San Giorgio la Molara è un paese d’incanto, avvinghiato alla montagna di San Giorgio e affacciato sulla valle del Fortore, nel cuore dell’Appennino Sannita. Dice la leggenda che qui si stanziarono i Pentri, ovvero la parte più tosta di quei Sanniti che misero in crisi Roma.
Per chi, come me, ha un pizzico di sangue sannita nelle vene, venire a San Giorgio la Molara è quasi un tornare. Scoprire è piuttosto un ritrovare. Avverto un senso di deja vu che mi commuove.
Poi l’incanto cede il passo allo stupore quando qui, in questo pezzo di cuore dell’Italia migliore e nascosta, scopro CineFortFestival, uno dei festival di cinema più intelligenti e geniali del Mezzogiorno. Ci vuole il cuore, il coraggio, la tenacia dei Sanniti Pentri per fare una cosa così bella in un posto che sembra all’apparenza di periferia ma che – come vi racconterò – è centro di un’altra idea di mondo, e di sviluppo.
Mi hanno chiamato a presiedere la giuria dei cortissimi, e non lo merito, visto il calibro degli altri componenti. La colpa è di Umberto Rinaldi, caro vecchio amico del Festival del Cinema Indipendente di Foggia. E capisco perché sono qui ancora prima che Umberto mi presenti all’entourage di CineFortFestival: c’è sotto la comune idea di un cinema che ha senso se si radica nel territorio, se riesce a coniugare assieme alla fruizione l’aspetto della creazione, della produzione. Il consumare cinema che diventa occasione per fare cinema.
Assieme a me, in giuria, ci sono Federico di Cicilia, cineasta irpino indipendente allievo di Giuseppe De Santis e Florestano Vancini, e poi Gaetano Panella, professore di storia e di filosofia che teorizza e pratica con successo l’uso dell’audiovisivo come strumento didattico d’eccellenza, e il giovane attore Roberto Zenca, emigrato di lusso che ha sfondato nientemeno che all’Opera House di Sidney.
Piccolo e/è bello, recita lo slogan di CineFortFestival, e qui è tutto piccolo, ma anche tutto di struggente bellezza.
La formula è già di per se stessa intrigante. In concorso, oltre ai cortissimi, c’è la sezione Piccoli Sorrisi, riservata a cortometraggi dal lieto fine: il cinema come antidoto alla crisi che ci assedia e che ci ammorba; il cinema come alternativa allo spleen quotidiano. Ma non è soltanto questo CineFortFestival, che presenta ancheun cinema molto attento e molto radicato nel territorio: il Fort del titolo sta per Fortore, ma mi piace pensare che indichi anche la forza che promana da quest’Italia minore di un Sud minore.
Le proiezioni in concorso vengono alternate con quelle riservate ai laboratori di cinema allestiti a San Giorgio e nei comuni attraversati dal festival, che da quest’anno è divenuto itinerante e ha coinvoltoanche San Marco dei Cavoti e Molinara. Comunità che fanno cinema e lo producono, che raccontano storie perché, come dice Leandra Modola, fondatrice della manifestazione assieme a Giorgio Trotta e Gaetano Vessichelli, “le storie servono a raccontarci di noi se mai dovessimo smarrire la nostra identità, o solo per il piacere di ricordare chi siamo.”
Dietro tutto questo c’è una suggestione profonda, addirittura una concezione della vita: “Piccolo e/è bello – dice ancora Leandra – è un concetto ereditato dall’economia e dall’architettura, ma che rappresenta il nostro modo di vivere e di intendere la vita. Il Piccolo dei luoghi, delle risorse, dei gesti, dei sorrisi, delle illusioni, dei meno fortunati, della semplicità”.
Il festival itinerante è stato un miracolo nel miracolo: associazioni che prima non si conoscevano hanno collaborato con grande efficacia per offrire spettacoli di grande livello, tutto all’insegna del volontariato. Comuni che prima erano soltanto vicini adesso sono diventato amici.
C’è una idea di mondo, che CineFortFestival rilancia al suo pubblico citando Ernst Friedrich Schumacher (autore del libro Piccolo è bello): “Occorre vivere più semplicemente per permettere agli altri semplicemente di vivere.” Da quest’anno questa splendida intuizione è diventata qualcosa di tangibile, una rete che si va intessendo, e consolidando.
Il cortile dell’ex Convento dei Domenicani che ospita le serate conclusive non basta a contenere il pubblico, ma gli organizzatori hanno pensato anche a questo: in piazza viene allestita un’altra platea per dare modo al resto del pubblico di seguire la manifestazione.
Il premio della sezione cortissimi finisce al delizioso Merry Christmas di Pablo Palazon (Spagna, 2013) “per l’originalità della trama, il buon livello della regia, la qualità della fotografia e l’efficacia della recitazione che testimoniano come si possa, anche con un brevissimo film, raccontare una storia sorprendente.”
La giuria tecnica della sezione Piccoli Sorrisi ha conferito il premio a Ci vuole un fisico di Alessandro Tamburini ( prodotto da Ciro Zecca, Italia, 2013) “per il modo semplice e divertente con cui l’autore affronta il tema della solitudine e del rapporto uomo-donna, con dialoghi mai banali che impreziosiscono l’opera.”
La giuria popolare ha premiato invece Ce l’hai minuto di Alessandro Bardani (prodotto da Kimerafilm, Italia, 2012) “per aver realizzato una commedia semplice ma mai scontata, capace di far sorridere attraverso una sceneggiatura scandita da un ritmo incalzante e da una recitazione impeccabile.”
Anche nelle motivazioni delle diverse giurie scorre la filosofia di fondo di CineFortFestival: premi conferiti alla semplicità, alla brevità, al sorriso, alla leggerezza.
È il trionfo del piccolo che diventa bello, del bello che diventa scommessa di futuro.
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