La scomparsa di Leonardo De Luca

Leonardo De Luca è stato per me un fratello maggiore, un caro amico, un fraterno compagno. È doveroso ricordarlo come un uomo e un socialista tutto d’un pezzo, un abile ed efficiente amministratore che ha mostrato come un piccolo comune come Panni possa diventare grande, ed offrire a quanti vi abitano una qualità della vita superiore a quella delle aree metropolitane.
Ha dedicato tutta la sua vita al riscatto dei Monti Dauni o più precisamente a dare senso e spessore politico all’idea che questa parte della Puglia è una formidabile risorsa da investire per il futuro dell’intera regione, un laboratorio per sperimentare una prospettiva concreta di sviluppo sostenibile.
Oggi questa idea si è fatta strada nella coscienza collettiva, come certifica anche il progetto del turismo d’eccellenza che la Regione ha localizzato proprio in queste plaghe. Ma quarant’anni fa non era così.
In questo senso, Leonardo De Luca è stato un autentico pioniere.
Da amministratore provinciale (è stato assessore ai lavori pubblici e successivamente assessore alla cultura) si spese molto per la realizzazione di un’opera nevralgica per il futuro dell’Appennino Dauno: la strada Pedesubappenninica, la cui progettazione era stata finanziata dalla giunta di sinistra presieduta da Francesco Kuntze. Era una stagione politica in cui la politica non era quella tela di Penelope che è diventata oggi, e vigeva il principio della continuità amministrativa: le buone idee non venivano buttate alle ortiche solo perché ad averle avute era stata una maggioranza di diverso colore politico.

Per convincere gli altri colleghi della giunta, presieduta da Michele Protano, socialista come lui, sulla necessità di investire nel Subappennino, Leonardo fece una cosa semplice e bella, destinata a restare negli annali della storia dell’amministrazione di Palazzo Dogana: chiese e ottenne che una seduta dell’esecutivo provinciale si svolgesse nella sua Panni. Era la prima volta che accadeva una cosa del genere: al termine della riunione invitò a cena tutti i partecipanti, che restarono conquistati dal fascino profondo, dalle potenzialità, allora del tutto inespresse, del piccolo paese.
De Luca era bravissimo nel fare pressing sulle autorità regionali e così, grazie anche alla grande amicizia che lo legava a Domenico Romano e a Roberto Paolucci, riuscì a fare in modo che la Regione adottasse il progetto della Pedesubappenninica, che divenne Strada regionale n.1. La Provincia le sarebbe stata la stazione appaltante. La Regione finanziò anche i primi tre lotti dell’arteria, che si decise in modo salomonico di iniziare contestualmente da sud e da nord. I primi due lotti, da Candela e Deliceto, sono andati in esercizio, quello settentrionale non è stato mai completato, né sono mai stati più finanziati gli altri lotti, ma questo è un altro discorso, anzi un altro capitolo delle grandi opere incompiute che hanno bloccato lo sviluppo provinciale.
Allora ero addetto stampa della Provincia e ricordo l’entusiasmo con cui io e Leonardo preparammo la relazione che avrebbe dovuto leggere in un convegno organizzato dalla Provincia proprio al fine di sensibilizzare la Regione sulla necessità dell’opera. Trovammo un prezioso suggeritore in quello straordinario intellettuale che è stato Salvatore Ciccone, che teorizzava da sempre l’idea del Subappennino Dauno come città intercomunale: la Pedesubappenninca era un progetto strategico per dare senso a questa intuizione. Mettendo più rapidamente i piccoli comuni collinari in collegamento tra di loro, rendeva possibile, finalmente praticabile l’idea di servizi intercomunali e diffusi, in una città ideale che annodava tutti i paesi dei Monti Dauni.
Leonardo è stato un politico sui generis per almeno due ragioni: la sua proverbiale, titanica puntualità, che gli derivava dalla professione militare che aveva esercitato prima di darsi alla politica e la sua passione per la poesia e per la letteratura.
Una volta che dovevamo andare assieme a Bari per ragioni istituzionali, mi lasciò a terra per un ritardo di cinque minuti (fui costretto a recarmi nel capoluogo regionale col treno), ma ciò non impedì che tra noi sbocciasse un’amicizia fraterna e una stima sincera, che si è andata consolidando con gli anni.
La passione per la letteratura lo accomunava a due altri grandissimi politici dei Monti Dauni, Gabriele Consiglio, presidente della Provincia, principe del foro ma anche autore d’eccezione, e Peppino Papa, noto come il sindaco poeta di Lucera. Qualche anno fa, assieme al sindaco di Pietramontecorvino, Rino Lamarucciola, li mettemmo tutti e tre assieme in una sorta di talk show, in cui si raccontarono, spiegando come per loro p

olitica e letteratura fossero unite dall’invisibile filo della tensione a cambiare le cose, a costruire un mondo migliore, che è poi l’anima, lo spirito vitale della buona politica. Divisi dall’ideologia (Consiglio era democristiano, Papa comunista, De Luca socialista) erano accomunati dalla stessa tensione culturale.
Adesso che se ne sono andati tutti i tre, spero di ritrovare il video che girammo nell’occasione: quella memorabile serata costituisce una imperdibile lezione ideale, morale, culturale.
È stato proprio il comune amore comune per le parole e per i Monti Dauni a far crescere e sedimentare la nostra amicizia è nel corso degli anni.
Sono stato l’editor di diversi suoi libri, che spaziano dai racconti e romanzi (che quasi sempre raccontano sul filo della nostalgia la civiltà contadina, gli anni della sua infanzia a Panni) alle poesie in vernacolo, di cui ricordo in modo particolare Lu Juse (Il chiuso), che è il ripostiglio dove soprattutto nelle case antiche si raccoglievano gli oggetti non più usati, storia sedimentata, per dirla con Jean Baudrillard, capace di sprigionare ricordi e, appunto, poesia.
Quando Luciano Emmer girò il suo film, rimasto poi incompiuto, De Luca, che era allora sindaco a  Panni, si lasciò entusiasmare dal progetto: diversi interni sono stati girati nel suo paese, che il grande regista ha amato in modo particolare, proprio grazie a quello straordinario primo cittadino.
Leonardo è stato fino agli ultimi giorni della sua vita terrena un vulcano di idee, di entusiasmo. L’ho visto per l’ultima volta soltanto qualche settimana fa, quando mi ha consegnato una preziosa raccolta inedita di racconti e di poesie che progettavamo di trasformare in un e-book da presentare a Panni ad agosto. Una serie di disguidi ci avevano convinto a spostare la presentazione in autunno.
Purtroppo non sarà tra noi, quel giorno, ma sono certo che ci guarderà commosso da lassù. Assieme a Gabriele Consiglio e a Peppino Papa.

Geppe Inserra

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Author: Geppe Inserra

4 thoughts on “La scomparsa di Leonardo De Luca

  1. Addio Leonardo.Nei miri ricordi rimarrai sempre l'uomo che individuava nella Cultura il primo passo per il riscatto del Preappennino, parola che utilizzai per la prima volta alla presentazione di un tuo libro a Panni. Ne discutemmo sun non voler essere sub di qualcuno, nemmeno dell'Appennino, e fu commovente la tua adesione e la tua testimonianza. Addio.
    Lello Vecchiarino

  2. Mi addolora profondamente la notizia della scomparsa "prematura" di Leonardo De Luca. Tra virgolette perché mi piacerebbe che certe donne e certi uomini non se ne andassero mai, che fossero come premiati dal destino o dal buon Dio per i meriti fatti in terra. E De Luca – che ho conosciuto quando anch'io lavoravo con Geppe, all'Ufficio Stampa della Provincia – è una di queste. Lo ricordo dolcemente come un amabile signore d'altri tempi, misurato nella forma ma sempre deciso. E come dimenticare la tenacia (al costo di rischiare finire in ospedale), gli occhiali rotti dalla forza bruta della Polizia, quando, solo pochi anni fa, cercò di difendere le ragioni della sua terra dal rischiare una piccola ecatombe ambientale?
    Mi chiedeva spesso di mie nuove pubblicazioni e mi suggeriva nomi (purtroppo inutili!) per il mio futuro "Dizionario Biografico di Capitanata".
    Vorrei che la Provincia di Foggia, o quel che resta di essa nelle sue espressioni più alte e degne, lo ricordassero presto e non solo burocraticamente. (Maurizio De Tullio)

  3. Leonardo l'ho conosciuto, in un rapporto risalente nel tempo come un socialista coerente ed intransigente. Custode geloso della sua e della comune storia, al punto da preservare le sue "carte" come l'eredità più ricca e importante. Porgo alla Famiglia le mie più affettuose condoglianze. Gianvito Mastroleo

  4. Sono profondamente addolorato dalla morte di leonardo, che ho appreso solo ora.
    Per me è sempre stato un grande compagno ed un umanissimo e fraterno amico.
    Sto piangen do.
    Addio Leonardo.
    Raffaele Meluso

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