A leggere le tesi dei corsivisti che cavalcano la tigre della soppressione delle Province, sembrerebbe che l’opinione pubblica sia tutta massicciamente d’accordo sulla inutilità di questo Ente e sulla conseguente necessità di abolirlo. Poi, semplicemente cercando di ragionare e di far ragionare la gente, ti accorgi che non è così.
La prospettiva della forzata chiusura dell’Ente di Palazzo Dogana preoccupa e non poco i cittadini. La Provincia di Capitanata è tra le più grandi d’Italia. Governa un territorio che per superficie e per varietà può veramente definirsi una quasi regione. E c’è di che stare preoccupati.
Il venire meno di quello che bene o male ha assolto negli ultimi decenni alla funzione di ente intermedio, corre il rischio di far venire meno anche la possibilità di una governance efficiente ed efficace di un territorio così articolato e complesso.
Raramente un post di Lettere Meridiane ha suscitato un dibattito così intenso e ricco di riflessioni come quello pubblicato a commento della sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità della Riforma Monti, allungando di qualche mese o forse anno la vita delle Province. Il governo Letta ha infatti messo già a punto il disegno di legge costituzionali che porterà alla loro soppressione: ma nel frattempo è giusto e doveroso riflettere sul pericolo, a mio giudizio molto concreto, di gettare via il bambino con l’acqua sporca.
Gli intervenuti sono per lo più anonimi. Alla fine, finisce 5-1 per i fautori delle Province.
Cominciamo proprio dal solo intervento a favore della soppressione della province: “Le provincie sono quanto di più inutile l’apparato statale abbia mai creato: un luogo per ricoverare politici in attesa di qualcosa di meglio da fare Sindaco, Parlamentare ecc.. La governance è solo quella degli stipendi di chi ci “lavora” a vario titolo non certo dei territori che non sanno neanche a quale porta della Provincia bussare per risolvere qualsivoglia problema perchè le deleghe sono sempre limitate e condivise con la Regione .Quindi ben vengano la soppressione totale senza se e senza ma delle Provincie specchio di un’Italia clientelare e sprecona che ad oggi non può permettersi certe leggerezze. Bisogna pensare alle cose serie adesso non a mantenere presidi di privilegio e potere che le Provincie indubbiamente garantiscono anzi garantivano.”
Non mi piace intervenire sui post dei lettori ma in questo caso non ho resistito alla tentazione: ” Il commento conferma la mia opinione: si spara nel mucchio senza sapere precisamente cosa si dice. A che servono gli stipendi di quelli che lavorano nelle Province. All’Italia servirebbe una vera riforma istituzionale. L’abolizione delle Province servirà a mettere la coscienza in pace ai Gattopardi di ieri e di oggi.”
Per il resto, è però un coro di commenti pro-Province. Ecco un altro anonimo: “che errori, ma forse lo fanno di proposito. secondo me, le regioni dovevano essere abolite, luogo di furti e raccomandazioni. ma logicamente non si può, diranno.le province sono storia dell’italia, da 150 anni esistono , se non erro. Perchè non eliminano le regioni e tutta la marmaglia che ci deruba?
Anche Matteo Pio Pazienza, saggista ed attento osservatore della realtà politico amministrativa commenta: “solo chi non ha sufficiente conoscenza dell’apparato amministrativo italiano può pensare di abolirle. Esse andavano riformate; gli andavano attribuiti più poteri distaccandoli dalle Regioni. primi nemici della Amministrazioni Provinciali sono stati gli Enti Regionali che non hanno mai voluto cedere il loro potere per una Amministrazione storicamente più democratica, più pulita, più vicina ai cittadini di ambiti territoriali vasti, ed infine molto meno corrotte; tutto ciò al contrario di quelle che sono state e sono delle Regioni.”
C’è anche chi come Nico Baratta, propone di abolire piuttosto le Regioni: “Quando parlo di abolire le regioni piuttosto che le province naturalmente mi riferisco all’apparato politico lontano miglia e miglia dalle esigenze territoriali che enti in zona potrebbero assolvere con una giusta ed equa ripartizione delle competenze e responsabilità.”
Un altro anonimo, invece, scrive: “Condivido l’opinione del dott. Inserra, solo chi non conosce la realtà’ della Provincia di Foggia, può fare certe affermazioni… Voglio solo ricordare il ruolo, le funzioni e i servizi fondamentali che vengono svolti dalla Biblioteca Provinciale (ultima frontiera per cercare di fare un po’ di cultura a Foggia), i servizi sociali (finanziamenti alle scuole per audiolesi), il Teatro del Fuoco (unico teatro rimasto aperto per le piccole compagnie teatrali), il Festival del Cinema Indipendente (unica vetrina locale per chi vuol fare cinema) e tanto tanto altro ancora… Oggi rischiamo di perdere tutto, perchè le politiche culturali e sociali forse fra un anno e mezzo (tempi per fare la riforma costituzionale) passeranno al Comune. E in questi mesi che si fa? Al comune verranno assegnate nuove risorse per fare un minimo di cultura… Speriamo in un futuro migliore per la nostra Foggia…”
Molto bello ed articolato il commento di Luca che scrive: “Per la Capitanata non mi aspetto nulla di buono dalla abolizione delle Province. Oggi la Capitanata è una delle Province più povere d’ Italia; ma almeno può porre al centro della sua azione politico-amministrativa se stessa, stabilire quale possa essere la sua via per uscire dal sottosviluppo e organizzare strategie coerenti con gli obiettivi prefissati. Domani, senza Province, continueremo ad essere poveri, ma le nostre miserie verranno annacquate dei migliori risultati dei territori vicini. Purtroppo già oggi i fondi europei FAS arrivano in Puglia grazie soprattutto al sottosviluppo della Capitanata ma vengono spesi solo marginalmente nella nostra Provincia. Domani sarà peggio. Difficilmente saremo protagonisti del nostro sviluppo. La realtà è che in Italia gli investimenti si vanno concentrando sempre più nelle grandi città; senza le Province certi territori rimarranno completamente a secco. Perché semplicemente non esisteranno più come realtà autonome. Non solo come enti politici, ma non esisteranno più neanche come base statistica.”
“Bari – aggiunge Luca – è una bella realtà del sud. Una delle più belle. Una città moderna, dinamica e laboriosa verso cui nutro sentimenti non di invidia, bensì di sincera ammirazione; essa può legittimare in se una università, un politecnico, una fiera, un importante nodo ferroviario, un porto, un interporto, un aeroporto, ecc. Foggia e la Capitanata se avranno una Provincia potranno ambire a sviluppare le proprie infrastrutture, le proprie istituzioni, le proprie prospettive di crescita e le proprie aspirazioni anche in termini di occasioni lavorative per i propri abitanti. Senza Provincia verrà qualificata come inutile l’ università perché tanto c’ è già a Bari e noi dobbiamo metterci a sistema, sarà inutile la fiera perché doppione di quella di Bari e noi dovremo stare a sistema, sarà inutile l’ aeroporto perché tanto ci sarà quello di Bari e noi dovremo fare sistema… Vedremo scomparire quelle realtà per cui i nostri genitori e i nostri nonni hanno lottato per tanti anni. Rischiamo di diventare estrema periferia di Bari ( ribadisco: realtà eccezionale ma che non ci appartiene) non potendo mettere un freno all’emigrazione verso realtà più produttive della nostra.”
“Manteniamo le Province – conclude Luca – , cercando di selezionare una classe dirigente che davvero abbia a cuore il destino della Capitanata. Se si dovesse cedere al populismo messo in cantiere dal Governo (vuole abolire le Province, ma di passare da due ad una sola Camera e di ridurre il numero dei parlamentari non se ne parla) in questo frangente condanneremmo i nostri figli ad emigrazione certa da una realtà che continuerà ad essere sottosviluppata.
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