Giampiero Protano lancia il sasso: “Primarie a trecentosessanta gradi”

Un carissimo amico – Giampiero Protano, esponente di primo piano del Pd e della sua ala renziana – commentando quanto ho scritto ieri a proposito delle primarie mi esprime il suo assenso all’idea di una designazione “dal basso” dei candidati alle prossime elezioni amministrative, non ristretta alla sola lista del Partito Democratico ma allargata a tutta la coalizione.
Va del resto ricordato che una proposta del genere venne formulata per la prima volta proprio in una iniziativa pubblica che vide tra gli organizzatori lo stesso Protano (assieme a Michele Salatto). A formularla fu – a mo’ di sasso gettato nell’acqua stagnante e paludosa della vecchia politica di sempre – l’assessora regionale alla sanità, Elena Gentile, da sempre coscienza critica del  centrosinistra:  della Quercia prima, e del Pd oggi. E il sasso venne raccolto anche dagli altri due interlocutori politici (l’on. Ivan Scalfarotto e il sindaco di Bari, Michele Emiliano) presenti all’evento “Ultimi, ma non ci arrendiamo” svoltosi il 10 giugno scorso all’Altrocinema.
Che la parte del Pd che maggiormente invoca una buona (e profondamente rinnovata) politica creda fermamente nelle primarie è del tutto naturale.

In tempi di crisi irreversibile della forma partito di una volta (quella per cui i dirigenti venivano designati dai congressi, ed erano legittimati da questa investitura, più o meno di base, a scegliere i candidati nei consessi elettivi), le primarie rappresentano – pur con tutti i limiti del caso – la sola forma possibile per fare contare di più la base.
Ma il punto è: quale base? Soltanto gli iscritti, iscritti e simpatizzanti insieme? Giampiero Protano è perfino più oltranzista: “Io farei votare tutti, ma proprio tutti: iscritti, simpatizzanti, semplici elettori, ma anche elettori dell’altra parte.”
L’idea è senza dubbio intrigante, anche se bisogna fare i conti una volta per tutte con la teoria, meglio ancora lo spauracchio, rappresentato dal possibile “inquinamento” che potrebbe essere provocato sull’esito delle primarie dalla partecipazione alla consultazione di elettori e simpatizzanti di partiti avversi.
La teoria dell’inquinamento è fragile in se stessa, in un sistema elettorale che consente espressamente la possibilità del voto disgiunto (per cui si vota per un certo candidato sindaco o per un certo candidato alla presidenza della regione, e si dà un voto ad un partito che sta in una coalizione diversa) è praticamente impossibile definire in maniera certa chi elegge chi.
Mettiamo che io abbia deciso di votare alla presidenza del governo regionale il candidato presidente del centrosinistra e nello stesso tempo di dare il mio voto di preferenza ad un candidato consigliere di una lista della coalizione di centrodestra. Sarò ritenuto un elettore di centrosinistra o di centrodestra?
Ma non è soltanto la questione della sopraggiunta difficoltà a riconoscere il dna dell’elettore, a rendere auspicabile l’idea delle primarie a 360 gradi prospettata da Protano.
“Consentire il voto aperto a tutti, ma proprio a tutti – aggiunge l’esponente renziano – sarebbe probabilmente una bella risposta alla domanda di buona politica che cresce nell’elettorato perché riporterebbe al centro del confronto i valori, i progetti, le idee che i candidati propongono ed esprimono.”
Tesi tutt’altro che peregrina. Poniamo un altro caso. Immaginiamo che nella griglia di partenza di possibili elezioni primarie che interessino tanto lo schieramento di centrosinistra quanto quello di centrosinistra, ci siano due candidati che fanno dell’onestà il loro valore fondante, e sono percepiti dal corpo elettorale come persone coerenti, sincere, in grado di non professare l’onestà e basta, ma di praticarla quotidianamente. E poniamo che ci sia un elettore che stufo dello spettacolo inverecondo offerto dalla politica che ingolfa le cronache giudiziarie, abbia deciso di non andare a votare affatto, e che invece appresi i programmi delle primarie si sente attratto da entrambi i candidati.
Perché non consentirgli di esprimere il suo consenso a tutt’e due? Certo, costui dovrà poi decidere una volta arrivati alle elezioni “secondarie”, ovvero quelle che contano per l’elezione, a chi dare la proprie preferenza. Sarà affar suo.
Ma il sistema democratico avrà guadagnato due piccioni con una fava: premiare i candidati alfieri dell’onestà; aver sottratto un membro al partito dell’astensionismo.
Ogni voto liberamente espresso è una vitamina per la democrazia e per il cambiamento. Ogni voto liberamente espresso: fa nulla che ciò accada alle primarie, o alle secondarie. Sarà per questo che ai gattopardi le primarie aperte e diffuse piacciono poco. Figuriamoci quelle a trecentosessanta gradi sognate da Giampiero Protano.

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Author: Geppe Inserra

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