Ha preso il via il programma di celebrazioni del settantesimo anniversario dei drammatici bombardamenti che nella estate del 1943 provocarono la distruzione della città e la morte di migliaia di cittadini.
Il fatto nuovo (e bello) è che sembra essersi risvegliato nei foggiani il senso della memoria, che in città sia più diffusa la percezione che quegli eventi non fanno parte soltanto della storia, di un remoto passato, ma hanno in qualche modo contribuito a scolpire l’identità più profonda della città.
Dovrebbe far riflettere il fatto che non ci fu altrettanta partecipazione ed altrettanta sensibilità nella celebrazione del cinquantesimo anniversario, vent’anni fa, e nemmeno in occasione del sessantesimo, anche se va detto che in quella occasione si mise in moto la complessa macchina che avrebbe portato alla concessione della Medaglia d’oro al valore militare da parte dell’allora capo dello Stato Ciampi .
Molto del merito va ai comitati e gruppi che sono sorti in questi anni, come il Comitato per il monumento a ricordo delle vittime, il recente cartello di associazioni ed organizzazioni Le Radici le ali promosso dall’Auser di Foggia, la tenacia di siti e gruppi facebook come Foggia in Guerra o Foggia Città Martire promosso dalla redazione di Foggia Città Aperta.
Da sottolineare anche l’impegno di tanti intellettuali e studiosi (provo a citarli, sperando di non dimenticare nessuno): Salvatore Aiezza, Piero Camusso, Vittorio Cucci, Carmine De Leo, Alfonso De Santis, Raffaele De Seneen, Umberto Mangano, Gabriele Mazzanti, Giovanni Novelli, Tommaso Palermo, Gianni Pellegrini, Savino Russo, Vincenzo Saponaro, Gino Sciagura, Tonio Sereno.
Molti sostengono che per decenni il ricordo di quella tragica estate è stato coscientemente rimosso dalla memoria collettiva come accade quando si elabora un lutto. Ricordo mio padre, mia madre che a chiedere loro dei bombardamenti si stringevano nelle spalle pur avendoli vissuti tutti, in quanto figli di ferrovieri comandati a restare in città: preferivano, semplicemente, non ricordare.
Il fervore culturale intellettuale, morale che si respira in città in questi ultimi anni è il segno di una memoria ritrovata, o più precisamente, di una città che vuol ritrovare la sua memoria perduta.
Dell’ampio pacchetto di iniziative promosso da Le radici le ali ce n’è una che ha un’importanza chiave per l’identità e per i futuro della città, perché va proprio in questa direzione: la costituzione di una banca della memoria in cui sia possibile raccogliere e custodire i tanti materiali che si stanno in questi mesi ritrovando, recuperando.
Coglie assai bene il senso della iniziativa Raffaele De Seneen, presidente dell’Auser a Foggia e tenace ricercatore di tracce del passato: “La memoria comune finora sparsa, dimenticata e spesso sconosciuta, relegata nei giacimenti archivistici e museali non solo locali, nei diari personali dell’epoca, nei giornali e nei filmati, nei ricordi dei non più tanti protagonisti, nei racconti-ricordi trasmessi e conservati per una “banca della memoria”. L’utile occasione, la commemorazione delle vittime dei bombardamenti dell’estate del ‘43”, non può più essere racchiusa fra le due semplici parentesi di una mera ricorrenza con cadenza annuale, si arriverebbe nel tempo a celebrarla sempre in meno, pochi anche ora, e senza sapere il perché. Dobbiamo qualcosa in più a chi con quell’evento si incrocia conoscendo poco o niente del prima e del dopo, azzardo, alle stesse vittime di quell’evento che il dopo non l’hanno vissuto.”
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