Mario Pierrotti torna sulla vicenda dell’ODA Teatro con una lettera inviata a Lettere Meridiane, anche in risposta a quanto Enrico Ciccarelli aveva scritto a proposito del presunto (ed inesistente) complotto che avrebbe indotto i controlli.
Non è soltanto un commento, quello di Mario, ma uno sfogo, molto utile a capire quanto sia difficile fare teatro a Foggia.
Eccone il testo.
Come si può non essere d’accordo su quanto affermato da Ciccarelli, oserei dire che è scontato essere d’accordo quando bisogna sostenere l’idea di legalità.
Come più volte affermato, trovo ridicola questa querelle su un complotto fatto di denunce o telefonate anonime. Mi scuserai se colgo l’occasione e approfitto del tuo BLOG per fare un paio di precisazioni riguardo il tuo post ed altri interventi letti questa mattina.
Si sa che quando succedono eventi come questi c’è sempre il “nemico” che siede sulla sponda e brindando attende l’arrivo del cadavere. Buon per lui .. un’occasione in più per svagarsi, per avere qualcosa di cui parlare…un’occasione in più per me per rilevare che qualcosa di buono in questi anni ho fatto.
Allo Jacob (l’associazione che ha “vergato” alcune scritte sul muro di cinta del Teatro, n.d.r.) dico solo d’essersi comportato come nessun politico o partito ha mai fatto, tentando di imporre la propria idea a prescindere. Trovo pazzesco che qualcuno possa dire a un’ entità artistica o a chiunque altro ciò di cui deve o NON DEVE occuparsi (nello specifico, le Foibe). E poi, ancora una volta ricorrere alla scritta sui muri fatta all’ammucciata perché così si fa, si agisce di notte come gli uomini grigi in Momo di M. Ende.
Che fare? restare in attesa che arrivi un chiunque altro a dirci che non dobbiamo occuparci della Shoà e poi qualcun altro ancora che venga a dirci di non occuparci di Shakespeare perché a lui non piace ecc. ecc.. RIDICOLO.
Provvederò quanto prima ad inviare a Jacob un preventivo spesa con i costi per la nuova pitturazione del muro. Detto questo davvero a loro non ho altro da dire.
Mi preme piuttosto dare ulteriori chiarimenti circa la struttura dell’Oda teatro e nello specifico, notizie sul bando del 2003.
Cari Geppe ed Enrico, ben ricorderete che in quel periodo la provincia con la giunta Pellegrino fondò una news provinciale che ebbe poca vita. In uno dei suoi numeri venne pubblicato un articolo (se non erro anche sulla Gazzetta), in cui si annunciava la volontà della Provincia di realizzare un contenitore culturale a disposizione delle realtà cittadine e propose che il Cerchio di Gesso fosse il possibile coordinatore essendo quest’ultimo già compagnia strutturata e costituita come impresa. Bel progetto sì, che però non trovò seguito primo perché la provincia pensava di poterlo realizzare senza mettere a disposizione economie; secondo, perché non appena uscita la notizia pare che alcuni operatori sollevarono gran malcontento rispetto al fatto che il contenitore andasse affidato in maniera diretta.
Così la Provincia decise per un bando pubblico, la struttura sarebbe stata assegnata a chi avesse prodotto un buon progetto rispettando i requisiti richiesti. In quei giorni ci fu un incontro nella sede del Cerchio di Gesso, in via Tommaso Fiore a cui parteciparono Teatro dei Limoni, Bottega dell’Attore di Pino Casolaro, Burambò e Sergio Salvati per la compagnia la Medusa allo scopo di dar vita con entusiasmo ad una sorta di cordata per una gestione allargata di quello che fu a breve denominato (e non a caso) Orto degli Attori, in quanto luogo in cui seminare e raccogliere cultura ed arte. I problemi da risolvere erano tanti e complessi:
1- a bando veniva messa una struttura vuota che richiedeva investimenti economici
(la Provincia non dava aiuto economico di nessun genere se non in futuro per l’acquisto della tribuna)
2- la struttura richiedeva un lavoro organizzativo notevole
3- si richiedeva la responsabilità di assumere (volendone fare un teatro di respiro nazionale) personale che avesse competenze o venisse esplicitamente formato in grado di occuparsi del settore organizzativo ed amministrativo in particolare.
Com’era del resto prevedibile, le differenze in termini di competenze fiscali delle varie realtà si resero ancor più evidenti soprattutto rispetto alla gestione della struttura Oda.
A seguito, il Cerchio di Gesso preferì la strada “solitaria” e propose agli altri di unirsi, costituire un soggetto unico per partecipare al bando in questione.
Nel frattempo veniva pubblicizzato il bando per l’aggiudicazione della struttura cui parteciparono solo il Cerchio di Gesso di Foggia e la Bottega degli Apocrifi di Manfredonia, nessuno più di te Geppe può ricordarlo visto che all’epoca eri dirigente del settore cultura e con me sottoscrivesti la convenzione per la gestione dell’Oda.
2013: sono passati dieci anni e sono fiero in quanto responsabile del Cerchio di Gesso di aver vissuto questa grande esperienza, con persone che amo e che stimo e che ancora lavorano sfidando difficoltà e rischi ogni giorno. Concedimi di poter dire basta a
tutte le polemiche stupide e il più delle volte sollevate a scopo semplicemente provocatorio. Tutto è ancora recuperabile e quello che ti chiedo Geppe è contribuire a risolvere la situazione oda teatro. Aldilà di chi si aggiudicherà il prossimo bando, la città non merita di perdere questo contenitore culturale, il rischio è che diventi un ennesimo luogo soggetto ad atti vandalici come purtroppo accade sempre più spesso in questa città.
Il Cerchio di Gesso ha creato in dieci anni una struttura artistica solida riconosciuta in campo nazionale come realtà teatrale della città di Foggia. Oggi vive con consapevolezza e grande rammarico l’eventualità di poter perdere una cosa “rara”, a cui vorrebbe invece garantire vita e soprattutto continuità. Questo mestiere che è un mestiere duro richiede passione e grande sacrificio, e noi tenteremo di continuare a esercitarlo con tutta la professionalità di cui siamo capaci.
Cordiali saluti.
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