Potrebbe essere stata l’ultima Messa a San Filippo Neri, quella che don Tonino Intiso ha celebrato ieri, in quel garage di via Federico Spera che da nove anni ospita la più periferica delle parrocchie foggiane. Dalle prossime settimane, potrebbe cambiare tutto a San Filippo: il parroco ed anche la sede parrocchiale.
A pochi passi dal garage procedono infatti i lavori per rendere agibile almeno il salone della nuova Parrocchia. Lì si svolgeranno le funzioni religiose, fino a quando la grande Chiesa non sarà completata.
E il nuovo parroco? A don Tonino Intiso non è stato formalmente comunicato il nome del suo successore (ma la notizia è di dominio pubblico, ne parla perfino il web: a sostituirlo sarà il parroco della Cattedrale, mons. Antonio Sacco).
L’Arcivescovo di Foggia, Mons. Francesco Pio Tamburino, gli ha semplicemente notificato la conclusione del suo mandato pastorale in quel di San Filippo Neri, al momento senza comunicargli la destinazione ad altri incarichi.
L’ultima omelia di don Tonino, nel garage di via Spera, è intrisa di amarezza, ma anche di speranza, in quell’alternanza di gioia e di dolore che ha spesso scandito la vita del sacerdote 75enne, che ha scritto pagine importanti della vita religiosa e sociale del capoluogo dauno.
Don Tonino invita tutti a pregare “perché la nostra comunità sia sempre più in comunione, perché non basta essere in comunità quando si vuole che Gesù Cristo guidi la nostra vita: occorre essere in comunione con Lui, e quindi in comunione tra di noi.”
Così l’amarezza umana del congedo, s’intreccia con la speranza che in questo delicato momento della sua vita, la “comunità che diventa comunione” possa indicare di nuovo la strada giusta.
L’amarezza di don Tonino è rivolta soprattutto al dover lasciare i suoi parrocchiani: una piccola comunità alle prese con tanti problemi e con la povertà endemica di una parrocchia tutt’altro che ricca, dove perfino pagare le bollette del gas o comprare le ostie rappresenta un problema.
Una comunità che però si sforza di essere comunione. “Mi dispiace dover lasciare voi, chiesa viva e pulsante, e non la parrocchia come istituzione. Gli anni che ho trascorso con voi faranno parte sempre della mia vita, anche se nove anni non sono sufficienti per realizzare un progetto. Però sto in pace con la mia coscienza, e credo che queste stare in pace con le coscienze è un valore che abbiamo costruito, tutti insieme.”
Nove anni in un garage, con l’idea di creare nel nome e nell’insegnamento di San Filippo Neri una parrocchia oratorio. All’attivo ci sono diversi progetti comunque riusciti: la sostituzione del catechismo tradizionale, con un catechismo rivolto alle famiglia e fatto dalle famiglie; una serie infinita di messe celebrate nelle case del quartiere, nelle sale condominiali (“perché la chiesa sta dove sta Gesù, e Cristo sta nel cuore degli uomini, delle famiglie”), e poi Vita Comunitaria, il settimanale che ha raccontato la Parola di Dio, giorno per giorno, ai parrocchiani. E ancora, il progetto del Pensatoio, rilanciato qualche giorno fa in occasione della presentazione del nuovo libro del sacerdote: “La nostra vita: la Storia di Dio”. Un progetto che mira a ripensare la solidarietà partendo da una riflessione comune (alla ricerca di un “comune pensiero”) sulle tantissime, e spesso inespresse, risorse che la città ha da mettere in campo.
Fatti e progetti che corrono il rischio di incepparsi. Perché il problema adesso è: che farà don Tonino Intiso?
Per una fortuita concomitanza (o sarà stata piuttosto la mano della Provvidenza?), quella che potrebbe essere stata l’ultima domenica di don Tonino a San Filippo Neri ha coinciso con un inatteso ritorno: il sacerdote è stato invitato a celebrare Messa alla Casa della Divina Provvidenza, l’ex ospedale psichiatrico che lo ha visto per molti anni cappellano. La strada è ancora quella, è sempre quella: gli ultimi che più ultimi non si può, i derelitti come i pazzi, i lebbrosi, gli zingari, gli albanesi.
Ai malati di Alzheimer, nell’omelia, don Tonino ha parlato del valore dei ricordi, della memoria: non di quelli volatili, che sfuggono quando si è affetti da certe patologie, ma di quelli che ci portiamo dentro e che scolpiscono la nostra identità e la nostra coscienza. Ha invitato i malati a ritrovare quella memoria che non hanno perduto, che produce nostalgia, riconoscenza, sentimento.
Forse la risposta a questo delicatissimo momento che stanno vivendo don Tonino Intiso e la comunità parrocchiale di San Filippo Neri, potrebbe giungere proprio riflettendo, sforzandosi di ricordare ciò che don Tonino è stato e ha fatto per la comunità e per la chiesa di Foggia, mettendosi sempre dalla parte dei poveri e degli ultimi: il suo impegno per l’integrazione dei lavoratori immigrati e per i nomadi, quando era responsabile della Caritas e dell’Opera Nomadi, la Giornata Internazionale dei Malati di Lebbra che trasformò Foggia in una città solidale, con la raccolta dei fondi che portò alla costruzione dell’ospedale di Nalgonda, in India, e poi ancora il progetto di solidarietà che portò alla realizzazione della Radioterapia negli ospedali riuniti di Foggia.
Don Tonino è stato, è una risorsa importante in una città che, grazie a lui, ha saputo spesso “osare solidarietà” realizzando progetti che a prima vista sembravano utopie. Una risorsa così può, deve ancora sprigionare futuro.
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