra tristemente vero, per foggia non per niente quelli che dovrebbero essere i suoi simboli culturali e storici (i palazzi storici o la regia masseria del pantano) sono in uno stato di abbandono miserrimo… sulla questione delle periferie, il problema è della speculazione (legale o meno) che sta deturpando questa città.”
Vittorio Russo interviene sottolineando la necessità di un più saldo rapporto tra città e residenti: “l’arte e la cultura vanno costruite prima nelle menti di chi è destinato a svolgere mansioni di “tutoraggio” in quanto residente, e poi nelle idee da mettere in campo.” Ed è appunto la conseguenze della difficoltà di ricopersi nella città, di sentirsi – come sostiene Russo – in qualche modo suoi tutori.
A mio giudizio, coglie molto felicemente il problema Giuseppe Ricciardi che scrive: “Non ci vogliamo bene abbastanza e perciò ritengo indispensabile ci siano controlli per tutelare quello che di bello o brutto abbiamo…” Se volessimo più bene alla città (e a noi stessi, come comunità) sarebbe più facile custodire la città.
Sabrina De Santis, sulla bacheca de Gli Amici della Domenica (i post di Lettere Meridiane vengono diffusi in diversi gruppi, per cui, purtroppo, è difficile concentrare i commenti in un solo posto) si occupa degli aspetti estetici di via Arpi: “concordo con il parere che alcune opere scelte per la riqualificazione urbana siano …inspiegabili.”
Marialuisa d’Ippolito, responsabile del Fai di Foggia, ricorda, infine, un momento importante di impegno e di mobilitazione per via Arpi: “Chi ricorda? Era il 2007 quando Via Arpi da vivere, un comitato trasversale e propositivo propose al comune un crono programma di cose da vare …anche molto semplici e praticabili con il contributo di tutti ! Troppo complicato…! Di quel comitato facevano parte Amici del Museo Civico di Foggia, Amici di Beppe Grillo, APT Provincia di Foggia, Cicloamici Fiab, Circolo culturale “La Merlettaia”, C. I. V. Via Arpi, Edicolè, F.A.I. delegazione di Foggia, Fondazione Banca del Monte Siniscalco Ceci Foggia, Grilli di Foggia, Italia Nostra, Ipogei, Legambiente, Omniadaunia, Prima Circoscrizione, Ufficio Diocesano di Arte Sacra, Università degli Studi di Foggia, Unitre, Verdi Ambiente e Società.”
La sottolineatura di Marialuisa d’Ippolito è importante, perché testimonia un altro aspetto del problema: la fisiologica difficoltà delle istituzioni ad incontrare la società civile, a recepirne gli stimoli e le proposte, atteggiamento che mortifica quanti vorrebbero partecipare alla vita civile cittadina.
Enrico Ciccarelli ha scritto sulla questione un lucido e approfondito intervento, cui dedicherò il prossimo post.
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