Quel che è il Gargano, ma pochi lo sanno. Quel che il Gargano è stato, ma che oggi si fa fatica a ritrovare e a riconoscere. Quel che il Gargano avrebbe potuto essere, e potrebbe ancora essere, se soltanto fossimo tutti convinti che l’identità non è un reperto archeologico e neanche un album di ricordi, ma una risorsa di futuro.
Se volete scoprire tutto questo, vi consiglio di leggervi il racconto breve Le donne del Sud non sono solo Sole (sottotitolo: Fatte a mano) con cui Gianfranco Pazienza ha partecipato alla edizione 2013 del concorso letterario “Il rovo” svoltosi a Cagnano Varano.
Il racconto è dedicato a Rosetta Pirro e a tutte le altre persone incontrate sul Gargano, che amano e lavorano con passione per questo “terroir”; tutt’altro da chi, con la presunzione di possederlo, lo trascura.
Pazienza è uno storico esponente della cultura ambientalista del Gargano. La sua potrebbe essere definita come letteratura militante: perché, svelando e mostrando, indica anche quelle che avrebbero dovuto essere (che potrebbero ancora essere) le direttrici di sviluppo della Montagna Sacra.
La narrazione di Pazienza sembra la sceneggiatura di un documentario che voglia svelare il cuore più profondo e più nascosto della Montagna del Sole. E in un certo senso si tratta proprio di un travel logue.
È il racconto delle vita quotidiana di donne garganiche e dei loro laboratori, in cui cercano di far sopravvivere l’identità del promontorio. Il viaggio letterario di Pazienza procede e fluttua tra immagini, sapori, suoni che riescono a restituire la dimensione di un Gargano assai diverso da quelle patinato offerto dai depliant turistici. Più autentico, più vero. A Gianfranco Pazienza va riconosciuto anche il merito di aver riscoperto una dimensione femminile del Gargano.
Ed è su questo “vero” Gargano che occorrerebbe costruire la prospettiva, anche turistica, di questo territorio.
[A questo link il racconto di Pazienza, che l’autore ha pubblicato quale nota al suo profilo facebook. Credo, pertanto, che l’opera possa essere letta soltanto dagli amici di Pazienza sul social network. Qualora l’autore voglia consentirne la pubblica, Lettere Meridiane ospiterà volentieri il racconto].
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