Prosegue il dibattito sulla provocazione lanciata da Davide Leccese a proposito dell’abolizione delle Province (“Meglio sopprimere la Regioni”, la tesi sostenuta dal preside emerito del Liceo Lanza), ed a sorpresa emerge una crescente nostalgia verso l’ente intermedio.
Secondo Salvatore D’Agostino, dirigente dell’Ente di Palazzo Dogana, la riforma ha le gambe piuttosto corte: “Il governo Monti aveva bisogno di dare un segnale all’Europa di snellimento e riduzione di costi della pubblica amministrazione e l’abolizione delle Province era la cosa più veloce e con meno ostacoli che si potesse fare in quel momento. Per valutare il pasticcio che è in corso vi invito a consultare queste slides che ricostruiscono in modo obiettivo la vicenda. La mia opinione è che questo è un federalismo sgangherato … e le province sono state di fatto chiuse dal ministero dell’economia.”
Sulla questione interviene anche il giornalista-bibliotecario Massimo Mazza, che così commenta il post su Gabriele Consiglio, primo presidente dell’ente di Palazzo Dogana a lanciare l’idea di una istituzione che “pilotasse” lo sviluppo del territorio: “Mi sono espresso più volte negativamente sulla soppressione delle Province. Quelle che una volta erano considerate “pilote dello sviluppo”, come sostieni giustamente tu, Geppe, non avranno più alcun ruolo con grave danno per le autonomie del territorio, intese in un quadro politico-economico-sociale; concordo anche sulla figura del Presidente avv.
Gabriele Consiglio quale alfiere e difensore degli interessi della nostra Capitanata, già considerata, negli anni ’60-’70, una vera e propria regione autonoma per estensione del territorio, numero di abitanti e caratteristiche socio-economiche. La vera tragedia del nostro Paese stata l’istituzione delle Regioni che hanno sperperato danaro pubblico anche, e non solo, elargendo pensioni d’oro fino a 12mila euro mensili con annesse buonuscite fino ad un miliardo delle vecchie lire; 40 anni che hanno visto migliaia e migliaia di pensionati d’oro erodere danaro alle giovani leve con il grande contrasto della realtà in cui viviamo, ove la metà degli italiani non raggiunge i mille euro al mese. E allora? Vanno eliminate le Regioni, dando proprio più potere amministrativo e politico alle Province in un raccordo del territorio, se si considerano anche, ma non solo, gli emolumenti irrisori percepiti dai consiglieri provinciali, rispetto ai più fortunati e inutili amministratori regionali.”
Dello stesso tenore il commento di Matteo P. Pazienza che punta il dito verso le Regioni, accusandole senza mezzi termini di essere fonte di spreco di di annesse ladronerie: “Ha ragione il preside Leccese. Della questione “Province o Regioni”, ne ha parlato persino Gaetano Salvemini negli anni ’20 e negli anni ’50 del novecento bocciando l’idea delle Regioni e rivalutando le province. Non entro nel merito della storia e delle politiche territoriali di pianificazione e programmazione territoriale di sviluppo che la nostra Provincia, a differenza di quelle del Nord e del Centro, non hai mai fatto ne pensato (ad eccezione del Prof. Pellegrino), ma su come sono state concepite le regioni nel 1970; a tavolino, di notte, in tutta fretta e pensando già a come spartirsi le poltrone e i soldi (questo per chi ha la memoria lunga).”
Anche Mauro Sportelli non ha dubbi: “I guai (e gli indebitamenti) sono iniziati dal 1970, anno della costituzione delle Regioni. Prima la pubblica amministrazione funzionava più o meno bene. Ma mi rendo conto che a lavare la testa all’asino si perde tempo e pure il sapone. Oggi leggo di regione Dauna, regione Salento, solo per parlare della Puglia. Io al massimo sarei per le macroregioni, altro che chiacchiere. Le Regioni sono il vero spreco, il pozzo senza fondo dove attingere a piene mani. E rimetterei la Sanità a livello centrale con i politici fuori dalle ASL, non più Aziende ma Centri di prevenzione e cura, dove farsi curare e non morire.”
Agriturismo Posta Bassi bollirebbe entrambe, sia Province che Regioni, mentre Pietro Semeraro si allinea alla provocazione di Leccese: “le regioni non sono mai servite a nulla” così come Antonio Matrella: “Provincia, le regioni hanno contribuito al fallimento dello Stato”. Dello stesso tenore l’intervento di Gino Biscotti: “Decisamente le Province, visto le liquidazioni che prendono alla Regione”.
C’è anche chi, come Vittorio Russo rilancia la suggestione di una regione che coincida con il territorio della Capitanata: “meglio la regione Dauna che la provincia Pugliese”.
Gino Longo, uomo di spettacolo e di cultura, articola così la sua opinione, riflettendo anche sull’aspetto geografico della questione: “Le regioni servono solo alla politica del non fare, quella sprecona, per passare da un Ministero alla Presidenza. Per quando ci riguarda, vogliono unire la Capitanata e la Bat in una unica provincia. In questo caso diverrebbe una vera e propria regione se si considerano città come Andria,Barletta,la stessa Trani. Che senso ha allora mantenere delle micro regioni come Molise e Val D’Aosta? La ” Capitan-Bat” diverrebbe più grande della Basilicata, Trentino, Umbria, Abruzzo, non solo come estensione territoriale,ma anche come numero di abitanti.
Per Antonio Aser l’ente intermedio è indispensabile: “Un Organismo che raggruppi Comuni limitrofi che hanno le stesse esigenze (servizi, strade, turismo, rifiuti, gestione geologico del territorio, scuole, università, tradizioni, ecc,) necessariamente deve esserci. Le Regioni sono già molto più dispersive.”
L’attualità dell’ente intermedio viene sostenuta anche da Isabella Trulli : “nel mio mondo ideale lascerei la provincia in quanto territorialmente più piccola e con migliore conoscenza del territorio “da servire”.”
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Vero! Anch'io ho riscontrato tra le mie conoscenze una volontà di salvare le Province ed eliminare le Regioni. Per un contributo a questa linea di pensiero copio-incollo un mio commento che scrissi tempo fa su Facebook:
"Per me è un gravissimo errore cancellare le Province. Il giusto è eliminare le Regioni. Inoltre trasformare l'attuale Senato in Senato delle Province composto da 110 senatori di provincia a fronte degli attuali 315. Ogni provincia eleggerebbe il suo rappresentante. Alla Camera il dimezzamento con una legge elettorale che permetta al cittadino di scegliersi il candidato eliminando l'attuale dittatura partitocratica nella compilazione della lista dei candidati."
Saluti – franco cuttano