Capitanata e aeroporti. Un rapporto spesso all’insegna della criticità, che potrebbe tuttavia nelle prossime settimane imboccare una direzione nuova, aprire una prospettiva diversa. Stanno infatti arrivando al pettine alcuni nodi cruciali. In primis, c’è sempre la riqualificazione del Lisa, quell’allungamento della pista il cui iter burocratico dovrebbe ormai essere veramente in dirittura d’arrivo. Il comune di Foggia ha completato gli adempimenti di sua competenza. Aeroporti di Puglia ha fatto sapere di aver predisposto il bando di gara per l’appalto dei lavori. Si attende soltanto il parere favorevole della commissione ministeriale per la valutazione d’impatto ambientale.
Intanto sembra prender corpo anche l’ipotesi (non alternativa al Lisa – è il caso di ribadirlo – ma piuttosto integrativa) di una limitata utilizzazione a fini civili dell’aeroporto militare di Amendola. Lo studio di fattibilità sollecitato dal ministro della difesa, Mario Mauro, sarà pronto entro la fine di settembre, e stando ad alcune indiscrezioni trapelate, sembra che diversamente da quanto è accaduto in passato, da parte delle autorità militari stia per giungere un parere positivo.
È anche il caso di ribadire che, seppur dovesse andare in porto l’ipotesi di Amendola (atterraggio e decollo di voli charter turistici nei week end estivi) resterebbe del tutto irrisolta l’altra, rilevante questione dei voli di linea, attualmente bloccati.
Diciamo che si approssimano dunque settimane durante le quali bisognerà restare coi piedi agganciati saldamente per terra, evitando sia di lasciarsi andare ad inutili polemiche, sia a voli pindarici come quelli che si sono puntualmente affrettati a spiccare alcuni consiglieri regionali: l’utilizzazione parziale di Amendola non sarà, né può essere la panacea di tutti i problemi che riguardano il volo aereo in Capitanata.
È invece molto apprezzabile la cautela fin qui mantenuta dal ministro Mauro che ha escluso decisioni unilaterali del ministero, auspicando invece un confronto con le istituzioni locali e con il resto del sistema aeroportuale regionale. Particolare interessante, anticipato dal ministro della difesa, è che lo studio non riguarda soltanto Amendola ma l’intero sistema aeroportuale, quindi anche il Lisa, e i riflessi di questa innovazione sul resto degli aeroporti pugliesi.
L’anticipazione del ministro lascia capire che si tratterà di uno studio serio, che probabilmente affronterà nel merito anche gli altri problemi organizzativi e logistici implicati dall’utilizzazione civile di Amendola. Tanto per dire, qualora Amendola dovesse essere aperto nei week end estivi per i voli civili, chi si occuperà del traffico, delle operazioni di assistenza, e via discorrendo?
Potrebbe essere proprio il confronto auspicato dal ministro l’occasione per quella svolta che da tempo il territorio attende in materia aeroportuale: un confronto serio, rigoroso, sulle cose da fare, sulle strade da percorrere, sulle prospettive da praticare, con il territorio chiamato, una volta tanto, a svolgere un ruolo da protagonista, e non a subire scelte dall’alto. E con una sostanziale differenza rispetto al passato: che questa volta si ragionerebbe (con il Lisa riqualificato e l’Amendola reso parzialmente agibile all’uso civile) su dati di fatto, nuovi ed importanti e non soltanto sui sogni.
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di Nico Baratta
Fermo restando che mi piacerebbe che il Gino Lisa ritornasse a volare, seppur con la classificazione di aeroporto regionale -e questo dobbiamo ricordarcelo sempre pur avendo un territorio che meriterebbe di più- , il vero sbocco economico su "ali" è quello commerciale. Noi abbiamo tanto da offrire con un turismo garganico, subappenninico, culturale, storico e religioso. E qui il Lisa può starci, sempre che si riesca a creare quell'indotto che attragga l'esterno e invogli l'interno a volare. Ma la vera sfida è quella da qui a dieci anni, con la zona ASI riqualificata. Amendola potrebbe essere un'alternativa seppur limitatissima per la sua primaria funzione militare che è strettamente legata al vincolo NATO e ciò deve far riflettere chi vorrà investire soldi, seppur limitati, in questa "avventura meticcia". Sono convinto che per far volare la Capitanata non bastano solo i soldi e un allungamento di poco più di 160 mt, ma un'energica scesa in campo di aziende locali consorziate per l'export oltre confine e oceani -e la materia prima ce l'abbiamo, viste le peculiarità che il Territorio offre e pochi riescono a venderlo e prima ancora a promuoverlo adeguatamente-. La soluzione potrebbe essere la vecchia pista ad uno schiocco di dita dall'ASI. Si, proprio quella che oggi è vincolata da un centro di accoglienza foraggiata dall'UE., un centro importante, grande e che fa "mangiare" tante realtà e pochi "ospiti". Investire in quell'area potrebbe dar luogo al vero sbocco economico per la Capitanata; basti pensare alle industrie presenti nell'area industriale -vedi Alenia, Sofim (Fiat), Barilla, il pomodorificio, le colture di grano selezionate per le miscele acquistate da stabilimenti pastai e dolciari. Per non parlare di tutte quelle piccole e medie aziende che producono ortofrutta, vino e olio. E poi, con il secondo casello autostradale, il mega-mercato ex area zuccherificio, la dorsale ferroviaria che ha tagliato fuori Foggia città, etc…, quell'aeroporto sarebbe davvero il futuro della Capitanata. Ovviamente sempre se Bari acconsente, poiché il problema risiede li, la strategia messa in campo da oltre dieci anni per non far "volare" Foggia è tale da dar le "mezze ali" al Lisa, non farle sviluppare nella zona ASI e montarle all'occorrenza all'Amendola, NATO permettendo. Ad Maiora!