700.000 tonnellate di amianto in provincia di Foggia

Figura 1

Non siamo al dramma, ma non c’è neppure di che stare tranquilli. Questa la situazione delineata dal Piano Regionale per la bonifica dell’amianto, la cui attuazione è ormai ai nastri di partenza.
Nella mappa del rischio disegnata dal Piano, la Capitanata non è tra le Province più virtuose. È al terzo posto, ma praticamente a pari punti con Lecce, che è seconda. In vetta c’è Bari. Dopo Foggia ci sono Barletta, Brindisi ed infine Taranto, che nonostante la concentrazione di industrie nel suo territorio è la provincia che presenta il minor numero di coperture di cemento amianto. La rilevazione regionale è stata effettuata utilizzando tecniche molto sofisticate: un volo con sensore iperspettrale MIVIS, che ha evidenziato la presenza di circa 5.000 tetti di amianto sull’intero territorio pugliese, di cui 1.706 con dimensioni superiori a 500 m e 2.751 con dimensioni superiori a 200 m.
I dati così raccolti sono stati estrapolati per calcolare il fabbisogno di siti autorizzati allo stoccaggio provvisorio e/o allo smaltimento definitivo dei materiali contenenti amianto.
Come si vede nella tabella (figura 2), per la provincia di Foggia viene stimata una cubatura di 348.204 mc, che copre circa il 20 per cento dell’intero fabbisogno regionale, ed è sostanzialmente eguale a quella del Salento.

Figura 2

Con una differenza, però. Come si legge nel piano, mentre nella Puglia meridionale le coperture di amianto si riferiscono per lo più a immobili e capannoni agricoli, nel Tavoliere il problema è legato ai capannoni industriali. “Dall’esame dell’immagine sotto riportata (la figura 3, n.d.r.) si osserva una forte concentrazione degli edifici con coperture in fibrocemento in alcuni centri industriali della regione: Foggia, Barletta, Modugno, Bari, Brindisi.”

Figura 3

I quantitativi stimati di amianto in Puglia sulla base della mappatura delle coperture in fibrocemento ammontano in tutto a un milione e 750.000 mc, valore che  espresso in tonnellate significa 3 milioni e mezzo di tonnellate di amianto. A questa stima,  i tecnici che hanno elaborato il piano sono arrivati considerando la prevalenza di fibrocemento ed il suo peso specifico (3) medio, pari a circa 2 tonnellate al metro cubo. Applicando lo stesso coefficiente, si ricava  che in provincia di Foggia sono presenti quasi 700.000 tonnellate di amianto: non è certo una sciocchezza. Per dare una rappresentazione visiva della consistenza del problema, messo tutto assieme l’amianto presente in Capitanata sarebbe grande poco di più del grattacielo più alto del mondo (il Burj Khalifa, nella figura 4) oppure immaginate due Pirelloni, uno a fianco all’altro.
Ma quanto c’è concretamente da preoccuparsi? Mettiamola così: la Regione Puglia è stata solerte nel quantificare e delimitare il problema. Il piano disegna un percorso molto concreto per incapsulare, rimuovere, mettere in sicurezza l’amianto. Ma il processo è lungo e complesso: se verrà portato a compimento molto dipenderà anche dalla capacità delle cittadinanza attiva e dell’associazionismo di tenere alta la guardia.

Figura 4

La figura 1 mostra l’ingrandimento della mappa realizzato con l’aiuto del sensore MIVIS: la maggiore concentrazione delle strutture a rischio si rileva lungo la dorsale del Tavoliere con una consistente presenza anche a Lucera. La concentrazione maggiore riguarda Foggia, mentre la presenza di amianto è molto più rarefatta del Gargano e nei Monti Dauni.
Il fatto che i siti da bonificare siano stati fotografati e monitorati, non significa però che siano stati già censiti. La fase attuativa del Piano comincia proprio con il censimento, che è obbligatorio: i proprietari degli immobili dovranno accreditarsi e compilare un modulo, procedura che può essere effettuata anche on line.
E se gli interessati non ottemperassero alla prescrizione?  Il piano prevede che “i siti non censiti potranno essere oggetto di segnalazioni effettuate con le modalità del monitoraggio sociale (cioè potranno essere anche direttamente segnalati dai cittadini, n.d.r.) e/o dalle Polizie Municipali e Provinciali e dalle Forze dell’Ordine; la mancata comunicazione di autonotifica, entro i termini stabiliti, comporta l’applicazione di una sanzione aggiuntiva rispetto a quelle definite dallo Stato, a carico dei soggetti proprietari pubblici e privati inadempienti.”
Resta una domanda, tutt’altro che secondaria: quanti danni ha già prodotto una così consistente diffusione della sostanza cancerogena sul territorio provinciale? Il Piano ha cercato di stimare anche questo aspetto della questione. La figura 5 descrive la distribuzione del cosiddetto rapporto bayesiano di mortalità per tumore della pleura in Puglia nei soggetti di sesso maschile nel periodo 2000 – 2008.
Si nota un eccesso di mortalità nelle città di Bari e Taranto. La provincia di Foggia è invece la zona pugliese di gran lunga più “chiara”. Un’incidenza leggermente più elevata si registra soltanto nei territori di Ascoli Satriano e Manfredonia, ma anche in questi due casi la percentuale è largamente inferiore alla media regionale.
Insomma l’amianto c’è, ma non sembra aver fino ad oggi prodotto danni devastanti dal punto di vista della salute, almeno in provincia di Foggia. Non è lo stesso per il resto del territorio regionale.

Figura 5

L’implementazione del Piano, il cui titolo “lungo” è quanto mai eloquente (“Piano regionale di protezione dell’ambiente, decontaminazione, smaltimento e bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto in Puglia”) rappresenta già un bel passo in avanti. Ma, come s’è detto, le associazioni ambientali e la cittadinanza attiva non devono abbassare la guardia.

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Author: Geppe Inserra

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