La Provincia risorge. A Palazzo Dogana si potrebbe tornare all’antico, dopo la bocciatura decretata dalla Consulta della riforma delle Province, voluta dal Governo Monti. La Corte Costituzionale ha infatti sancito l’illegittimità di quel pacchetto di provvedimenti che svuotava le Province di competenze e modificava drasticamente le modalità di elezione del presidente e del consiglio, abolendo le giunte provinciali.
Nel mirino dei giudici costituzionali anche la riduzione del numero delle Province accorpando alle più grandi quelle che non possedevano i requisiti di estensione geografica e di popolazione. Non se ne farà nulla, di conseguenza, del forzato matrimonio previsto dalla riforma, tra la Provincia di Foggia e la Bat.
Tutto torna come prima, ed a questo punto si attendono le decisioni del Governo per quanto riguarda le Province attualmente commissariate, essendo giunti a scadenza naturali i loro organi di governo. Tra queste c’è, com’è noto, anche la Provincia di Foggia.
Altro problema grande quanto un macigno è quello dei bilanci tagliati dalla spending review che li ha sottoposti ad un dimagrimento feroce e coatto proprio per effetto della riduzione delle competenze. Sarà impossibile assicurare anche le vecchie funzioni dopo i tagli imposti con l’ultima tornata della spending review.
Secondo i giudici costituzionali, “il decreto-legge, atto destinato a fronteggiare casi straordinari di necessità e urgenza, è strumento normativo non utilizzabile per realizzare una riforma organica e di sistema quale quella prevista dalle norme censurate nel presente giudizio.”
La sola via percorribile per abolire o riformare le amministrazione provinciali è dunque quella della riforma costituzionale come ha riconosciuto, subito dopo aver appreso della decisione della Consulta, il ministro per le riforme costituzionali, Gaetano Quagliarello: “L’odierna sentenza della Corte Costituzionale sulle province rende ancora più importante intervenire attraverso le riforme costituzionali sull’intero Titolo V, in particolare per semplificare e razionalizzare l’assetto degli enti territoriali.”
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