Devo a Domenico Sergio Antonacci ed al suo sempre prezioso blog Amara Terra Mia la preziosa scoperta della mappa degli interventi che la Regione Puglia ha promosso negli ultimi anni nel settore dei trasporti. Il documento è reperibile all’interno del Bilancio Sociale dell’Assessorato regionale alle Infrastrutture Strategiche e alla Mobilità (chi volesse scaricarlo interamente, lo trova qui).
Antonacci lo pubblica in un post del suo blog, accompagnandolo con un commento quanto mai laconico: “Tu chiamalo foggianesimo se vuoi. Io lo chiamo anche incompetenza dei nostri “politici”. La Capitanata ne esce evidentemente … “trascurata”.”
Difficile non essere d’accordo con Amara Terra Mia: basta uno sguardo alla mappa, per rendersi conto che la provincia di Foggia non ha molto di che rallegrarsi per la ricaduta degli interventi regionali.
Lo si coglie perfino dall’impostazione grafica della cartina: per rendere maggiormente leggibili gli interventi che interessano l’area metropolitana di Bari i creativi che hanno curato la pubblicazione del Bilancio Sociale sono stati costretti ad “esplodere” la zona in un ulteriore riquadro. Problema che non si è posto nemmeno un poco per quanto riguarda la provincia di Foggia: anzi, per far entrare tutta la cartina regionale all’interno del riquadro, è stata tagliata la Capitanata settentrionale. La geografia pugliese, così come si evince dalla mappa, si ferma dalle parti di Lesina.
Nulla da rimproverare però ai grafici: la loro scelta è evidentemente una diretta conseguenza delle scelte politiche: nell’Alto Tavoliere poco o nulla è stato previsto.
Il documento offre una sintetica ed efficace immagine della distribuzione territoriale degli interventi, nonché dello stato dell’arte dei progetti: in rosso sono indicati quelli che sono ancora nella fase di elaborazione, in giallo i cantieri aperti, in verde gli interventi realizzati.
In assoluto, la maggiore concentrazione degli interventi si addensa, come abbiamo già sottolineato nell’area centrale della Regione, immediatamente seguita dal Salento. Pochi gli interventi nelle province di Foggia e della Bat: in quest’ultima, però, sono collocati un buon numero di interventi già conclusi, mentre la Capitanata può vantare soltanto un intervento “verde”, ovvero già realizzato.
La morale della favola è che non solo c’è poco di che stare allegri, ma che occorrerà anche battersi duramente perché i finanziamenti previsti vengano effettivamente utilizzati e perché i cantieri aperti vengano portati a compimento. Diversamente, al danno potrebbe aggiungersi la beffa.
Ma di chi è la responsabilità? Soltanto della politica? Forse no.
Attenzione a lasciarsi andare alle solite (e sterili) lamentazioni sulla Regione matrigna che hanno indotto il governatore Vendola a coniare il neologismo del foggianesimo. Così come sarebbe il caso di passarsi una mano sulla coscienza prima di mettersi a criticare la classe dirigente regionale e in modo particolare i rappresentanti dauni. Certo, gli interessi del territorio non sono stati sempre tutelati come avrebbero meritato, in un contesto in cui la competizione tra le diverse province pugliesi sta diventando sempre più esasperata.
Ma forse uno dei problemi sta proprio in questo: si delega troppo alla politica, e troppo spesso si rinuncia alla cittadinanza, al diritto-dovere di esercitarla.
Cosa hanno fatto la cittadinanza attiva della Capitanata, la società civile, la classe dirigente in senso lato per dire la loro, per prendere parte ai processi decisionali, ed esserne coinvolti?
Il titolare dell’assessorato regionale ai trasporti è Guglielmo Minervini, ovvero uno degli amministratori regionali che maggiormente crede nel valore politico della partecipazione, della trasparenza, delle decisioni che si formano dal basso. Non è un caso che la mappa compaia nel “Bilancio sociale raccontato ai cittadini” e che nel presentare il documento, l’assessore Minervini ricordi il coraggioso processo di partecipazione azionato dall’assessorato con il progetto “Crea-attiva-mente”: “Se cambiamo il nostro modo di leggere i nostri bisogni – scrive – tutto diventa possibile. Ecco perché mettiamo al centro le persone, la comunità, il suo bisogno di costruire vie durevoli e sostenibili allo sviluppo. Ora di questa idea e del lavoro per realizzarla vi diamo conto. Certi che sia utile a favorire il vostro giudizio consapevole, esigente e critico. Del quale, a nostra volta, siamo obbligati a tenerne conto. Così si ricostruisce il circolo virtuoso tra ascolto dei cittadini-decisione della politica-azione amministrativa. Certo si cede del potere, lo si distribuisce nella sfera della partecipazione pubblica, ma in cambio si eleva l’efficacia delle risposte. Il cambiamento diventa possibile, insomma.”
Se non si partecipa ai processi di costruzione delle decisioni, è sterile poi lamentarsi e strapparsi i capelli quando il latte è ormai versato.
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