Accadia e Spello distano tra di loro poco più di 400 chilometri: comune pugliese il primo, umbro il secondo. La Puglia è una regione del Sud, l’Umbria una regione del Centro. Sembrerebbero realtà diverse, e lontane. Sono però unite da un comune dato geografico: stanno nell’Appennino.
Vi suggerisco un esercizio: prendete la carta geografica italiana, e fatela ruotare di 180°: vi accorgerete che è come se la distanza s’attenuasse. È il prodigio dell’Appennino.
Non c’è nulla di più italiano, di più avvolgente e di più comprensivo dell’Appennino. Ciò che a prima vista appare lontano ed altro, ad una più attenta osservazione diventa invece somigliante e perfino simile. Non c’è nulla che unisca più profondamente l’Italia e faccia giustizia delle convenzionali (e banali) distinzioni tra Nord, Centro e Sud dell’Appennino.
Se l’italianità profonda e primigenia dell’Appennino è qualcosa che sfugge alla coscienza nazionale, lo si deve purtroppo allo sviluppo economico che ha scelto altre strade: privilegiando la costa e le pianure, a danno della collina e della montagna.
Monti, colline, vallate, silenzi e atmosfere si somigliano tutti: dall’Emilia alla Calabria, dalla Puglia all’Umbria.
Si somigliano perfino gli intonaci, quelli che Elvio Marchionni strappa al tempo che passa impietoso e sottrae alla caducità e all’oblio, restituendoli a vita nuova e rinnovata capacità espressiva.
“Qui in Puglia ho ritrovato lo spirito e l’atmosfera della mia Umbria nelle verdi dolci colline che sovrastano Accadia e nella magia del Rione Fossi”, mi disse Marchionni mentre giravamo I colori del tempo, il film con cui il Consiglio Provinciale, allora presieduto da Pasquale Murgante, volle documentare la prima campagna di “strappi” in provincia di Foggia.
L’intonaco che il grande artista di Spello strappa ai muri delle case è un grumo di tempo, che racconta la storia delle famiglie che quelle case hanno abitato: è narrazione di vita vera. Marchionni lo reinterpreta, restituendogli appunto la profondità del tempo, sublimandolo nella rappresentazione delle sue figure classiche. Tempo che diventa eterno.
Il fatto è che quando si vive avvolti dai colori del tempo e dai silenzi della collina, si somigliano molto il ritmo dell’esistere, i fumi che dal focolare si disperdono sull’intonaco e l’impressionano, il modo con cui ci si relaziona a quanto sta attorno, trasformandolo e venendone trasformati. A Spello come ad Accadia.
Elvio Marchionni è stato tra i primi a sentire questa contiguità e quest’assonanza che sfida i 400 chilometri ed attenua la distanza. Deve averlo capito passando le dita sull’intonaco strappato al Rione Fossi, raccogliendone i battiti profondi, restituendogli il futuro negato da una civiltà sempre più adusa a demolire, a sostituire, che non a conservare e trasfigurare.
L’intuizione originaria di Pasquale Murgante ed Elvio Marchionni prende adesso la forma di un Patto di Amicizia tra Accadia e Spello il cui esordio è – per nulla casualmente – una mostra d’arte collettiva degli autori più rappresentativi delle due cittadine.
Non poteva esserci un incipit più significativo per la nuova pagina che si apre nelle relazioni tra Spello ed Accadia. Avanti così, con l’arte e con la cultura. Avanti così per il riscatto dell’Appennino.
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