Abolire le Province? Abolire le Regioni? Fondere in qualche modo le une con le altre, così come ha proposto la Società Geografica Italiana. L’argomento suscita interesse e fa discutere gli amici di Lettere Meridiane.
Enrico Ciccarelli manifesta il suo scetticismo verso la proposta (che porterebbe ad uno smembramento della Puglia ed alla erezione della Capitanata a regione autonoma, con l’ingresso della provincia di Campobasso). “Con tutto il rispetto – scrive -, mi sembra la tipica ipotesi estiva di nessuna valenza pratica. Sia perché Province e Regioni non sono affatto la stessa cosa (le prime sono organi meramente amministrativi, le seconde hanno potestà legislativa), sia perché la cartina d’Italia (disegnata “provvisoriamente” da Cesare Correnti e dalla Società Geografica nelle immediate vicinanze dell’Unità) non è frutto di un trattato scientifico, ma della storia. Che fa sì, ad esempio, che la Vallée sia una Regione autonoma malgrado sia più piccola della sola Andria. Non ci farei molto affidamento, anche se sotto l’ombrellone può essere un divertissement gradevole.”
Franco Cuttano – che nel dibattito sull’argomento si erra in precedenze espresso a favore della chiusura delle Regioni e per il mantenimento degli enti intermedi – continua a sognare l’abolizione delle Regioni: “Resto comunque convinto – scrive – che bisognerebbe (per questioni di storia, spreco e non solo), salvare le PROVINCE con caratteristiche legislative ed eliminare le squilibrate Regioni. In parlamento modificare il Senato con il “Senato delle Province” (effetti: un rappresentante per ogni Provincia con riduzione drastica degli attuali senatori).”
Se Lorenzo Mancano abolirebbe entrambi gli enti, Gino Longo si schiera senza esitazione a favore della proposta prospettata da Mi pare più logica questa soluzione rispetto a quella montiana. Però resto dell’idea di eliminare le regioni e il senato, lasciare le provincie così come stanno e fare la camera delle provincie. Accorpare i piccoli comuni a quelli più vicini e più grandi. Anziché tante polizie urbane, una sola provinciale. La provincia gestirà i trasporti urbani, sanità, servizi sociali, fiere e mercati, infrastrutture. Penso sia una soluzione per non relegare nell’emarginazione territori ,come la Capitanata, specie se si pensa ai benefici che avranno le città metropolitane. Bisogna prendere atto dei costi delle regioni e del dato di fatto che tutte sono in rosso coi conti. In fine, non può essere ignorata la disparità che si è creata con l’Istituzione delle regioni, hanno tratto grandi benefici solo i territori di ubicazione delle città capoluogo di regione.”
Della stessa opinione di Longo si professa Sara D’Alessandro: “Certamente più interessante ed equo questo che il precedente disegno, che non sapeva né di carne né di pesce.”
Massimo Marano ritiene “siano meglio le Regioni” mentre, infine, per Michelangelo D’Arrissi si tratta di “fantapolitica”. Il ragionamento di D’Arrissi si riferisce in modo particolare alla difficoltà di implementare un progetto che comporterebbe in ogni caso un drastico taglio di poltrone. D’Arrissi scrive infatti che la proposta dei geografi “non tiene conto di come sarà difficile fare alzare dalle loro poltrone occupate tutti i signorotti locali che si sono acquistati uno spicchio di potere… Certo sarebbe una svolta per le legislazioni di settore ( faccio l’esempio di quella ambientale) che sebbene vincolata alla 152/06 a livello nazionale, gode a tratti di gradi di libertà regionale/provinciale…se ne ridurrebbe considerevolmente il numero.”
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