Era da tempo che il Mezzogiorno non riceveva tanta attenzione, non godeva di tanta centralità in un atto del Governo. Diciamo atto, e non ancora provvedimento, perché per capire fino in fondo come si muoverà il governo Letta per cercare di sanare la piaga della disoccupazione giovanile al Sud bisognerà aspettare la pubblicazione del decreto e, soprattutto, verificare se c’è veramente la copertura finanziaria.
Ma le intenzioni ci sono, e sono lodevoli: “creazione di nuovi posti di lavoro nel Mezzogiorno; contrastare la forte caduta dell’occupazione indotta dalla recessione e per accompagnare la sua possibile ripresa, così come la regolarizzazione di impieghi “sommersi”; rafforzare la coesione sociale e territoriale nel paese; contribuire ad un rafforzamento strutturale del sistema delle imprese; indurre un aumento dei consumi e della tassazione a vantaggio dell’intero paese.”
Tanto si legge nel documento: Il Mezzogiorno al lavoro / Misure urgenti per l’occupazione giovanile e contro la povertà nel Mezzogiorno pubblicato ieri nel sito di Palazzo Chigi, quale allegato al comunicato stampa sulla riunione del consiglio dei ministri.
Pare di capire che i fondi necessari per la copertura finanziaria del provvedimento verranno reperiti nelle pieghe dei Fondi Strutturali 2007‐2013 (ovvero finanziamenti comunitari), o più precisamente nell’ambito dell’intervento di riprogrammazione dei Fondi Strutturali 2007‐13 messo a punto del Ministro per la Coesione Territoriale, Carlo Trigilia, Detto intervento costituisce l’asse portante del provvedimento del governo a sostegno dell’occupazione. Il ministro crede molto sulla possibilità di finanziare il pacchetto utilizzando i fondi comunitari ancora non spesi. “Cercheremo ancora di utilizzare i fondi Ue a rischio spesa. Non si perda nemmeno un euro disponibile” ha twittato il suo ufficio stampa al termine della seduta del consiglio dei ministri.
Il documento offre alcuni interessanti riferimenti statistici che al di là del loro valore conoscitivo sono importanti perché indicano una possibile svolta almeno nel modo di percepire la questione meridionale da parte del Governo. Torna ad essere una questione, se non centrale, almeno riconosciuta, dopo essere stata per anni rimossa.
“Poche cifre – scrive il ministro Trigilia – sono sufficienti per illustrare la necessità di questo intervento. Nel Mezzogiorno vi sono 1.250.000 giovani (15‐29 anni) che non studiano né lavorano, più che nell’intero CentroNord. Un giovane meridionale su 3 oggi non studia né lavora. I giovani diplomati del Sud hanno nel 2012 un tasso di occupazione del 31% e i giovani laureati del 49%; tassi entrambi di circa 15 punti inferiori rispetto al resto del paese; la durata media della ricerca della prima occupazione supera i tre anni. Al tempo stesso cresce sensibilmente al Sud la partecipazione al mercato del lavoro, segno sia di assoluta necessità di impiego in moltissime famiglie, sia di esplicita volontà di contribuire al rilancio del paese. Come ricorda la Banca d’Italia, “l’ offerta di lavoro cresce più rapidamente nelle regioni in cui l’aumento della disoccupazione è più marcato”. “
Il pacchetto di misure è organizzato su quattro assi: a) incentivazione della creazione di lavoro a tempo indeterminato (500 milioni di euro); b) incentivazione dell’autoimprenditorialità e dell’impresa sociale (250 milioni); c) avvicinamento dei giovani che non studiano e non lavorano (NEET) al lavoro attraverso tirocini (150 milioni); d) contrasto alla povertà estrema (circa 170 milioni).
Il primo asse incentiva direttamente la creazione di nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato, per i giovani fino a 29 anni di età, attraverso una sensibile riduzione (il 33% della retribuzione lorda complessiva per un periodo di 18 mesi) del relativo costo per le imprese. La dotazione prevista è di 500 milioni.
Il secondo asse interviene potenziando due strumenti di politica economica già attivi. Da un lato con un rifinanziamento della legge 185 sull’autoimpiego e ’autoimprenditorialità (170 milioni); dall’altro con un rifinanziamento della misura “giovani del non profit” (già definita nel Piani d’Azione Coesione) per sostenere progetti del privato sociale.
Parallelamente, come terzo asse, questo impatto sarà rafforzato dalla contemporanea attivazione di una misura per la promozione di stage/tirocini nelle imprese per i giovani che non studiano né lavorano.
Il quarto ed ultimo asse interviene sulla povertà estrema. Al Sud un cittadino su tre della popolazione ha sperimentato forme di grave deprivazione in uno degli ultimi due anni (uno su cinque nell’intero paese, Sud incluso). Il 12% dei meridionali è in permanente condizione di grave deprivazione. Con questa misura viene estesa a tutti i comuni del Mezzogiorno la sperimentazione della nuova carta acquisti per le famiglie in stato di indigenza estrema, già prevista per le maggiori città dell’intero paese.
Non è una rivoluzione, né una vera e propria inversione di tendenza. Ma c’è comunque una ripresa d’attenzione confortante nei confronti del Mezzogiorno. Significativa è in questo senso l’evocazione del parametro della deprivazione nella parte del documento che riguarda la povertà estrema.
Quello della deprivazione è un concetto piuttosto nuovo (e complesso). Il termine significa più o meno la privazione a danno di persone o gruppi di persone di condizioni di soddisfazione dei bisogni primari. Si tratta di un vero e proprio indice per misurare le condizioni di povertà, che viene solitamente applicato ad aree geografiche. Si è nuovamente riconosciuta al Mezzogiorno una sua specificità. Il Mezzogiorno torna ad essere nuovamente una questione nazionale.
L’impatto del provvedimento viene giudicato “sensibile” dal Ministero. Si prevede che il pacchetto di misure coinvolgerà oltre 300.000 persone: in particolare oltre 150.000 cittadini in condizione di povertà estrema. Determinerà la creazione di circa 80.000 nuovi posti di lavoro nel 2013‐14.
Il suo impatto sull’economia del Mezzogiorno produrrà una crescita del PIL stimabile in circa il +0,2% per il 2014,rispetto al livello atteso, e il +0,4% per il 2015 e oltre.
Come per tutti gli interventi nel Mezzogiorno, ne beneficerà l’intera economia nazionale: in particolare l’impatto aggiuntivo sulla produzione nel CentroNord sarà fra i 100 e i 200 milioni di euro l’anno, grazie alla fornitura addizionale di beni e servizi al Mezzogiorno.
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Una riprogrammazione dei Fondi Strutturali 2007‐2013 che sbollenta gli spiriti, indirizzando le residue risorse in maniera più efficace e mirata. Il circolo Pickwick chiude, speriamo che sia vero.