Secondino Lattorre è stato il miglior funzionario pubblico che ho conosciuto. Se tutti i dipendenti pubblici fossero com’è stato lui, l’Italia sarebbe sicuramente un paese migliore.
Siamo diventati amici fraterni quando, agli inizi degli anni Novanta, l’allora sindaco Domenico La Bella mi chiamò nella giunta comunale di Troia, quale assessore alla cultura e ai servizi sociali. Secondino era reduce da una malattia che avrebbe consigliato qualsiasi altra persona a lavorare meno, ad evitare stress, e al suo rientro venne destinato dal sindaco a dirigere il nascente servizio che avrebbe dovuto occuparsi delle politiche culturali.
Prima di allora aveva ricoperto in seno all’amministrazione tutti gli incarichi più importanti per un funzionario comunale. Si era occupato dei servizi demografici, quindi di quelli elettorali. Era insomma il più esperto. C’era il rischio che potesse percepire il suo nuovo incarico come una diminutio, all’interno dei complicati meccanismi che regolano le gerarchie burocratiche. Ma non fu così. E l’intuizione di La Bella si rivelò vincente.
Il servizio culturale era per lui un impegno nuovo, ed anche per me: erano i primi anni in cui gli enti locali sperimentavano politiche culturali dirette, come l’organizzazione dei cartelloni estivi. C’era insomma tutto da inventare e da costruire. Erano anche i primi anni in cui si cercava di introdurre il personal computer nelle attività amministrative e nella complessa macchina organizzativa degli interventi comunali.
Lattorre si buttò anima e corpo in quell’avventura, nuova per lui e per me, con un entusiasmo ed una capacità creativa che non dimenticherò mai. Le ristrettezze finanziarie del bilancio comunale (allora non c’erano le royalties garantite dai parchi eolici) ci imponevamo di evitare quanto più possibile il ricorso ad appalti esterni. Il Comune acquistò un personal computer Apple, di cui in breve Secondino diventò un autentico mago: da allora in poi, ogni invito, ogni locandina sarebbe stata progettata negli uffici comunali, con un conseguente sostanzioso risparmio di risorse, che venivano investite in altri eventi culturali.
Inoltre Lattorre acquisì in pochi mesi una competenza straordinaria in materia di organizzazione e gestione di eventi culturali: il servizio comunale diventò, anche con le amministrazioni future, un punto di riferimento nelle politiche di promozione della cultura, anche a servizio delle molte associazioni che operano all’ombra della cattedrale romanica.
Prima che la mia esperienza in giunta volgesse al termine, proposi al sindaco e agli assessori – che l’accolsero all’unanimità – un encomio a Secondino Lattorre, per la sua abnegazione e per la sua professionalità.
Abbiamo continuato a vederci anche dopo che io sono tornato al lavoro di sempre e lui è andato in pensione. Quando veniva a Foggia, spesso veniva a trovarmi, ed era sempre un piacere reciproco: ci scambiavamo consigli e suggerimenti su come utilizzare al meglio il computer Apple (ne acquistò uno per casa e per suo figlio), ci aggiornavamo sulle novità troiane.
Se n’è andato molto prima di quanto non avesse dovuto. Ma se n’è andato come ha vissuto: tutto d’un pezzo, integerrimo, solare, dolcissimo.
Ci lascia una straordinaria eredità: la testimonianza che una pubblica amministrazione migliore è possibile, seguendo il suo esempio.
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Caro Geppe
sono sinceramente addolorato per la scomparsa del caro collega Secondino. L'ultima volta lo incontrai a Troia, credo fosse il 2004, quando ero sulle tracce di quel che si riteneva essere il troiano Ralph De Palma, che invece era solo figlio di emigrati troiani. Secondino mi aiutò molto ma non venimmo a capo di nulla. Lo ricordo con dolcezza e simpatia. Nonostante la sofferenza e una certa solitudine riusciva a mascherarle entrambe, con quella forza d'animo che hai giustamente sottolineato. (m.d.t.)