Quando i numeri diventano nomi, è tutta un’altra cosa. Andate alla lapide virtuale che gli Amici della Domenica hanno dedicato alle vittime dei bombardamenti del 1943. Leggete i nomi. Le date. E la querelle su quanti siano stati veramente i caduti sotto le bombe alleate nella tragica estate del 1943 prende tutt’altra dimensione.
L’ho fatto, su invito di Cesare Rizzi. E le mie considerazioni di qualche giorno fa sull’argomento mi sembrano adesso distanti, questioni di lana caprina, di fronte all’emozione che provo scorrendo l’elenco di questi nomi e cognomi di persone vere, nostri padri e nostri nonni, strappati alla vita dalla guerra infame.
Non conta niente che siano poco meno di duecento, al momento, e che la strada da percorrere è ancora tanto lunga. Quel che conta è che si tratta di persone.
Vite vere spezzate. Da non dimenticare, da ricordare.
Solo adesso capisco l’iniziativa di Tonio Sereno e di ScenAperta, che avevo frainteso (e gli chiedo veramente scusa). Solo adesso capisco che non avevo capito, e percepisco la bellezza profonda del tentativo che Tonio e Cesare ed altri vanno conducendo: dare un nome ai numeri, perché non siano più numeri, ma vengano restituiti loro la dignità, l’onore della memoria.
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