Avete presente quando due fidanzati, alla fine di un certo periodo di reciproche incomprensioni, scoprono d’improvviso di non aver mai smesso di amarsi, e tornano più innamorati di prima, al punto che uno dei due cede un suo bene prezioso all’altro?
Non è la trama di una telenovela o di una delle stucchevoli fiction di RaiUno, e nemmeno il lieto fine di un polpettone hollywoodiano.
Ma una vicenda politica e istituzionale in piena regola. L’amore in questione, mai del tutto apertamente dichiarato, e anzi spesso contrastato da malumori, sospetti e reciproche accuse, è quello tra la Regione Puglia e la provincia di Foggia.
Per far capire ai concittadini residenti nella Puglia Settentrionale che non è vero che la Regione non tenga a cuore i loro problemi, il governatore Nichi Vendola è ricorso ad un’autentica dichiarazione d’amore, intitolando (e credo sia la prima volta che una cosa del genere sia accaduta, in Puglia) “We love Foggia”, la conferenza stampa dedicata ai recenti provvedimenti adottati dal Governo regionale per l’area del Foggiano e della città capoluogo.
La Puglia e la Capitanata fanno pace, dopo che lo stesso governatore, senza peli sulla lingua, aveva accusato la classe dirigente dauna di “foggianesimo”, ovvero di lamentarsi sempre, talvolta a sproposito.
È stata una conferenza stampa monotematica definita addirittura “fiume” dai giornalisti dell’ufficio stampa della giunta regionale, dalla quale trapela forse anche una precisa strategia politica, orientata a riconquistare al centrosinistra la leadership politica della Capitanata, quel primato malamente perduto negli ultimi anni, dopo che proprio da Foggia era partita la primavera pugliese.
Il governo regionale ha messo sul piatto fatti pesanti: ha indicato priorità di un certo spessore. Al centro della discussione sono stati il dissesto di Marina di Lesina, gli interventi per l’Università di Foggia e per le periferie del capoluogo. Il “regalo” del fidanzato alla fidanzata per la riappacificazione, di cui dicevo nella metafora iniziale, è stato sostanzioso e riguarda il Pirp di Borgo Croci, per la cui attuazione la Regione regalerà al Comune di Foggia tre ettari di terreno, ricadenti nel vecchio sistema dei tratturi.
Poteva starci qualcosa, una dichiarazione di impegno, almeno di principio, sulle questioni nevralgiche che riguardano il sistema dei trasporti e in primis l’aeroporto Lisa. Per il momento nulla, ma chissà che l’innamoramento ritrovato non preluda ad una soluzione anche a questo nodo, irrisolto.
A dare la svolta, con un paio di gesti di grande sagacia politica, è stato il presidente Vendola in prima persona. Il primo, qualche mese fa, all’epoca del rimpasto della giunta, chiamando a far parte della sua squadra di governo il consigliere regionale Leonardo Di Gioia (approdato nel centro di Monti dopo una lunga militanza nel centrodestra, che l’aveva portato ad essere tra i candidati più suffragati alle elezioni regionali).
Il secondo, qualche ora prima della conferenza stampa, recuperando a tutti gli effetti all’universo del centrosinistra Ciro Mundi, assessore provinciale con Pellegrino e vicesindaco con Ciliberti, all’epoca con la Quercia, di fatto dimissionato dalla giunta comunale dal suo partito, e da allora in un rapporto molto critico con il centrosinistra. Giravano voci perfino di una candidatura a sindaco offertagli dal centrodestra. Vendola ha chiuso il cerchio, nominandolo commissario straordinario dell’Istituto Zooprofilattico di Foggia: “dopo anni di caos e malgoverno – ha detto – abbiamo deciso di aprire quella porta e nominare un commissario, perché l’IZPF può diventare prezioso per i suoi compiti sul territorio”.
La strana coppia Di Gioia – Mundi rappresenta un fatto oggettivamente nuovo e dirompente per le acque stagnanti del centrosinistra foggiano, pur nella diversa collocazione politica dei due (Di Gioia è comunque rimasto nel centro, mentre per quanto riguarda Mundi si parla di un avvicinamento al gruppo di Socialismo Dauno del consigliere regionale Pino Lonigro, molto vicino a Sel).
I due hanno del resto assai più tratti in comune di quanto non appaia a prima vista. Nei rispettivi schieramenti sono stati entrambi dei giovani rampanti: Mundi trascinò con uno straordinario exploit elettorale il centrosinistra alla storica vittoria che portò Orazio Ciliberti alla fascia tricolore. Di Gioia è stato uno dei protagonisti dell’altrettanto storica vittoria di Antonio Pepe alla Provincia.
Se Di Gioia è stato ritenuto il delfino di Pepe, Mundi fu il delfino di Antonio Pellegrino: ma nell’uno come nell’altro caso, la successione non si è perfezionata, perché nel frattempo gli equilibri all’interno dei due schieramenti sono implosi.
Le roventi polemiche sollevate da esponenti del Pdl sul commissariamento dello Zooprofilattico e la designazione di Mundi fanno il paio con quelle che accompagnarono l’ingresso nella giunta regionale di Leonardo Di Gioia.
Il nervosismo del centrodestra non è casuale: per vincere la competizione elettorale del prossimo anno, che riguarderà tanto il Comune capoluogo che la Regione, non si può vivere di rendita.
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Forse questo è il primo post con una qualche attinenza non furba e neanche nella logica dei nomi buttati avanti con l'intenzione sottintesa – ma palese per gli esperti – di bruciarli.
Ciro Mundi e Leo Di Gioia, nelle diverse epoche e nelle più che diverse strategie politiche, confermano che sono (o sembrano) saltate le paratie dei classici schieramenti: sinistra tradizionale e destra altrettanto tradizionale. Non so se l'accomunare i due nomi voglia indicare una profezia, una aspettativa o un annuncio anticipato di accordi già conclusi. Sono diffidente ma insieme curioso. Staremo a vedere come andrà a finire se è vero – come e vero – per dirla alla Di Pietro, che gli schieramenti tradizionali avranno pure perso lo smalto ma non le astuzie antiche per difendersi o attaccare.
Quelle di Vendola mi sembrano tanto iniziative pre-elettorali.Questo improvviso amore per la capitanata puzza un pò troppo. Deve aver capito che la provincia di Foggia è troppo importante come serbatoio di voti.