Come si collocò la tragedia di Foggia nel contesto dei bombardamenti che insanguinarono e distrussero il Bel Paese nella Seconda Guerra Mondiale? E quante furono effettivamente le vittime della tragica estate del 1943?
Sono due interrogativi che aleggiano nelle molte iniziative che da qualche settimana la città sta vivendo, per commemorare il 70° anniversario di quella infausta pagina della nostra storia. Le celebrazioni stanno provocando un salutare risveglio della coscienza e della memoria collettiva: c’è un rinnovato desiderio di testimoniare, di ricordare, di comprendere.
Foggia si trovò ad essere, senza neanche saperlo, crocevia del mondo, data la posizione strategica del suo nodo ferroviario e del sistema aeroportuale. Il primo doveva essere distrutto, il secondo doveva fungere da testa di ponte per i successivi raid aerei che gli alleati avrebbero sferrato al cuore della Germania nazista e dei territori occupati.
Per settant’anni la centralità del capoluogo dauno nello scacchiere bellico italiano e nelle cruciali settimane che precedettero l’armistizio non è stata adeguatamente valutata. Però è una delle chiavi di volta utili a comprendere perché i raid aerei furono così violenti, addirittura spietati. Lettere Meridiane ha dedicato all’argomento diversi post, cui è possibile accedere dalla pagina dedicata ai bombardamenti, che offre i collegamenti a tutti gli articoli pubblicati sull’argomento. È però soltanto l’inizio di un percorso, perché in fondo la storia di Foggia nella guerra è ancora tutta da scrivere e per molti versi ancora da scoprire.
Allo stesso modo, resta “sospesa nel vento” la risposta alla domanda di sempre: quante furono veramente le vittime? Sulla questione si è discusso parecchio ed anche polemizzato. I dati ufficiali parlano più di 20.000 vittime: questa è la cifra che si legge nella motivazione della Medaglia d’Oro al Valore Civile concessa dal Capo dello Stato l’8 luglio del 1959: “[Foggia] Resisteva impavida alle offese della guerra, sopportando con stoico coraggio ripetuti bombardamenti aerei che causarono la perdita di oltre 20.000 cittadini; mai venendo meno alla sua fede nel libero avvenire della Patria. Maggio-settembre 1943.”
Molti ritengono che si tratti di una cifra esagerata, anche perché, dopo i primi raid aerei, buona parte della popolazione che aveva perso l’abitazione abbandonò la città, cercando rifugio nei comuni della provincia. La verità non si saprà mai, anche perché alle vittime civili c’è eventualmente da aggiungere anche quelle militari, di parte italiana e di parte tedesca.
Resta però un interrogativo di fondo, al quale si dovrebbe cercare di dare una risposta: come si collocano, in quale scala di gravità, i fatti di Foggia nella più complessiva vicenda dei bombardamenti che colpirono l’Italia durante la guerra?
A cercare nelle biblioteche e nella rete, si scopre che non ci sono molti libri che affrontino organicamente l’argomento. Devo a Marco Pizzolo la segnalazione di un prezioso saggio di Claudia Baldoli (I bombardamenti sull’Italia nella Seconda guerra mondiale), che analizza le incursioni aeree sull’Italia tra il 1940 e il 1945 dal punto di vista degli aggressori. Lo studio è disponibile in rete a questa pagina web.
L’autrice sostiene che quasi tutte le città italiane vennero bombardate. Foggia viene citata non per il numero della vittime ma per essere stata tra le città più pesantemente danneggiate, con il 75% degli edifici distrutti.
Salvatore Aiezza – instancabile e laborioso ricercatore di tracce – mi ha invece reso nota l’esistenza di un documento che sinceramente non conoscevo, molto importante, perché la stima delle vittime e la conferma che il capoluogo dauno fu tra le città italiane più colpite, se non la più colpita, viene da una fonte del tutto insospettabile: il Governo.
Il 5 marzo del 2004, il deputato di Alleanza Nazionale, Vittorio Messa, assieme ad un folto gruppo di colleghi del suo stesso partito, presentò al Ministro per i Rapporti con il parlamento un’interrogazione che andava dritto al cuore del problema. I parlamentari chiedevano infatti al Ministro di sapere “quali siano state le città italiane interessate dai bombardamenti; quanti civili siano morti a seguito di tali azioni nelle diverse città; se non ritenga opportuno e necessario celebrare la memoria di tante vittime innocenti, adottando le iniziative volte a istituire una ricorrenza specifica.”
Gli interroganti indicavano anche le città maggiormente colpite: Foggia è la prima ad esser elencata, seguita da Roma, Milano, Torino, Genova, Firenze, Bari, Bologna, Napoli.
Un paio di mesi dopo, il ministro Carlo Giovanardi rispose per iscritto a Messa e agli altri promotori dell’iniziativa. La risposta (qui il testo integrale) rappresenta così la prima stima ufficiale del Governo Italiano sull’effettiva consistenza delle vittime e – quel che più conta – conferma l’impressione che Foggia sia stata la città effettivamente più duramente colpita e danneggiata.
“Nel corso dell’ultimo conflitto mondiale – scrive il ministro -, il territorio nazionale è stato sottoposto a violenti e intensi bombardamenti aerei che non hanno risparmiato nessuno dei maggiori centri abitati, ivi comprese le città cui fa riferimento l’interrogante. In particolare, la città di Foggia riportò danni gravissimi per l’offensiva aerea che, dal maggio all’agosto del 1943, determinò la quasi totale distruzione della stazione ferroviaria divenuta nel decennio precedente un considerevole snodo per le comunicazioni. Numerosissime furono le vittime civili, come dimostra il depauperamento della popolazione scesa a 63.973 abitanti, stimati al 31 dicembre 1945, rispetto ai 79.127 del 31 luglio 1943. Il sacrificio della città è testimoniato dal conferimento, con decreto del Presidente della Repubblica 8 luglio 1959, della medaglia d’oro al valor civile (quella al valore militare ancora non era stata conferita).
La differenza tra gli abitanti stimati tra 31 luglio 1943 (data che è tuttavia scarsamente indicativa, in quanto i raid erano in pieno svolgimento, e si era già verificato il più grave, quello del 22 luglio) e il 31 dicembre 1945 fa 15.154. Il numero non coincide ovviamente con quello delle vittime, in quanto occorrerebbe conoscere e detrarre i deceduti per morte naturale, i nati nel frattempo, il numero di quanti emigrarono (molto elevato): però è attendibile, in quanto frutto di un calcolo demografico, e offre comunque una indicazione precisa di quanto fu grande la tragedia vissuta dal capoluogo dauno.
Se le cose stanno come ha detto Giovanardi, Foggia è stata la città italiana che ha sacrificato il maggior numero di vite umane sull’altare degli spietati bombardamenti anglo-americani. Il ministro sciorina infatti anche i dati relativi alle altre città maggiormente colpite, e sono parecchio distanti dalla cifre fornite per Foggia. I numeri sono rilevati da uno studio redatto dall’istituto centrale di statistica nel 1957, e sono i seguenti: Roma n. 8.602; Milano n. 4.894; Torino n. 5.611; Genova n. 3.586; Firenze n. 4.781; Bari n. 796; Bologna n. 7.573; Napoli n. 5.611.
Sintomatico che il ministro Giovanardi abbia preferito per quanto riguarda Foggia utilizzare un’interpolazione statistica (non precisissima, ma sufficientemente attendibile) piuttosto che l’indagine Istat del 1957, che attribuì a Foggia soltanto 700 vittime, una cifra risibile.
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