L’ODA Teatro e la difficile “normalità” foggiana

LA “PROVOCAZIONE” DI ENRICO CICCARELLI
La città sta vivendo una congiuntura culturale delicatissima, tra l’incudine della crisi economica e e il martello dei tagli alla finanza pubblica, che stanno impoverendo contemporaneamente tanto la produzione e l’offerta, quanto la domanda di cultura (meno soldi ci sono, meno si spende). 
Una situazione del genere può essere affrontata paradossalmente rilanciando la sfida della cultura, migliorando la qualità dell’offerta, in modo da orientare le grame risorse disponibili alla realizzazione di progetti qualificati, in grado di suscitare positivi effetti di moltiplicazione. E cominciando a fare le cose per bene, da parte di tutti.
Sono pertanto molto d’accordo con quanto scrive Enrico Ciccarelli, commentando il presunto complotto che starebbe dietro ai controlli che negli ultimi tempi sono stati disposti su teatri e contenitori culturali cittadini e che hanno portato alla luce numerose violazioni alle norme di sicurezza.

Ecco quanto ha scritto Enrico nel commento al post in cui raccontavo la vicenda dell’Oda Teatro (sembra adesso in fase di soluzione), riferendo tra l’altro, delle denunce che secondo alcune fonti avrebbero fatto scattare i controlli: “Oddio, il complotto! Caro Geppe, facciamo un riassunto delle puntate precedenti: come accade per molte altre realtà cittadine, anche in campo teatrale c’era la colonna sonora di “Finché la barca va”, che normalmente si interrompe bruscamente quando accade l’evento drammatico. Per fortuna, con grande lungimiranza, la Questura ha deciso di mettere ordine, intervenendo a tutto campo, proprio per evitare che si facessero figli e figliastri. Il fatto che si sia avuta notizia (ma questo non vuol dire che non ci siano state altre ispezioni) del Conart, del Piccolo Teatro, dell’Oda dice che i controlli sono a 360°. Viene da chiedersi, piuttosto: nel mese trascorso dalla chiusura (non so se poi superata) del Conart, le proprietà e le gestioni si sono preoccupate di verificare se tutto era a posto? A giudicare da quanto scrivi, si direbbe di no. E la cosa è particolarmente grave per l’Oda, trattandosi di una proprietà pubblica, ancorché condotta in virtù di un bando da una compagnia privata (di cui giustamente ricordi i meriti). Giusto per parlare della Provincia, siamo sicuri che il Teatro del Fuoco abbia tutte le carte in regola? Nel caso non le abbia, aspettiamo che arrivi l’ispezione anche lì o ci diamo da fare? Se si provasse a passare da “Finché la barca va” a -non dico “We are the champions”, ma almeno a “Una vita da mediano”? Così magari la pianteremmo anche di baloccarci con le dietrologie e ci faremmo capaci che la parola “legalità” non è solo uno slogan da cortei antimafia.”
Sono assolutamente d’accordo con Ciccarelli. A Foggia è un miracolo non soltanto la legalità, ma anche, soltanto, la normalità (nel senso più proprio del termine: ovvero, l’essere secondo le norme…)

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Author: Geppe Inserra

2 thoughts on “L’ODA Teatro e la difficile “normalità” foggiana

  1. parte primaCaro Geppe
    Come si può non essere d’accordo su quanto affermato da Ciccarelli,
    oserei dire che è scontato essere d’accordo quando bisogna sostenere l’idea di legalità.
    come più volte affermato, trovo ridicola questa querelle su un complotto fatto di denunce o telefonate anonime.Mi scuserai se colgo l’occasione e approfitto del tuo BLOG per fare un paio di precisazioni riguardo il tuo post ed altri interventi letti questa mattina. Si sa che quando succedono eventi come questi c’è sempre il “nemico” che siede sulla sponda e brindando attende l’arrivo del cadavere. Buon per lui .. un’occasione in più per svagarsi, per avere qualcosa di cui parlare…un’occasione in più per me per rilevare che qualcosa di buono in questi anni ho fatto. Allo Jacob dico solo d’essersi comportato come nessun politico o partito ha mai fatto, tentando di imporre la propria idea a prescindere. Trovo pazzesco che qualcuno possa dire a un’ entità artistica o a chiunque altro ciò di cui deve o NON DEVE occuparsi (nello specifico, le Foibe). E poi, ancora una volta ricorrere alla scritta sui muri fatta all’ammucciata perché così si fa, si agisce di notte come gli uomini grigi in Momo di M. Ende.
    Che fare? restare in attesa che arrivi un chiunque altro a dirci che non dobbiamo occuparci della Shoà e poi qualcun altro ancora che venga a dirci di non occuparci di Shakespeare perché a lui non piace ecc. ecc.. RIDICOLO.
    Provvederò quanto prima ad inviare a Jacob un preventivo spesa con i costi per la nuova pitturazione del muro. Detto questo davvero a loro non ho altro da dire.

  2. parte seconda
    Mi preme piuttosto dare ulteriori chiarimenti circa la struttura dell’Oda teatro e nello specifico, notizie sul bando:
    2003: cari Geppe ed Enrico ben ricorderete che in quel periodo la provincia con la giunta Pellegrino fondò una news provinciale che ebbe poca vita. In uno dei suoi numeri venne pubblicato un articolo(se non erro anche sulla gazzetta), in cui si annunciava la volontà della Provincia di realizzare un contenitore culturale a disposizione delle realtà cittadine e propose che il Cerchio di Gesso fosse il possibile coordinatore essendo quest’ultimo già compagnia strutturata e costituita come impresa. Bel progetto sì, che però non trovò seguito primo perché la provincia pensava di poterlo realizzare senza mettere a disposizione economie; secondo, perché non appena uscita la notizia pare che alcuni operatori sollevarono gran malcontento rispetto al fatto che il contenitore andasse affidato in maniera diretta. Così la Provincia decise per un bando pubblico, la struttura sarebbe stata assegnata a chi avesse prodotto un buon progetto rispettando i requisiti richiesti. In quei giorni ci fu un incontro nella sede del Cerchio di Gesso, in via Tommaso Fiore a cui parteciparono Teatro dei Limoni, Bottega dell’Attore di Pino Casolaro, Burambò e Sergio Salvati per la compagnia la Medusa allo scopo di dar vita con entusiasmo ad una sorta di cordata per una gestione allargata di quello che fu a breve denominato (e non a caso) Orto degli Attori, in quanto luogo in cui seminare e raccogliere cultura ed arte. I problemi da risolvere erano tanti e complessi:
    1- a bando veniva messa una struttura vuota che richiedeva investimenti economici
    (la Provincia non dava aiuto economico di nessun genere se non in futuro per l’acquisto della tribuna)
    2- la struttura richiedeva un lavoro organizzativo notevole
    3- si richiedeva la responsabilità di assumere (volendone fare un teatro di respiro nazionale) personale che avesse competenze o venisse esplicitamente formato in grado di occuparsi del settore organizzativo ed amministrativo in particolare.
    Com’era del resto prevedibile, le differenze in termini di competenze fiscali delle varie realtà si resero ancor più evidenti soprattutto rispetto alla gestione della struttura Oda.
    A seguito, il Cerchio di Gesso preferì la strada “solitaria” e propose agli altri di unirsi, costituire un soggetto unico per partecipare al bando in questione.
    Nel frattempo veniva pubblicizzato il bando per l’aggiudicazione della struttura cui parteciparono solo il Cerchio di Gesso di Foggia e la Bottega degli Apocrifi di Manfredonia, nessuno più di te Geppe può ricordarlo visto che all’epoca eri dirigente del settore cultura e con me sottoscrivesti la convenzione per la gestione dell’Oda.
    2013: sono passati dieci anni e sono fiero in quanto responsabile del Cerchio di Gesso di aver vissuto questa grande esperienza, con persone che amo e che stimo e che ancora lavorano sfidando difficoltà e rischi ogni giorno. Concedimi di poter dire basta a
    tutte le polemiche stupide e il più delle volte sollevate a scopo semplicemente provocatorio. Tutto è ancora recuperabile e quello che ti chiedo Geppe è contribuire a risolvere la situazione oda teatro. Aldilà di chi si aggiudicherà il prossimo bando, la città non merita di perdere questo contenitore culturale, il rischio è che diventi un ennesimo luogo soggetto ad atti vandalici come purtroppo accade sempre più spesso in questa città.
    Il Cerchio di Gesso ha creato in dieci anni una struttura artistica solida riconosciuta in campo nazionale come realtà teatrale della città di Foggia. Oggi vive con consapevolezza e grande rammarico l’eventualità di poter perdere una cosa “rara”, a cui vorrebbe invece garantire vita e soprattutto continuità. Questo mestiere che è un mestiere duro richiede passione e grande sacrificio, e noi tenteremo di continuare a esercitarlo con tutta la professionalità di cui siamo capaci.
    Cordiali saluti.
    Mario Pierrotti.

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