Caro Geppe,
ti leggo sempre e molto spesso sono tentato di raccogliere gli stimoli, spesso provocatori, delle tue riflessioni. Altrettanto di frequente rifuggo dalla tentazione per l’idiosincrasia a ripetermi (tocchi temi atavici) e, soprattutto, perché respinto dal livello di alcuni commenti.
Sai meglio di noi tutti che la piaggeria è il sistema più sicuro per alimentare dibattiti finti, nel senso che non fecondano alcuna idea nuova.
Mi spiace doverlo osservare ma questo è il caso.
Come sai, ho responsabilità del processo di concertazione istituzionale e socio-economico che ha accompagnato il Piano strategico di area vasta “Capitanata 2020 – Innovare e Connettere”, visto come fumo negli occhi da tutti i dirigenti di settore dei Comuni, della Provincia e della Regione. I quali, quando passammo loro la palla di ciò che 32 pubbliche amministrazioni associate avevano elaborato e scelto di progettare, fecero spallucce spesso perché non riuscivano a intravedere il solito circuito di riferimento che sono abituati a padroneggiare quando si tratta di gestire la “manna” dei finanziamenti comunitari.
Mi spiace che anche tu non ti sia peritato almeno di chiarire (perché sono certo che per te sono chiari) cosa siano questi PoIn (Programmi Operativi Interregionali), come funzionino e abbiano funzionato, a quali criteri dovessero e sono stati ispirati i relativi finanziamenti e come mai il loro varo avvenga all’ultima curva del tormentato ciclo 2007-2013.
Mi pare che questa ricognizione avrebbe contribuito a inquadrare meglio le criticità spesso rilevate nel dibattito pubblico senza, a mio parere, produrre sintesi utili a incidere sulle cosiddette capabilities.
Qualcosa avevo provato a illustrare in una precedente discussione e qualcosa si indurrebbe dal conflitto a bassa intensità Governo-Regioni che, dopo dieci mesi, tiene ancora sospeso il varo dell’Agenzia della Coesione territoriale con cui Fabrizio Barca ha provato a istituzionalizzare la celebre Cabina di Regia che, nel 1998, Carlo Azeglio Ciampi pose al cuore della “nuova programmazione”. Tema ampio…
Nello specifico dei PoIn, dopo l’iniziale impostazione sviluppata nel Piano strategico di area vasta “Capitanata 2020 – Innovare e Connettere” (a questo link si può scaricare il report del 29 aprile 2010 http://www.capitanata2020.eu/index.php?option=com_docman&task=doc_download&gid=223&&Itemid=96), sono stati i singoli Servizi comunali che si occupano di Cultura, Turismo o Beni culturali a essere coinvolti in un processo istruttorio a totale regia regionale (che, a sua volta, scontava relazioni non fluide con le altre Regioni dell’Obiettivo Convergenza data, appunto, la dimensione interregionale dei Programmi).
Questo impianto – pensato per fare cose grandi, integrate a livello sovraregionale e di impatto durevole – ha sostanzialmente congelato fino a oggi le risorse dell’Asse IV del Programma Operativo FESR 2007-2013. Alcuni (io tra questi) ritenevano sbagliata questa strategia perché troppo esposta sulla variabile “tempo”, normalmente assai poco considerata nei circoli e nei circuiti che si occupano di progettazione comunitaria nel o per il pubblico.
E così è andata (non solo per i fondi dell’Asse IV) con il risultato diabolico che, nel 2007-2009, abbiamo tutti dato prova di aver imparato la lezione cimentandoci solo in idee progettuali a larga scala, spesso frustrando i desiderata dei sindaci che avrebbero preferito i “pochi, maledetti e subito”. E adesso, impiccati all’impegno di aprire i cantieri entro il 30 settembre (scadenza obbligata per sventare ben due tentativi di definanziamento disposti da Bruxelles e da Roma), sarò proprio curioso di vedere, nel 2015, cosa di durevole e strategico questi PoIn lasceranno in Puglia, Campania, Calabria e Sicilia.
Quanto alle scelte di Capitanata 2020, riguardanti poli di valenza sovraregionale come Monte Sant’Angelo o Manfredonia (sede di un Museo nazionale) o finalizzate a rafforzare l’attrattività turistica del Gargano (che ha un impatto sul PIL dell’economia dell’intera Capitanata superiore a quello che il settore turistico ha sull’economia nazionale e regionale), esse sono state finanziate dai PoIn con 33 milioni 724.682,94 euro, circa un terzo dei complessivi 113 milioni 556.512,69 euro destinati ai progetti pugliesi.
Il dettaglio si può leggere qui: http://www.capitanata2020.eu/index.php?option=com_content&task=view&id=547&Itemid=1
Quanto alla città capoluogo e capofila del Piano, gli specifici criteri del PoIn (centrati sulla scala interregionale dei Poli e degli attrattori culturali candidati a finanziamenti) avevano indirizzato verso il Santuario dell’Incoronata all’interno del progetto “Via Sacra Langobardorum: percorsi turistici religiosi per i pellegrini del culto Micaelico”, verso la realizzazione di attrezzature direzionali e turistiche a sostegno del Parco dell’Incoronata, verso la Cattedrale nell’ambito del Piano per completamento e realizzazione della rete dei beni culturali, verso il Museo civico nell’ambito del progetto “Rete delle Biblioteche e dei Musei”. Nelle more della definizione del PoIn, dimostratasi tanto faticosa da aver subito, ripeto, la minaccia seria del definanziamento, alcuni di questi interventi (come la Cattedrale o parte della Rete dei Musei e Biblioteche) hanno trovato altre linee di finanziamento.
Questa stessa strada extra-PoIn sta seguendo l’Assessorato alla Qualità e all’Assetto del Territorio e il Servizio Urbanistica (che se ne occuparono per il Piano della rigenerazione urbana e per il Piano Città) e il Servizio Pianificazione-Governance (dove sono incardinate le competenze di “Capitanata 2020”): fino a venerdì 9 agosto ci sono stati contatti con i servizi regionali per quanto riguarda la Chiesa delle Croci (in particolare circa il progetto definitivo per il restauro almeno del Portale) e per il Parco urbano e archeologico “Campi Diomedei”.
Aldilà di inerzie, inefficienze e intermittenze degli uffici comunali (ce ne sono), non ho bisogno di sottolineare a una persona impegnata da una vita in progetti culturali di qualità, quanto questi processi debbano fare i conti con tre elementi importantissimi: la proprietà, il concorso operoso delle Soprintendenze, la definizione della sostenibilità finanziaria della gestione. Quest’ultimo aspetto è ormai un “must” tipo… il fiorino richiesto a Benigni e Troisi al confine doganale della Toscana, quando avevano appena cominciato il loro disperato viaggio per l’Europa a caccia di Cristoforo Colombo…
Giovanni Dello Iacovo
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Caro Giovanni,
ti ringrazio della puntuale ricostruzione del tormentato iter dei Poin e dell’altrettanto puntuale e rigorosa ricostruzione di cosa abbia funzionato e cosa no, nel percorso di attuazione del Piano strategico di area vasta, che hai voluto offrire agli amici di Lettere Meridiane. Tanto per sgombrare il campo da ogni possibile equivoco ti dico che concordo in tutto e per tutto con quello che scrivi.
Nel mio post, ponevo questioni più generali riguardanti il deficit di cultura dello sviluppo, la difficoltà che da tempo s’incontra nel confrontarsi sui problemi che riguardano lo sviluppo nella nostra provincia.
Il tuo racconto, l’indice che punti verso i dirigenti di settore dei Comuni, della Provincia e della Regione conferma una tesi che vado sostenendo da tempo: un piano di sviluppo, la programmazione producono frutti tanto più rigogliosi quanto sono condivisi (e discussi) “dal basso”, quanto più sono comunicati, quanto più diventano un patrimonio comune.
Fin tanto che restano nella cerchia ristretta delle elites dirigenti (siano esse tecniche, politiche o sindacali) difficilmente s’incarnano (lo dimostrano anche storie come la TAV e le sette camice che bisogna sudare quando si tratta di realizzare una discarica di rifiuti).
Il confronto suscitato da Lettere Meridiane – ovviamente con tutte le cadute di tono e di stile ch è tipico delle discussioni sul web – mi sembra evidenzi una diversa attenzione da parte della gente, del pubblico, dei lettori verso questi temi. Come giornalisti abbiamo il dovere di divulgarli, di sostenere quanto più è possibile una discussione leale e aperta.
Geppe Inserra
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… una volta si sarebbe detto “il dibattito politico”, che è mancato proprio quando sarebbe stato necessario un approfondimento della riflessione collettiva sulle identità e vocazioni e soprattutto sulle proiezioni possibili delle "aree" (così evitiamo questa brutta ed equivoca espressione dei "territori").
Quel tipo di dibattito non centrato sulla “politica politicata”, manca esattamente da quando la politica è diventata il luogo delle carriere personali (ah! Bassanini e Segni, quanti danni hanno fatto … sia pur in buona fede, con la frammentazione dei "terrritori" e con la preferenza unica) e non già il luogo della discussione collettiva tra soggetti significativi" (intellettuali, dirigenti e referenti di organismi associativi, del mondo della cultura, , esponenti di partiti e sindacati, del mondo del volontariato e dell'impresa ecc).
cosa c'entra Segni ? c'entra con un sistema elettorale che ha reso determinante l'apporto personale di voti e con esso la logica autoreferenziale della politica (la dico in forma breve, ma credo che la questione sia oramai chiara ed evidente a qualsiasi osservatore attento).
La Barbanente in una iniziativa pubblica e soprattutto nel dopo iniziativa in un contesto più conviviale, esortava noi indigeni a fare qualcosa perché i progetti che venivano dai soggetti istituzionali del Gargano erano mediocri, sconnessi tra loro e privi di visione.
io per parte mia mi limito a segnalare che la maggior parte dei fondi erogati dal gal non vengono utilizzati e la responsabilità principale è data proprio dal fatto che la programmazione suggerita da quest'organismo (che sulla carta dovrebbe ben rappresentare il territorio per la sua composizione pubblico/privata) è assurdamente oleografica e del tutto irrealistica.
Ovviamente la colpa è poi dei Baresi … intendiamoci. Possiamo continuare a raccontarcelo, ma non so con quale utilità.