Sembra destino: ma ogni volta che per l’aeroporto Gino Lisa si approssima l’ora X, c’è qualcuno che viene fuori per avanzare proposte alternative. L’idea dell’on. Salvatore Tatarella (riaprire la prospettiva di una utilizzazione a fini anche civili dell’aeroporto militare di Amendola “approfittando” della presenza del ministro foggiano Mario Mauro al dicastero della difesa) è suggestiva ed intelligente, ma è però, semplicemente, un’altra cosa rispetto al problema. Che era, e resta: perché sull’allungamento della pista del Lisa si sta perdendo così dannatamente tempo?
Quand’anche il ministro Mauro, folgorato sulla strada di Damasco (il Ministero ha sempre sostenuto che della possibilità di un uso promiscuo di Amendola non se ne parla nemmeno), conceda l’agognato nulla osta, la questione del Lisa resterebbe tal quale: tra lungaggini di routine e inghippi burocratici si stanno perdendo tempo e danaro.
Le questioni sono del tutto distinte e per questo mi sembrano comunque ingenerose le critiche che sono state mosse da qualche parte all’on. Tatarella: proponendo di “ripescare” la prospettiva di Amendola, l’europarlamentare non boccia certamente l’aeroporto Lisa.
Ribadisco che sono problemi del tutto diversi tra di loro: una cosa è affrontare il problema (comunque esistente e che sta diventando sempre più grave) del prezzo che il turismo garganico deve pagare per la mancanza di un aeroporto, un’altra pretendere che la road map per l’allungamento della pista venga rispettata. Tanto più che c’è il serio rischio che il finanziamento, 14 milioni di euro garantiti dai fondi FAS, possa essere revocato.
L’opinione pubblica è sdegnata, e ha tutte le ragioni di esserlo. “Basta chiacchiere, aeroporto!” tuona uno dei più popolari gruppi di Facebook, la cui intitolazione è già in se stessa una dichiarazione programmatica.
Sul Gino Lisa, fino ad oggi, si sono fatte tante chiacchiere, e assai pochi fatti. L’ iter burocratico che dovrebbe portare alla cantierizzazione dei lavori cammina col passo di lumaca e in parte questo è dovuto proprio alla sua complessità. L’aeroporto Lisa sorge in un’area piuttosto urbanizzata: questa circostanza è stata sempre abbastanza sottovalutata, anche perché nel corso degli anni poco o nulla si è fatto per scoraggiare gli insediamenti edilizi nella zona.
È stata proprio questa sottovalutazione a creare ostacoli. L’Enac – che deve pronunciarsi sul piano di rischio aeroportuale – ha chiesto all’amministrazione comunale garanzie sugli indici di edificabilità della zona del Salice che il documento approvato dall’amministrazione comunale rinvia alle norme tecniche di attuazione del piano regolatore generale.
Questo gioco di scatole cinesi non ha convinto i tecnici dell’Enac, che evidentemente pretendono che gli indici di edificabilità restino – per sempre – quelli previsti nel piano di rischio. Sapendo quanto la questione sia scottante sarebbe stato forse il caso di evitare nel piano il rinvio a norme di dubbia interpretazione, innescando altri ritardi.
Sul sito dell’Associazione Mondo Gino Lisa (www.ginolisa.it, un’autentica enciclopedia in cui è possibile trovare veramente tutto sull’aeroporto di Foggia), così sono elencati gli ulteriori step della road map: una volta messe a posto le carte, sarà necessario conferire il mandato per l’esproprio dei terreni ad Adp, che dovrà a sua volta provvedere alla concreta effettuazione degli espropri (necessari circa 2 mesi). Quindi il bando di gara dei lavori per l’allungamento (necessari circa 2 mesi?, scrive l’associazione con il punto interrogativo, ma in realtà servirà più tempo). Poi, ancora, l’aggiudicazione dell’appalto e finalmente l’esecuzione dei lavori, che avverrà in tre distinte fasi.
La prima è rappresentata dalla realizzazione dei lavori allungamento della testata nord ’15′, per la quale si stima un tempo di almeno 15 mesi, a seguire l’esecuzione dei lavori di ripristino ai 1600m originari della testata sud ’33′ e l’integrazione tra vecchia e nuova pista (spostamento segnaletiche, luci, vor). Infine, il collaudo e l’approvazione dell’Enac. Per queste fasi nella migliore delle ipotesi saranno necessari altri quattro mesi.
Un percorso per niente facile, che sta diventando ogni mese che passa sempre più simile ad un percorso ad ostacoli. Con il serio rischio di inciampare.
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