La provincia di Foggia ha recitato sempre un ruolo di primo piano nella cinematografia pugliese. Ha ospitato il primo set della storia: quello di Maria viene a Marcello, film muto girato nel 1923 a Lucera da tale Jovine, probabilmente un regista dilettante, prodotto dalla Garganica Film, che ad onta del nome aveva sede nella cittadina sveva.
Quattro anni dopo, la stessa casa produttrice girò sul Gargano L’intrusa, per la regia di C. Louis Martini. Non si sa molto delle due opere, perché purtroppo mai nessuna copia è stata rinvenuta. L’Intrusa ha però un sottotitolo, Una straniera a San Menaio, che, come ha scritto Vittorio Martinelli, lascerebbe pensare ad un film di chiara impronta turistica, a un pionieristico tentativo di accendere i riflettori sul Gargano, all’epoca praticamente sconosciuto dal punto di vista turistico.
Fin dai primi vagiti della settima arte in Puglia, il rapporto tra autori, produttori e territorio è stato dunque molto stretto, ed è stata profonda la consapevolezza che il cinema è un formidabile strumento di promozione e di marketing del territorio. A cominciare dalla provincia di Foggia, da una città d’arte come Lucera e da uno scrigno di tesori ambientali come il Gargano.
Vale la pena ricordare che, se i due primi film in assoluto (entrambi muti) furono girati in provincia di Foggia da una casa di produzione lucerina, la prima pellicola sonora (e quarto film girato in Puglia) reca la firma di un autore dauno, che avrebbe scritto una pagina fondamentale della storia del cinema italiano: Francesco De Robertis, che con La Nave Bianca, parzialmente girato al porto di Taranto (si dice con la supervisione o collaborazione di Roberto Rossellini), fu il precursore della grande stagione del neorealismo.
Un territorio, dunque, che fin dalla inizio della storia del cinema, presentava tutti gli ingredienti per fare il salto di qualità: produttori, autori, location irripetibili.
Da allora ad oggi, il rapporto tra il cinema e la Capitanata ha vissuto a fasi alterne. Ma la provincia di Foggia, che grazie alla sua varietà territoriale ed alla sua estensione, è in grado di ospitare praticamente per ogni film, compresi quelli di genere, è stata la prima ad essere scoperta dalle grandi case di produzione, desiderose di abbassare i costi, scegliendo location nuove, suggestive e meno impegnative dal punto di vista finanziario (girare un film a Foggia è ben altra cosa che a Roma).
Negli ultimi decenni del secolo scorso furono svariati i film realizzati nel lembo più settentrionale della Puglia, e proprio in provincia di Foggia nacque, grazie a Ferruccio Castronuovo, regista di Vico Garganico ed amico personale di Federico Fellini, il primo esperimento di film commission.
Poi nacque l’Apulia Film Commission, fondazione regionale che ha il duplice scopo di sostenere la realizzazione di progetti di cinema che scelgono la Puglia per i loro set e di sviluppare la cultura cinematografica sul territorio, e niente fu come prima.
L’Apulia Film Commission (diventata una delle più performanti d’Italia e d’Europa, in pochi anni) non ha soltanto rivoluzionato il rapporto tra l’industria del cinema e il territorio regionale, ma è stata la risorsa che ha più significativamente contribuito all’exploit dell’immagine e del brand della Puglia in questi ultimi anni.
La Capitanata è rimasta un po’ spiazzata dal nuovo capitolo del rapporto tra cinema e territorio aperto dall’Apulia Film Commission, per una serie di ragioni che meriterebbero un approfondimento a parte, ma più o meno ascrivibili alla congenita difficoltà che la Capitanata incontra quando si parla di industria culturale e quando tratta di tessere reti, relazioni, di lavorare assieme per raggiungere obiettivi comuni.
Le opportunità offerte dalla fondazione regionale sono state colte con maggior dinamismo da altri territori pugliesi, come il Salento o il Barese, mentre la Capitanata è rimasta inceppata, sia perché non sempre le amministrazioni locali hanno compreso l’importanza del cinema come mezzo di promozione del territorio, sia perché il territorio stesso non è parso sufficientemente attrezzato a spiccare l’atteso salto di qualità.
La sfida adesso si ripropone, o più precisamente si riapre, e proprio grazie all’Apulia Film Commission che ha deciso di localizzare a Foggia il terzo cineporto pugliese, dopo quelli insediati a Bari e a Lecce. La fondazione regionale ha sottoscritto con Promodaunia, società consortile pubblica costituita dalla Provincia di Foggia, una convenzione che prevede l’erogazione di 100mila euro all’anno del proprio bilancio ordinario per l’affitto ed il funzionamento della struttura, che sarà ubicata nella ex Mediafarm di via San Severo (e si è così positivamente difeso anche un polo di produzione culturale d’eccellenza, che destinava di dover chiudere i battenti per essere destinato ad altre attività).
Il programma è ambizioso: accanto alle attività, per così dire, istituzionali, di informazione e assistenza della fondazione, si svolgeranno corsi di formazione, seminari ed incontri su storia, realtà e prospettive dell’audiovisivo, dal cinema alla televisione al web.
Avendo già una propria, sofisticata dotazione tecnologica, la struttura si candida a diventare pertanto un significativo punto di riferimento per gli autori, i videomaker e tutti gli operatori della filiera dell’audiovisivo di Capitanata, ma anche un attrattore culturale di assoluto rilievo.
Molto, anzi tutto, dipenderà dal territorio, dalla capacità di cogliere questa grande opportunità da parte del movimento cinema sedimentatosi in questi anni, anche attorno al Festival del Cinema Indipendente.
Che si tratti di una vera e propria sfida, lo ha detto a chiare lettere Antonella Gaeta, presidente della Fondazione regionale, in una intervista a Foggia Città Aperta (qui il testo integrale): “l’unica cosa che posso dire ai foggiani è che ora tocca a loro. Quanto funzionerà il cineporto dovrà dipendere dalla domanda, dalle proposte, dai progetti, promuovendo le proprie location e così via. Non bisogna pensare che il cineporto sia una struttura con servizi calati dall’alto e messi a disposizione, ma va vissuto e potenziato dal territorio, altrimenti non avrebbe senso”.
Non è una sfida facile, tenuto conto che corre il rischio di venir meno uno dei principali attori di questo movimento: la Provincia, che è stata un punto di riferimento delle politiche cinematografiche sul territorio negli ultimi vent’anni, e che con la spending review imposta dal governo è stata costretta ad un drastico passo indietro rispetto a politiche ed investimenti culturali consolidati. È a rischio lo stesso Festival, che dovrebbe celebrare quest’anno la sua tredicesima edizione.
Ma in un modo o nell’altro, bisognerà attrezzarsi per vincere questa sfida, da cui dipende una parte non trascurabile delle prospettive di sviluppo della Capitanata, che stanno pericolosamente annaspando proprio sotto il versante del marketing culturale. Rinverdire i tempi d’oro della Garganica Film, Maria viene a Marcello e Francesco De Robertis non dev’essere una sfida impossibile.
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Caro Geppe, come sai, lavorando al mio "Dizionario Biografico di Capitanata" (ricchissimo di dati su personaggi locali del cinema…)ho un archivio di oltre 3.000 schede biografiche, e non solo sulle singole personalità. Però due 'chicche' te le voglio segnalare: tra i pionieri del cinema italiano vi è il foggiano Salvatore Spina Cocumazzi (1863-1928), che però non operò in Capitanata ma tra il Friuli e la Lombardia, a cominciare dai primissimi anni del 1900. Sto raccogliendo molto materiale su di lui e conto di farti un regalo appena possibile! L'altro dato riguarda il primo film (in realtà dovremmo parlare di un documentario), girato in inglese e dedicato a Manfredonia. Risale al 1912, quindi a molti anni prima dei due da te citati (1927 e 1928 se non sbaglio).
Questo solo per la precisione.
E poi una curiosità: notizie circa la famosa "sana disputa giornalistica" per la quale ti eri prestato a far da giudice?!
Un caro saluto (Maurizio De Tullio)
Una precisazione: laddove parlo del primo film girato in Capitanata nel 1912, andava inteso: "…film muto, produzione inglese e girato a Manfredonia".
E' stata una svista grossolana e me ne scuso, con Geppe e con gli utenti del blog. (m.d.t.)
http://www.statoquotidiano.it/12/09/2013/riguarda-manfredonia-il-i-video-filmato-della-puglia-1912-comune-acquisisca/161893/
sarebbe fantastico riuscire a rivedere questi film…
http://www.google.es/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&ved=0CC0QFjAA&url=http%3A%2F%2Fcinemadonia.ning.com%2Fforum%2Ftopics%2F2057680%3ATopic%3A166&ei=CAY7UpSlMorBhAfa34HQDg&usg=AFQjCNEHWyKsysMy_23A0jYQXAmFwr2LjQ&sig2=HSwY3r-fI1B9xnAZpHulwA
Colgo l'occasione per salutare il bravissimo e dinamico Domenico S. Antonacci, animatore di un ottimo sito che Geppe bene fa a linkare spesso, col quale in passato mi ero intrattenuto via mail (ricordi Domenico?) proprio per cercare di costruire un data-base su quanto prodotto in e sulla Capitanata, dagli albori a oggi.
Certo che sarebbe bello poter vedere quei filmati d'epoca ma temo siano andati inevitabilmente persi o distrutti.
Interessante anche il sito cinemadonia.it che non conoscevo e ringrazio Domenico per avermelo fatto conoscero anche se – va precisato – non sono in alcun modo un cinefilo, ma solo un appassionato ricercatore di fatti e personaggi legati alla storia locale.
(m.d.t.)
si ricordo Maurizio. Grazie mille per i complimenti! Buone cose e un saluto dalla Galizia (sono in erasmus)
A proposito del documentario su Manfredonai del 1912:
http://cinemadonia.ning.com/forum/topics/2057680:Topic:166
Nel 2008 Cinemadonia aveva cominciato una ricerca accurata del materiale video locale, era uno scopo per cui era stata fondata. Purtroppo chi gestisce i flussi economici istituzionali in comune e provincia decise che a Manfredonia poteva esserci solo una realtà populista e dichiaratamente comica e cinemadonia ha chiuso i battenti quest'anno.
qui i dettagli sulla società proprietaria del documentario (fonte Statoquotidiano.it)
Nel 1911 la Società Italiana Cines, Anonima, sede a Roma, capitale versato £ 3.000.000, figurava nel catalogo generale ufficiale dell’Esposizione internazionale dell’industria e del lavoro di Torino alla voce « Seta artificiale ». Nel 1919 la Cines entrò a far parte dell’Unione Cinematografica Italiana e nel 1921 cessò ogni attività. La Cines è stata rifondata per la quinta volta, nel centenario della sua prima fondazione (2006), con un carattere essenzialmente privato. La direzione artistica è stata affidata al maestro Leonardo Bragaglia, già regista e saggista drammatico di fama, nipote dei registi Carlo Ludovico Bragaglia ed Anton Giulio Bragaglia e dell’ingegnere Francesco Bragaglia, ex direttore generale della prima Cines (fonte: http://www.cinesfilm.com/Home.htm).